Il Presidente del Consiglio ha dichiarato nei giorni scorsi che il punto fermo per il Governo è la tutela di occupazione, infrastrutture e tecnologia di Tim. In particolare sulle infrastrutture ha ribadito che all’interno della società ci sono delle realtà tecnologiche di primo ordine. Ed ha anche sottolineato come la configurazione societaria che verrà creata o a cui si perverrà attraverso l’azione degli azionisti attuali o attraverso anche l’azione di Governo dovrà permettere il raggiungimento dei tre obiettivi prima ricordati. In questo quadro, ha tenuto ancora ha precisare il premier, «non c’è una strada predeterminata» e il Governo «non è in condizione» di definire una strada o meno.

Riprende il tema il Corriere della Sera in un articolo a firma Giovanni Pons, pubblicato lo scorso 24 dicembre: Su Tim va in onda il grande stallo di Natale. L’impasse è palpabile su vari fronti anche se la situazione potrebbe sbloccarsi una volta passare le feste e forse anche quando si saprà se il premier Mario Draghi salirà al Quirinale oppure resterà a Palazzo Chigi. In questo momento la società ha un direttore generale, Pietro Labriola, ma non un amministratore delegato e il Cda ha incaricato Spencer Stuard per individuare altri candidati a guidare l’azienda, oltre allo stesso Labriola. (…) Si vedrà se con il primo Cda di gennaio la casella AD verrà coperta. Poi c’è lo stallo riguardante la risposta che il Cda Tim deve dare al fondo Kkr che ha intenzione di lanciare un’Opa a 0,505 euro. Non essendoci una data limite e con gli advisor di entrambe le parti (Goldman Sachs e Liontree per Tim e Jp Morgan, Morgan Stanley e Citi per Kkr) che si stanno parlando, non è chiaro quando una risposta arriverà e se effettivamente aprirà le porte a una delle diligence, come chiedono gli americani. Questi fanno trapelare informalmente che se il Cda Tim prenderà troppo tempo per rispondere potrebbero decidere di andare avanti lo stesso, lanciando una vera e propria Opa ex art.102 del Tuf. Ma anche questa possibilità si scontra con il fatto che l’operazione deve avere il via libera del governo, che può fermare l’acquisizione attraverso il golden power.

L’articolo di Giovanni Pons continua sottolineando come se il governo italiano avesse già preso una posizione chiara, probabilmente Kkr avrebbe già presentato un’offerta vincolante. E a questo punto la visuale si sposta su Roma deve tutto sta ruotando intorno al futuro di Draghi.

È giunta al Senato la proposta governativa inerente i nuovi incentivi per lo sviluppo industriale. Alla Camera la legge di bilancio è attesa dalla fiducia e dunque l’impianto si può considerare definitivo. Confermato il netto ridimensionamento degli incentivi fiscali 4.0, seppure prolungati per più anni. Lo scorso 24 dicembre ha dedicato al tema un articolo il quotidiano Il Sole 24 Ore, con un approfondimento a firma di Carmine Fotina: Il 2022 sarà l’ultimo anno utile per usufruire del credito d’imposta per i beni strumentali tradizionali (l’ex “superammortamento”), con aliquota al 6%. Il credito d’imposta per i beni tecnologici 4.0 (l’ex “iperammortamento”) viene invece prorogato al 2025 (con slittamento a metà 2026 per le consegne con acconto di almeno il 20% entro il 31 dicembre 2025) nella misura del 20% per la quota di spesa fino a 2,5 milioni, del 10% tra 2,5 e 10 milioni e del 5% oltre 10 milioni e comunque fino a 20 milioni. Si tratta di un dimezzamento rispetto alle aliquote del 2022, che sono rispettivamente del 40, del 20 e del 10%. Per quanto riguarda i beni immateriali digitali (software incluse soluzioni di cloud computing), fino al 2023, con coda a metà 2024 per le consegne, il credito d’imposta sarà ancora riconosciuto in misura del 20% fino a un tetto di beneficio di 1 milione, ma l’anno successivo si passerà al 15%; nel 2025 e sempre con allungamento al giugno successivo per le consegne si scenderà ancora, al 10%.

Nell’articolo si ricorda anche come èprevista una lunga proroga per il credito d’imposta per ricerca fondamentale, ricerca industriale e sviluppo sperimentale, fino al 2031. Ma l’aliquota cala dal 20 al 10% mentre il limite massimo annuale viene innalzato da 4 a 5 milioni di euro. E ancora: Prolungamento anche per il bonus su attività di innovazione tecnologica: sempre al 10%, nel limite di 2 milioni, fino al 2023. Poi scatta la diminuzione al 5% nel 2024 e 2025, ultimo anno di agevolazione. Décalage anche per i progetti di transizione ecologica o di innovazione digitale 4.0, dal 15% del 2022 al 10% del 2023 e al 5% del 2024 e 2025. Il beneficio massimo viene però raddoppiato da 2 a 4 milioni. Il credito d’imposta per il design andrà avanti con aliquota del 10% entro 2 milioni di beneficio fino al 2023, poi 5% nel 2024 e 2025. Non c’è invece la proroga del credito d’imposta per attività in formazione su tecnologie 4.0. Questa misura resta attualmente attiva fino al 2022 al 50% per micro e Pmi, al 40% per le medie imprese e al 30% per le grandi.

L’articolo si conclude con un focus sull’incentivo per l’acquisto e il leasing di beni strumentali, la cosiddetta “Nuova Sabatini”, che viene rifinanziato per 900 milioni fino al 2027. È però ripristinata l’erogazione in più quote e la possibilità di ricevere tutto in un’unica tranche, che favorisce le aziende in termini di liquidità, viene di nuovo limitata ai finanziamenti fino a 200mila euro.

È il progetto della cordata Tim, Cassa depositi e prestiti, Leonardo e Sogei a essere stato scelto per sviluppare il Polo strategico nazionale (Psn) del cloud per la Pubblica Amministrazione. La gara potrebbe essere bandita già nelle prime settimane del 2022.

Dedica attenzione al tema Cor.Com – Il Corriere delle Comunicazioni in un editoriale del suo Direttore Mila Fiordalisi, pubblicato lo scorso 27 dicembre: È il progetto a firma di Tim, Cassa depositi e prestiti, Sogei e Leonardo a risultare “vincitore”, fra quelli sottoposti al ministro della Trasformazione digitale Vittorio Colao, per la realizzazione del Polo strategico nazionale – si erano candidati anche Almaviva-Aruba e Fastweb-Engineering. La proposta – sottoposta al vaglio degli esperti del Dipartimento per la Trasformazione digitale con l’ausilio del ministro della Trasformazione digitale, di un advisor finanziario, delle competenti strutture della Presidenza del Consiglio e degli esperti dell’Agenzia nazionale per la cybersicurezza – è risultata “quella che rispecchia pienamente e in misura del tutto soddisfacente i requisiti espressi nella Policy Cloud Italia presentata il 7 settembre – si legge nella nota in cui si annuncia la decisione. La proposta soddisfa in particolare i requisiti di completezza dei servizi cloud e di sicurezza dei dati “strategici” e “critici” della PA integrandosi con servizi di assistenza alla migrazione delle Pubbliche Amministrazioni e di formazione del personale della PA”.

Come ricorda la stessa Fiordalisi nel suo articolo, il progetto verrà pubblicato e messo a gara attraverso un apposito bando curato dalla società Difesa Servizi, in-house del Ministero della Difesa. E conclude: E stando a quanto annuncia il ministro dell’Innovazione si prevede che il bando possa essere pubblicato nelle prime settimane del 2022, per poter permettere l’avvio dei lavori entro la seconda metà dell’anno. Il controllo pubblico del Psn, nelle intenzioni del Ministro, sarà assicurato da un contratto di concessione a favore della cordata assegnataria del bando di gara. Per il progetto sono a disposizione 1,9 miliardi di euro del Pnrr. La migrazione delle amministrazioni verrà avviata a partire dalla fine del 2022 per concludersi entro la fine del 2025.

Rete ferroviaria italiana (Rfi) ha pubblicato un bando di gara europeo del valore di 2,7 miliardi di euro per lo sviluppo tecnologico della rete ed in particolare per attrezzare con tecnologia Ertms 3.400 chilometri entro il 2026. Il sistema europeo sarà installato su 76 treni ibridi e 12 convogli alta velocità. Dedica attenzione al tema Il Sole 24 Ore in un articolo a firma Marco Morino, pubblicato il 28 dicembre: L’European rail traffic management system (Ertms) è il sistema tecnologico ferroviario scelto come linguaggio comune europeo: questo apparato di comando e controllo dei treni favorisce, infatti, l’interoperabilità tra operatori ferroviari provenienti da nazioni diverse, migliorando le prestazioni e garantendo maggiore sicurezza. La pubblicazione del bando di gara è in linea con gli impegni stabiliti dal Pnrr che prevede di attrezzare, con la tecnologia Ertms, 3.400 chilometri di rete ferroviaria entro il 2026. A novembre, Rfi aveva già pubblicato un bando per 700 chilometri di linee in Sicilia, Lazio, Abruzzo e Umbria. L’indirizzo strategico di Rfi è di accelerare l’installazione dell’Ertms su tutta la propria rete entro il 2036, in armonia con gli investimenti tecnologici di rinnovo degli apparati di stazione digitali già in corso, andando progressivamente a sostituire i sistemi di segnalamento preesistenti con tecnologia tutta digitale e interoperabile. Una volta terminata l’installazione, la rete ferroviaria italiana conterà circa 16.800 chilometri dotati di Ertms, con il rinnovo di tutto il sistema di comando, controllo e segnalamento.

Come ricorda lo stesso articolista de Il Sole 24 Ore, le risorse messe in campo e gli ingenti investimenti confermano il forte incentivo all’utilizzo del treno, un mezzo di trasporto considerato sicuro e sostenibile. L’adozione dell’Ertms consente di aumentare ancora di più il livello di sicurezza degli spostamenti, garantendo alte prestazioni in termini di puntualità e regolarità. Un motivo in più per scegliere di viaggiare sui binari. Rientra in questa logica di crescita incentivante l’avvio della linea del Frecciarossa verso la Francia, in servizio a partire dallo scorso 18 dicembre lungo la linea Milano-Torino-Lione-Parigi. Trenitalia è il primo operatore a entrare in Francia dall’apertura del mercato ferroviario alla concorrenza. Le prossime tappe saranno: la Grecia (linea Atene-Salonicco, al via nel primo trimestre del 2022) e la Spagna, dove il Frecciarossa inizierà a viaggiare sui binari iberici dell’alta velocità tra circa un anno. Si partirà con la rotta Madrid-Barcellona.

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