Secondo Anitec-Assinform da qui ai prossimi 3 anni l’andamento di crescita dell’ITC in Italia sarà stabile. Alla luce delle previsioni sul Pil nazionale e alla forte spinta alla digital transformation, c’è chi sperava di andare oltre il 5% annunciato. Naturalmente si guarda all’ulteriore apporto che potrebbe giungere del Pnrr. Dedica attenzione al tema Cor.Com – Il Corriere delle Comunicazioni, con un articolo a firma di Federica Meta, pubblicato lo scorso 23 novembre:
Riparte il mercato digitale italiano. Secondo il rapporto “Il Digitale in Italia 2021” condotto da Anitec-Assinform in collaborazione con NetConsulting, per il comparto è previsto un aumento del 5,5% rispetto al 2020, con segnali positivi per tutti i segmenti tranne i servizi di rete. Ripartono dunque gli investimenti ITC che lo scorso anno avevano fatto registrare una contrazione a causa dell’emergenza pandemica. Ma l’aumento resta comunque sotto il potenziale che il digitale potrebbe esprimere, tenuto conto delle stime del Pil italiano (+6%) e soprattutto considerata l’accelerazione della digital transformation dovuta alla pandemia. Entrando nel dettaglio si prevede che il mercato digitale chiuda il 2021 raggiungendo quota 75.410 milioni di euro (+5,5% rispetto al 2020). La crescita maggiore è prevista per il comparto Dispositivi e Sistemi (21.385 milioni di euro, +10,4%), a seguire il settore dei Contenuti e Pubblicità Digitale (13.598 milioni di euro, +8,6%), quello dei Software e Soluzioni ICT (8.116 milioni di euro, +8%) e quello dei Servizi ICT (13.708 milioni di euro, +7,9%). Per i Servizi di Rete è invece previsto un calo (18.604 milioni di euro, -4,1%). Nel 2022 si prevede un ulteriore apprezzabile aumento del mercato digitale italiano: 79.286 milioni di euro (+5,1% rispetto al 2021). La crescita viene confermata anche per il biennio 2023-2024: +5,5% nel 2023 e +4,9% nel 2024, con un mercato che nel 2024 si prevede intorno agli 87 miliardi di euro.
Nel suo articolo Federica Meta sottolinea come il report previsionale indica una maggiore dinamicità della componente business (aziende e amministrazioni) rispetto a quella consumer (famiglie): Nell’Industria si prevede una domanda digitale che dovrebbe arrivare a 8.366 milioni di euro nel 2021 (+5,8% rispetto al 2020) e a 10.161 milioni di euro nel 2024. Tra i settori con valori assoluti maggiori, le Banche faranno registrare una domanda digitale pari a 8.478 milioni di euro (+6,1%) che dovrebbe arrivare a quota 9.959 milioni di euro nel 2024. Trasversali tra i vari comparti, i Digital Enabler sono le tecnologie più innovative e quelle caratterizzate da un dinamismo più marcato. Tra quelle che nel periodo 2021-2024 faranno registrare tassi di crescita maggiori si segnalano: Intelligenza Artificiale (crescita media annua del 22%) e Cloud Computing (crescita media annua del 18%).
Francesco Starace, ad di Enel, ha presentato il piano strategico 2022-2024 al Capital Markets Day del gruppo. L’orizzonte sotto il profilo degli investimenti è molto ampio, da qui al 2030 saranno messi in campo 210 miliardi di euro complessivi, 170 diretti e 40 indiretti anche grazie al Pnrr. L’obiettivo è arrivare la 2040 alla piena decarbonizzazione delle attività energetiche di Enel. Rivolge attenzione al tema Il Sole 24 Ore, con un articolo a firma di Laura Serafini, pubblicato lo scorso 24 novembre: Tra le novità più rilevanti annunciate ieri l’accelerazione del processo di decarbonizzazione: Enel prevede di abbandonare la generazione a carbone entro il 2027 e quella a gas entro il 2040, sostituendo il portafoglio termoelettrico con nuova capacità rinnovabile oltre ad avvalersi dell’ibridazione delle rinnovabili con soluzioni di accumulo, che entro il 2030 contribuiranno alla fornitura di energia per 9 gigawatt rispetto a una capacità istallata di rinnovabili che nel 2030 supererà 150 gigawatt. Nel 2024 la capacità istallata di rinnovabili salirà da 54 gigawatt di fine 2021 a 77 gigawatt. Per Enel la decarbonizzazione non significa compensare le emissioni di C02 con altre iniziative green, meccanismo che è alla base del concetto di “net zero”. «Net è una parola pericolosa», ha osservato l’AD Francesco Starace per sottolineare la strategia del gruppo che punta a un taglio tout court delle emissioni senza celarsi dietro operazioni di greenwashing.
Nel suo articolo Laura Serafini puntualizza il fatto che nel piano si possono leggere anche strategie interne significative. Ad esempio l’articolista ritiene che il gruppo elettrico ha tra i suoi programmi scorporare le attività di mobilità elettrica di EnelX per concentrarle in una società ad hoc che sarà guidata dall’ex ad di Open Fiber, Elisabetta Ripa. Conferma però la creazione dl una businss unit focalizzata sui clienti a livello globale, la Global customers. Così nell’articolo: Il percorso muove verso un’offerta sempre più integrata di servizi e di energia elettrica, con l’obiettivo di ridurre entro il 2030 la spesa dei clienti del 40 per cento, anche facendo affidamento sempre di più su energia elettrica prodotta dal gruppo e meno trading (la cui contrazione durante la pandemia ha causato l’erosione di 15 miliardi di ricavi del gruppo). Come si legge ancora nell’articolo, Enel prevede che il valore creato dal Gruppo per i clienti porterà una riduzione fino al 40% della loro spesa energetica, parallelamente a una riduzione fino all’80% della loro ’carbon footprint’ entro il 2030. Per la cronaca: Enel prevede un Ebitda tra 18,7 e 19,3 miliardi nel 2021 fino al 21-21,6 nel 2024. L’utile nel 2021 è previsto 5,4-5,6 miliardi fino a 6,7-6,9 del 2024. Tra il 2020 e il 2030 l’Ebitda ordinario di Enel è previsto in aumento del 5-6% in termini di tasso annuo di crescita composto, a fronte di un utile netto ordinario di Gruppo previsto in aumento del 6-7%, sempre in termini di Cagr.
Lo scorso 24 marzo il Governo Italiano ha presentato un proprio piano per l’Intelligenza Artificiale, che punta su due elementi di formazione e avviamento al lavoro: far crescere i giovani italiani, specialmente donne, e trasformare l’Italia in un Paese più competitivo, colmando il grande divario tra domanda e offerta di competenze. Dedica attenzione al tema il Corriere della Sera con un articolo a firma di Giuliana Ferraino, pubblicato lo scorso 26 novembre: È la scommessa di Maria Cristina Messa, ministra dell’Università e della Ricerca, «pronta» con il sistema italiano della ricerca e della formazione a guidare il potenziamento di questo settore, dopo che mercoledì il governo ha adottato il programma strategico per l’Ai. «Creiamo le condizioni per i giovani italiani, soprattutto donne, che decidono di investire in corsi di studio e nella ricerca sull’intelligenza artificiale di poterlo fare, ai massimi livelli, rimanendo nel nostro Paese. E stimoliamo scambi e incontri anche con tanti ricercatori provenienti da tutto il mondo», valuta Messa. Frutto del lavoro congiunto di tre ministeri (Università e ricerca, Mise e Innovazione e transizione digitale), il programma identifica 24 politiche da attivare nei prossimi 3 anni, puntando su 11 settori prioritari, con tre aree di intervento, per rafforzare le competenze e attrarre talenti; aumentare i finanziamenti per la ricerca avanzata nell’Ai; e incentivare l’adozione dell’Ai e delle sue applicazioni sia nella pubblica amministrazione che nei settori produttivi in generale.
Nel suo articolo Giuliana Ferraino sottolinea come qualcosa si sta muovendo, infatti sono già stati pubblicati i bandi di ammissione al primo dottorato nazionale di intelligenza artificiale, articolato in 5 dottorati federati tra loro che raggruppano 61 università e enti di ricerca, per avere un approccio più innovativo e interdisciplinare sul territorio: La strategia prevede, tra l’altro, di sviluppare materie Stem nei curricula di tutti i cicli scolastici e di portare l’Ai in tutti gli Istituti Tecnici Superiori (Its). Nell’ambito della ricerca, il principale obiettivo è il rafforzamento dell’ecosistema di ricerca italiano sull’Ai, favorendo le collaborazioni tra il mondo accademico e della ricerca, l’industria, gli enti pubblici e la società. Si punta, tra l’altro, a lanciare la piattaforma italiana di dati e software per la ricerca sull’Ai; alla creazione di nuove cattedre di ricerca sull’Ai, a promuovere progetti per incentivare il rientro in Italia di professionisti del settore. Il programma strategico delinea infine le politiche per ampliare l’uso dell’intelligenza artificiale nell’industria, dove l’Ai dovrebbe diventare un pilastro per la transizione 4.0, e nella PA, a cominciare dalla interoperabilità delle banche dati e dai dati aperti. Ma si punta anche a sostenere spinoff innovativi e startup, permettendo perfino di sperimentare con l’esenzione temporanea delle norme vigenti. Quasi una rivoluzione.
Al termine di una settimana estremamente importante per il futuro di TIM, il nuovo assetto di vertice della società ha dichiarato, nell’interesse di tutti gli azionisti e stakeholder, la piena operatività del Gruppo. Una specifica nota diramata al termine del CdA, che ha deciso la nomina di Pietro Labriola a direttore generale, assegnando anche alcune deleghe al presidente Salvatore Rossi, assicura infatti “la salda e determinata valorizzazione delle capacità operative e del posizionamento sul mercato”. Nello stesso tempo resta sul tavolo l’offerta del fondo statunitense Kkr. Indubbiamente la prima questione da valutare. E infatti fin dal 29 novembre comincerà a lavorare sull’offerta di Kkr il comitato presieduto da Salvatore Rossi, con Paola Sapienza (che è stata nominata lead independent director), Paolo Boccardelli, Marella Moretti e Ilaria Romagnoli. Dedica all’argomento un articolo Il Sole 24 Ore, a firma di Antonella Olivieri, pubblicato il 28 novembre: I tempi però non saranno immediati. Il comunicato emesso venerdì, al termine del consiglio che ha revocato le deleghe a Luigi Gubitosi, spiega infatti che «le attività istruttorie del comitato saranno condotte secondo le migliori prassi al fine di consentire al consiglio di valutare compiutamente la portata, il contenuto, le condizioni e le conseguenze della manifestazione non vincolante, nonché maturare e assumere, in maniera adeguatamente informata, le determinazioni in relazione alla stessa per quanto di propria competenza». (…) La scelta degli advisor, tanto per cominciare, potrebbe avvenire con una procedura formale, tanto più che non c’è un amministratore delegato in carica al momento, e quindi richiedere tempo. Ad ogni modo, quando il comitato, che lavora in autonomia, sarà arrivato a qualche conclusione, la porterà al board. Al momento non risulta convocato alcun consiglio, se si eccettua quello per gli auguri di Natale già fissato per il 17 dicembre.
Sempre nel suo articolo, Antonella Olivieri sottolinea quindi come Kkr deve ancora attendere quindi prima di poter avviare la due diligence. Termine utilizzato nel comunicato di domenica scorsa, quando il cda si è limitato a prendere atto della proposta ricevuta, che ha destato qualche perplessità poiché Telecom è una società quotata. Tuttavia si tratta di una prassi comune tra i fondi di private equity in presenza di operazioni amichevoli finalizzate al delisting, come dichiarato in questo caso. La pratica è stata applicata a livello internazionale proprio da Kkr per esempio nelle Opa su Axel Springer e Alliance Boots, o, più recentemente, da altri fondi, sulla catena di supermercati Morrison.