Per TIM la sostenibilità deve essere affrontata come un processo e non come un traguardo, considerato che gli spazi di azione e di miglioramento possono riguardare sostanzialmente tutti gli ambiti della vita aziendale. Questa, in sintesi, la vision alla base di una nuova strategia che si pone obiettivi ambiziosi nella trasformazione eco-digitale. Dedica attenzione al tema il quotidiano La Repubblica, in articolo a firma di Luigi dell’Oglio pubblicato lo scorso 14 febbraio: L’ultima novità è l’azzeramento delle emissioni annuali di C02 generate dai siti internet del gruppo Tim e delle sue aziende, tra cui Noovle, Olivetti, Sparkle, Telsy, Kena Mobile e FiberCop. Un’iniziativa che segue la riorganizzazione di processi, prodotti e servizi, con l’obiettivo di limitare il consumo di energia elettrica e di risorse naturali, oltre che un programma di rafforzamento delle competenze dei dipendenti, in modo da valorizzare ambizioni e capacità individuali.
Come viene sottolineato nell’articolo, la neutralizzazione delle emissioni generate dai siti web si inserisce nella strategia di sostenibilità per contrastare il cambiamento climatico a livello di Gruppo, che ha fissato come obiettivo il raggiungimento della carbon neutrality entro il 2030. Da qui al 2025 sarà utilizzata energia proveniente esclusivamente da fonti rinnovabili, azzerando le emissioni indirette e migliorando l’ecoefficienza del 50% grazie anche all’uso della fibra ottica e del 5G. Ancora nell’articolo: “Per la compensazione delle emissioni di C02 dei nostri siti web abbiamo scelto progetti in Brasile e l’Italia perché qui vogliamo guidare la trasformazione digitale, ma anche essere modello di riferimento attraverso iniziative a tutela della biodiversità e dello sviluppo di spazi urbani sostenibili al servizio dei cittadini”, racconta Maria Enrica Danese, direttore institutional communications sustainability projects & sponsorship (a.i.) di Tim. “Si tratta di un’azione volontaria che coinvolge tutto il gruppo, con l’obiettivo di contrastare in modo concreto il cambiamento climatico”.
Sempre nell’articolo si ricorda che le iniziative intraprese in chiave sostenibile rientrano in tre filoni: il primo è la ridefinizione di processi, prodotti e servizi al fine di limitare il consumo di energia elettrica e di risorse naturali e azzerare le emissioni di CO2; il secondo è costituito dall’offerta di opportunità digitali tramite un’innovazione tecnologica sostenibile (ad esempio cybersecurity e smart city); il terzo è costituito dall’aggiornamento continuo delle competenze in capo ai dipendenti, in linea con le trasformazioni in corso, in questo ambito rientra anche la strategia di smart working.
La competizione di mercato nel settore dei dispositivi vocali IoT è sempre più vivace, dove Google e Apple incalzano Amazon-Alexa. Dedica attenzione al tema L’Economia, magazine de Il Corriere della Sera, con un articolo a firma di Marco Gasperetti, pubblicato lo scorso 14 febbraio: Secondo l’analisi di Strategy analytics, Alexa nel 2021 ha detenuto il 26,3% del mercato degli altoparlanti smart, seguita da Google Assistant (20,5%) mentre Apple con Siri (10,2%) si è classificata al quinto posto preceduta da Alibaba (10,8%) e Baidu (13,6%), rispettivamente al quarto e terzo posto in classifica. I concorrenti di Amazon ne stanno insidiando il primato. Il gruppo fondato da Jeff Bezos, infatti, è rimasto stabile rispetto all’affanno precedente, mentre Google ha registrato un incremento del 18% e Apple addirittura del 92%, con un trend promettente anche per il 2022 e non solo per gli altoparlanti intelligenti. Tutto l’universo degli oggetti parlanti ha segnato lo scorso anno un’ottima crescita su scala globale (circa il 10%), sospinto anche dalla pandemia che riducendo le interazioni umane dirette ha dato slancio al settore.
Come viene sottolineato nell’articolo, Amazon ha dichiarato che nel 2021 il sistema vocale Alexa (ma adesso anche video grazie agli smart-speaker di nuova generazione) ha prodotto in Italia 5 miliardi di interazioni e sono state 280 milioni le ore di streaming. Nell’articolo, a questo proposito, si aggiunge: Numeri alti, spiegati anche dall’imprimatur che il sistema Amazon ha dato al mercato, essendo stato di fatto il primo a lanciarsi nell’avventura, con i suoi speaker a basso costo ed efficienti. Soprattutto, però, hanno contribuito alla diffusione di Alexa gli accordi con aziende di terze parti, che hanno implementato nei propri dispositivi l’assistente vocale di Amazon. Qualche esempio? Alexa adesso funziona su importanti marchi di hi-fi quali Bose, Libratone, Denon, Sony. La BTicino, leader nella domotica, ha molti dispositivi Alexacompatibili e in generale nel settore della casa automatizzata sono quasi 200 mila i dispositivi compatibili con questa tecnologia in Italia.
Incrementare la diffusione dei servizi a banda ultralarga basati su tecnologia 5G FWA. È questo l’obiettivo dell’accordo di partnership siglato tra Vodafone Italia e Linkem. Si tratta di un “wholesale” reciproco che garantirà ai due operatori il mutuo accesso alle rispettive reti 5G FWA. Fixed Wireless Access è un sistema di trasmissione dei dati che prevede l’uso di una rete mista, formata in parte da una rete cablata e in parte da una rete che sfrutta le frequenze radio.
Dedica attenzione alla partrnership fra i due operatori TLC Il Corriere della Sera, in una specifica nota nella rubrica di Economia del 18 febbraio scorso: L’accordo garantirà il mutuo accesso alle reti per potenziare servizi e offerte commerciali in modo autonomo a famiglie e imprese italiane. “La FWA raggiungerà nei prossimi anni numerose famiglie e imprese, anche dove storicamente i servizi di accesso fisso sono stati limitati”, spiega Aldo Bisio CEO di Vodafone Italia.
L’accordo si basa sullo specifico know-how, sulla disponibilità dei rispettivi asset frequenziali 5G e sulla significativa presenza infrastrutturale sul territorio nazionale sia di Vodafone che di Linkem. Come riportato anche da altri organi di stampa, L’AD di Linkem Davide Rota ha aggiunto: “La partnership con Vodafone è molto importante dal punto di vista strategico. Le tecnologie wireless e in particolare il 5G avranno un ruolo sempre più rilevante per garantire la disponibilità di servizi a banda ultralarga altamente performanti per le famiglie e per le imprese in tutte le aree del Paese. La sinergia con un operatore mobile e fisso del livello di Vodafone ci consentirà di estendere la disponibilità delle nostre offerte ancor più rapidamente. Entrambe le società avranno significativi vantaggi sia in termini di maggiore efficienza nello sfruttamento dei rispettivi asset che dal punto di vista commerciale”. Dalla prospettiva dell’utenza l’FWA potrebbe rivelarsi un’alternativa valida soprattutto nelle zone non coperte dalla fibra.
Fra gli obiettivi del Pnrr, uno dei prioritari è quello di ridurre drasticamente gli adempimenti burocratici per creare nuove imprese e attivare progetti di sviluppo. Una sensibile riduzione è prevista già entro il 2024. Si occupa dell’argomento Mila Fiordalisi, in un suo editoriale pubblicato lo scorso 18 febbraio su Cor.Com – Il Corriere delle Comunicazioni: Partiamo dalle imprese: in una classifica appena pubblicata da Money.co ci piazziamo all’ultimo posto fra 35 Paesi presi in esame. Gli italiani hanno bisogno di lavorare in media per 11 settimane, 4 giorni, 5 ore e 42 minuti per avere i soldi necessari per avviare una nuova attività. Agli inglesi – primi classificati – bastano 1 ora e 21 minuti. Al secondo e terzo posto Danimarca e Irlanda rispettivamente 6 ore e 6 minuti e 1 giorno, 1 ora e 47 minuti. Tempi che ci lasciano a dir poco stupiti. Per avviare una start up in Italia servono infatti 3.941 euro contro i 14 euro del Regno Unito. Un gap allarmante che resta elevato persino con il penultimo Paese classificato, il Belgio con 2.144 euro. La strada, dunque, per il nostro Paese è lunga, lunghissima. E la burocrazia, parliamoci chiaro, resta il nemico numero uno sul cammino del Pnrr: il rispetto della roadmap è la conditio sine qua non imposta dall’Europa per l’erogazione dei fondi. E sarà molto complesso arrivare a traguardo considerati gli iter amministrativi necessari anche per attività a dir poco banali.
Come si precisa nell’articolo, se allarghiamo l’orizzonte alla vita quotidiana, quella dei cittadini comuni, basta guardare al semplice rilascio di una carta d’identità nella capitale, Roma, per farsi un’idea della situazione: possono essere necessari alcuni mesi. Commenta ancora Mila Fiordalisi: Fra gli obiettivi del Pnrr c’è proprio il forte abbattimento delle procedure amministrative. Il ministro della PA Renato Brunetta ha annunciato l’avvio di una consultazione pubblica per coinvolgere cittadini e imprese, le stesse pubbliche amministrazioni e associazioni, enti e chi altro voglia dire la sua. “Facciamo semplice l’Italia. Le tue idee per una PA amica”, questo il nome dell’iniziativa. Lodevole, per carità, come qualsiasi iniziativa votata a venire incontro alle esigenze della società, matremano i polsi all’idea che ci sia bisogno di una consultazione e che si debba chiedere alla società tutta quali siano le cose che non vanno, che sono da anni, da decenni, sotto gli occhi di tutti.