Il 17 dicembre prossimo è in calendario un nuovo, importante consiglio di amministrazione di Tim. Diversi i temi in discussione, alla luce anche delle dichiarazioni dell’azionista Vivendi, che di fatto ha “aperto” ad una eventuale maggioranza dello Stato nella rete Tim. Come riportato da diversi organi di stampa, così si è espresso il socio di maggioranza francese: «Certamente puntiamo a riportare Tim su una traiettoria di crescita. Le valutazioni in corso vertono su questo obiettivo. Vivendi è interessata a qualsiasi soluzione che promuova l’efficienza e la modernità infrastrutturale della rete, preservando il valore del proprio investimento. In questa prospettiva – dichiara un portavoce del gruppo francese – l’ipotesi di un controllo statale della rete, se fosse propedeutico a un progetto strategico a guida istituzionale verrà certamente valutata con apertura».

Dedica attenzione agli sviluppi dell’organigramma di TIM Il Sole 24 Ore, con un articolo pubblicato lo scorso 8 dicembre: Come emerso da una nota del gruppo, Stefano Siragusadiventa deputy dg e torna a guidare le attività wholesale mentre vengono nuovamente divise le aree business e consumer, in precedenza sotto la direzione unica di Siragusa, affidandole rispettivamente a Mancini e ad interim allo stesso Labriola. Secondo Equita “Labriola sembra quindi intenzionato a ridurre al minimo indispensabile i cambiamenti dei manageriali apicali”. Tim, intanto, si è dotata degli advisor per valutare non solo l’offerta di Kkr , ma anche altre opzioni. Alla prossima riunione del 17 dicembre, il Board dovrà esprimersi sulla manifestazione d’interesse avanzata dal fondo americano più di due settimane fa, visto che il cda del 21 novembre si era limitato a prenderne atto.

Il Sole 24 Ore sottolinea che difficilmente il cda potrà ammettere Kkr alla due diligence sulla base del prezzo indicativo presentato e spiega cheun eventuale patto tra Vivendi e Cdp non farebbe scattare obbligo di Opa in capo ai paciscenti in quanto le partecipazioni sono state acquisite da oltre 12 mesi. “In caso di patto, la capacità di Cdp e Vivendi di definire la strategia aziendale sarebbe rafforzata e sarebbe un messaggio importante sulla posizione di Cdp”, sottolinea Equita, che ricorda però che “gli azionisti possono recedere dai patti senza preavviso in caso di Opa”.

Il Consiglio di Amministrazione di Open Fiber ha approvato il nuovo piano industriale dell’azienda partecipata da CDP Equity al 60% e da Macquarie Asset Management al 40%. Il nuovo piano, con orizzonte 2022-2031, si caratterizza rispetto al precedente per l’estensione della copertura VHCN (Very High Capacity Network) anche alle cosiddette aree grigie – le zone in cui è presente un unico operatore di rete e dove nessun altro operatore ha in progetto di sviluppare una rete NGA (Next Generation Access) – a partire da quelle che saranno interessate nei prossimi mesi dai bandi di gara lanciati dal Ministero per la Transizione Tecnologica e Digitale (MITD) nell’ambito del Piano Italia 1 Giga. Dedica attenzione al tema Il Corriere della Sera con un articolo a firma Federico De Rosa, pubblicato lo scorso 10 dicembre:

Open Fiber alza il velo sul nuovo piano strategico, approvato la scorsa settimana dalla Cassa depositi e prestiti e dal fondo Macquarie. La novità, ha spiegato ieri l’amministratore delegato, Mario Rossetti, è che nel nuovo piano «si affronta anche il tema delle aree grigie: parteciperemo a tutti i bandi previsti dal Pnrr». Confermato l’impegno per completare la rete in fibra nelle «aree bianche», quelle a fallimento di mercato. «Nelle aree bianche abbiamo completato il 40% del piano – ha ammesso Rossetti -, ma il ritardo non è più giustificabile e l’obiettivo è completare il programma entro il 2023». Quanto alle «aree nere», quelle più ricche, «Open Fiber è più avanti dei concorrenti: FiberCop sta di fatto duplicando la nostra rete». Sinergie Rossetti non ne vede nell’immediato, ma l’amministratore delegato di Open Fiber è aperto a possibili coinvestimenti, «purché siano veri, non coinvestimenti che hanno solo valenza commerciale, consentano sinergie di costo e alla fine portino ad avere due infrastrutture proprietarie». Il manager ritiene che la dinamica del mercato delle tlc e la contrazione dei margini obblighi a «ripensare il modello e studiare soluzioni per investire in modo efficiente».

Nell’articolo si sottolinea come Rossetti ha ottenuto dalle banche 7,2 miliardi (ampliabili fino a 10 miliardi) per finanziare il nuovo piano; lo stesso Rossetti ha sottolineato come il piano «è stato condiviso passo dopo passo con la Cdp, che ha dato un forte supporto alla nuova strategia». Nell’articolo del Corriere si puntualizza inoltre come Uno snodo centrale del nuovo piano riguarda il personale, su cui Open Fiber farà grande attenzione al fine di garantire la realizzazione del programma: «Abbiamo la capacità di acquisire nuova forza lavoro nei cantieri» ha detto Rossetti, assicurando che Open Fiber adesso è nella traiettoria giusta per centrare l’obiettivo del piano nazionale «Italia a 1 Giga».

Incentivare la competitività e la produttività del sistema imprenditoriale italiano tramite progetti di ricerca e innovazione tecnologica connessi al programma di transizione 4.0: questo è lo scopo del Fondo per lo sviluppo delle tecnologie e delle applicazioni di Intelligenza Artificiale, blockchain e Internet of Things. Il Fondo è destinato ad entrare presto nella sua fase operativa: è stato infatti firmato dai Ministri dello Sviluppo Economico e dell’Economia il decreto attuativo che, dopo la registrazione presso la Corte dei Conti, arriverà in Gazzetta Ufficiale. Rivolge attenzione al tema Cor.Com – Il Corriere delle Comunicazioni, con un articolo a firma di Veronica Balocco, pubblicato lo scorso 10 dicembre:

I 45 milioni di euro del Fondo, messi a disposizione dal Mise per sostenere con finanziamenti agevolati la realizzazione dei progetti innovativi, potranno essere ulteriormente incrementati attraverso contributi volontari di enti, associazioni, imprese e singoli cittadini. Inoltre potranno essere combinati con fondi e risorse nazionali o comunitarie in modo da favorire l’integrazione con i finanziamenti di ricerca europei e nazionali. Per monitorare lo stato di realizzazione dei progetti, il Mise si avvarrà del supporto di Infratel.In particolare, è previsto che una quota di finanziamenti sia riservata alle attività situate in Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna, ma se entro sei mesi dall’apertura dei termini per la presentazione delle domande i progetti legati a queste regioni non saranno stati avviati anche queste risorse potranno essere utilizzate per le richieste arrivate da tutto il territorio nazionale. Con un successivo provvedimentoministerialesaranno rese note le modalità e i termini di presentazione delle domande per richiedere i finanziamenti agevolati, che potranno essere presentate da soggetti pubblici o privati, anche in forma congiunta tra loro.

Nell’articolo si ricorda inoltre come il Ministro Giorgetti ha tenuto a sottolineare che “La capacità d’innovazione è la premessa per rafforzare e far diventare competitivo il sistema produttivo del nostro Paese di fronte alle sfide della transizione digitale. Il Mise sostiene la nascita e la crescita di imprese innovative favorendo lo sviluppo e il trasferimento tecnologico dal mondo della ricerca alle imprese, anche attraverso la sperimentazione, l’utilizzo e la diffusione di soluzione innovative come l’intelligenza artificiale e la blockchain”.

Con un’interessante riflessione dal tema “La scuola superi la teoria e si apra alle applicazioni”, il Rettore dell’Università Bocconi Gianmario Verona interviene nel dibattito di come la formazione dei giovani debba confrontarsi con l’imponente evoluzione tecnologica salvaguardando le finalità educative della scuola. L’intervento di Verona è stato pubblicato lo scorso 11 dicembre su Il Corriere della Sera:

Socrate o Einstein? Discipline umanistiche o discipline Stem? Da quando la rivoluzione digitale ci sta inondando di grandi dati e ci sta proiettando – non senza rischi e pericoli – nel mondo dell’intelligenza artificiale,i tifosi dei due schieramenti non perdono occasione di evidenziare la superiorità delle une sulle altre per reinventare la scuola e l’università del futuro. Fonti autorevoli come il ministro Cingolani espongono con lucidità le ragioni del perché è inammissibile non avere le prossime generazioni ben preparate ad alti livelli di matematica e Stem come richiesto dalle sfide della transizione ecologica e dalla trasformazione digitale. Come dargli torto, constatando gli esiti disarmanti degli ultimi test Invalsi che, già bassi in media rispetto al resto di Europa, sono crollati ulteriormente soprattutto nel Sud Italia per causa Covid? A questo aggiungiamo la profonda disuguaglianza di genere ereditata culturalmente, che porta ad affermare che «Stem is man» (cioè che le discipline matematiche siano più «maschili» perché oggettivamente i numeri di studentesse che seguono corsi Stem è nettamente inferiore agli studenti). Tutto ciò per non parlare poi dell’altrettanto preoccupante e dilagante mismatch tra domanda e offerta di lavoro – a differenza del passato, la disoccupazione non è spiegata dalla mancanza dell’offerta di lavoro, ma dal fatto che chi offre lavoro oggi non trova i candidati ideali perché carenti in conoscenze tecniche e soprattutto digitali.

Nella sua riflessione Verona non dimentica il fatto che esperti di pedagogia e filosofi del calibro di Umberto Galimberti evidenziano come siano soprattutto le discipline umanistiche a farci imparare a ragionare e criticare, dal momento in cui la tecnica ci permette solo di fornire soluzioni ai problemi contingenti e non ad affrontare la complessità crescente del mondo che verrà.

Dopodiché Verona, nella sua riflessione, passa ad un ragionamento propositivo: Seppur apparentemente contrastanti, queste posizioni potrebbero essere ben conciliate con un po’ di buona volontà e ingegno nella missione 4 del Pnrr, che porta nei prossimi cinque anni quasi 20 miliardi al capitolo scuola del capitale umano. Le si potrebbe conciliare per il bene della Generazione Alfa – i nati dopo il 2010 che vedranno le scuole medie superiori tra qualche anno – e per le generazioni future. (…) Il mondo di oggi richiede di sposare la parte umanistica con quella scientifica, perché non permettere a un liceale di seguire un corso di lettere mentre studia matematica e incanalarlo invece in uno scientifico o in un classico dove si fa l’uno o l’altra? (…) La scuola deve scrollarsi di dosso la visione puramente teorica che la caratterizza per aprirsi a un mondo di applicazioni. Per farlo occorre investire in formazione e incentivazione dei docenti, e anche nei laboratori. Ma i soldi l’Europa ce li dà proprio per queste ragioni!

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