La digital transformation è una realtà in atto e fondamentale per il futuro di persone e imprese. L’Europa è consapevole di questa centralità e sta investendo per favorire processi virtuosi che coinvolgono il tessuto socio-economico, oltre che le pubbliche amministrazioni.

Rivolge attenzione all’argomento il settimanale L’Economia del Corriere della Sera, con l’apertura di una specifica rubrica dedicata alla transizione digitale, a cura di Daniele Manca e Roberto Viola. Il primo articolo è stato pubblicato lo scorso 10 ottobre e si apre con una riflessione titolata, significativamente, “Il nuovo mondo dopo la pandemia”: L’Europa digitale non è uno slogan, ma una realtà e l’Italia è tecnologicamente tutt’altro che arretrata. Si è pensato sinora che da Bruxelles arrivassero solo regole. Buone regole, per carità, il regolamento sulla protezione dei dati dei cittadini europei è stato un modello al quale si stanno adeguando pian piano tutti i governi. L’Europa investe nella trasformazione digitale e nella tecnologia del futuro. Il 20% dei 723,8 miliardi di euro del piano di resilienza europeo è destinato alla trasformazione digitale della nostra economia e società. L’investimento più grande lo sta facendo l’Italia con circa 48 miliardi di euro destinati alla trasformazione digitale, incluse infrastrutture, sanità digitale, trasformazione delle imprese. I grandi progetti europei come quello del supercalcolo ci daranno risposte a sfide come il cambiamento climatico o le pandemie.

Come sottolineato nell’articolo, l’Europa stessa è cambiata dopo la pandemia. Abbiamo capito quanto il digitale sia stato rilevante per tutti. La nostra vita è ormai un mix di reale e digitale. Nella tragedia del Covid il mondo si è messo a correre sulle reti internet, con tante necessità sicuramente, ma anche con nuove opportunità. Uno scenario dove avranno un ruolo da protagonisti i computer quantici. Obiettivo primario: regolare il clima, aiutare il pianeta. Ma anche intervenire su problemi sanitari complessi. Così nell’articolo: A questo serve la rete dei supercomputer europei fra i quali uno dei più grandi al mondo, Leonardo, è situato a Bologna ed entrerà in funzione alla fine dell’anno. Un computer quantico non ragiona in bit che sono 1 e 0 ma in qbit che possono essere sovrapposizioni potenzialmente infinite di 1 e 0. Un calcolatore quantico permette in pochi secondi di fare calcoli che oggi il supercomputer più potente al mondo farebbe in 10 mila anni. Si aprono frontiere senza precedenti, per esempio, nella comprensione e cura di malattie che oggi ci vedono impotenti. Si capisce come gli investimenti dell’Europa lasciano il segno in maniera tangibile anche sul territorio italiano. Non si tratta solo di parole.

In previsione del passaggio di testimone al Ministero per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, che avverrà con l’insediamento del nuovo governo del Paese, il ministro uscente Vittorio Colao ha stilato un documento che sottolinea le cose fatte e soprattutto indica quelle che sarebbero da fare nel triennio 2023-2026. Relativamente al conseguimento degli obiettivi strategici per il PNRR, nel documento si segnalano le azioni più urgenti, da attuare nei prossimi 6-12 mesi. Inoltre nel documento si puntualizza che “a ottobre 2022 tutti i target e le milestone del Pnrr sono stati rispettati”. Dedica attenzione al tema Cor.Com – Il corriere delle comunicazioni, in un articolo del suo direttore, Mila Fiordalisi, pubblicato lo scorso 12 ottobre: Mantenere un forte presidio e coordinamento a livello di Presidenza del Consiglio sul digitale, sull’innovazione e sulla tecnologia. Rafforzare l’autorità di disegno sulle architetture digitali del Paesee la capacità di intervento per uniformarle e interconnetterle. Mantenere l’attuale modello di cooperazione con il territorio, sperimentato nel 2021-22. Consolidare e rafforzare il personale Mitd/Dtd (ministro per la Transizione digitale e Dipartimento per la trasformazione digitale) incaricato di orchestrare e supportare l’implementazione della strategia digitale e tecnologica. Queste le quattro principali sfide sul tavolo del nuovo Governo in materia di digitalizzazione secondo il ministro Vittorio Colaoche in un documento da una quarantina di pagina presenta le cose fatte e indica la visione per il futuro“Il documento vuole essere il punto di sintesi da cui il prossimo Governo potrà partire nell’implementare l’agenda digitale del Paese, per garantire continuità nell’implementazione e facilitare il rispetto degli impegni presi con la Commissione europea”, si legge.

Come ricorda ancora Mila Fiordalisi nel suo articolo, data la complessità implementativa e organizzativa di piani in corso una buona continuazione nell’esecuzione richiederà di vincere alcune sfide, fra cui: completare la strutturazione del Transformation Office per la digitalizzazione della PA; rendere operativa la piattaforma per le notifiche digitali; costituire e rendere operativa la società informatica 3-i per dotare le pubbliche amministrazioni centrali di una nuova realtà professionale funzionale alla digitalizzazione; avviare le gare per la Telemedicina e completare la realizzazione dell’ecosistema per i dati sanitari.

Nei giorni scorsi l’Istat ha evidenziato nuovamente, con dati aggiornati, il gap italiano sul fronte della fruizione di Internet. Secondo il Rapporto sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030 dell’Onu, è sotto la media Ue il numero degli utenti italiani che accedono regolarmente alla Rete. Nel 2021, gli utenti regolari di internet in Italia (dai 16 ai 74 anni) sono l’80,2%, una percentuale inferiore alla media Ue27 (87%).

Il consiglio di amministrazione di TIM effettuato lo scorso 14 ottobre non ha deliberato in merito allo slittamento della deadline del 31 ottobre sul tema della rete unica, proroga chiesta da Cdp, Macquaire e Open Fiber. Inoltre all’appuntamento del Cda non sono stati presenti Arnaud de Puyfontaine e Frank Cadoret, vale a dire i rappresentanti della francese Vivendi. Secondo fonti stampa avevano già anticipato al Presidente Salvatore Rossi la propria indisponibilità a partecipare per impegni preesistenti. Dedica attenzione al tema Il Corriere della Sera con un articolo a firma di Federico De Rosa pubblicato lo scorso 15 ottobre: Il board ha deciso di rinviare la delibera sull’estensione della timeline per discutere la rete unica – la proroga dovrebbe essere di un mese, secondo quanto avrebbero concordato i ceo di Cdp, Dario Scannapieco ed i Tim, Pietro Labriola, che martedì scorso si sono incontrati per ridefinire l’agenda – ma è di tutta evidenza che la tensione all’interno del consiglio sta salendo – (…) È possibile che Rossi convochi un nuovo board la prossima settimana per trovare la quadra e arrivare a deliberare i nuovi termini per la trattativa e per l’arrivo dell’offerta non vincolante di Cdp, che al momento scade il 31 ottobre.

Oltre al tema sulla rete unica, nel Cda di TIM del 14 ottobre sono stati discussi anche temi riguardanti il management, come riportano gli organi di stampa. Così in un articolo pubblicato su La Repubblica.it del 15 ottobre: In particolare è stato esaminato anche il profilo di Stefano Proverbiodi McKinsey (che in passato è stata tra i consulenti di Tim) e Filippo Passerinidi Inixia, candidati di standing a sostituire l’ad di Renault Luca De Meo che si è dimesso il 29 settembre. Ma anche in questo caso si è deciso di proseguire nella ricerca di un profilo indipendente e condiviso. Nell’ultimo cda era stata caldeggiata anche la candidatura di Massimo Sarmi, esperto di infrastrutture, presidente di Asstel e della rete secondaria di Fibercop (previo gradimento di Kkr, che insieme a Cdp, Open Fiber e Macquarie ha firmato il Mou), appoggiato da Vivendi, benvoluto dal futuro governo, ma che in passato, pare proprio per motivi politici, non avrebbe ricevuto l’appoggio di Cdp.

Inoltre, come ha ricordato il quotidiano Il Sole 24 ore del 14 ottobre, non c’è solo la trattativa con la Cassa depositi e prestiti: «Siamo in un contesto nel quale i tassi di interesse stanno salendo, l’inflazione c’è, mi spiegate perché noi sui prezzi wholesale non dovremmo recuperare l’inflazione?» ha spiegato ieri l’a.d. Pietro Labriola in relazione alla proposta di Agcom, messa in consultazione pubblica, di alzare i prezzi all’ingrosso, pagati dagli operatori alternativi, per aver accesso alla rete di Tim. «Mi sembra che sia una richiesta legittima ed è un trend che c’è a livello europeo». La proposta dell’Autorità per il 2023, commentano gli analisti di Intermonte, «avvicina i prezzi delle linee in rame italiane (circa il 60% di copertura) a quelli applicati nel 2022 negli altri principali Paesi europei (Francia, Germania e Regno Unito) con potenziali benefici per Tim di oltre 100 milioni di euro all’anno in termini di maggior fatturato wholesale».

Nei centri di ricerca si guarda con sempre maggiore interesse anche alla robotica non industriale, quella destinata ad entrare in case e uffici. Osservando questi progetti di ricerca, si nota come spesso i robot non sono pensati e realizzati per sostituire gli umani. La loro relazione è più articolata. Si tratta soprattutto di cobot, robot collaborativi. Dedica attenzione al tema il quotidiano Il sole 24 ore con un articolo a firma di Luca Tremolada, pubblicato lo scorso 16 ottobre: Oggi prevale un rinnovato senso di ottimismo e di urgenza verso una maggiore automazione non solo industriale e sul posto di lavoro ma anche nella vite di tutte noi. A crederci non c’è solo il solito visionario Musk. Il gigante cinese Xiaomi ha presentato CyberOne. Cinquantadue chili di peso per 177 cm di altezza, questa estate si è esibito in un simpatico siparietto con il Ceo del produttore cinese di elettronica di consumo Lei Jun.

Eppure, come ricordato nell’articolo, la robotica extra fabbrica continua ad avere dei limiti nella sua diffusione e affermazione. Ad esempio le dimensioni delle batterie sono ancora troppo grandi. L’intelligenza artificiale è ancora poco multitasking e poi c’è il prezzo: dieci o ventimila dollari sono cifre proibitive per entrare nel mercato di massa, soprattutto in tempi dove l’inflazione si attesta sopra al 10 per cento. L’articolo de Il Sole 24 però sottolinea: Eppure, qualcosa è cambiato. Il gelido inverno demografico in alcuni Paesi tra cui l’Italia ha reso diciamo più accettabile l’idea di avere dei robot per la vecchiaia. Il nuovo rapporto World Robotics mostra che le installazioni di robot in Italia sono aumentate del 65% raggiungendo le 14.083 unità nel 2021, l’anno di maggior successo nella storia del Paese. L’Italia è il secondo mercato di robot più ampio in Europa dopo la Germania. In Cina, Giappone, Germania e Corea del Sud addirittura si prevede che la forza lavoro diminuirà di almeno 400mila unità all’anno fino al 2030 e di conseguenza hanno aumentato gli investimenti in robotica.

Guardando il futuro della robotica fuori dalle fabbriche, è prevedibile che la maggior parte dei robot non assomiglieranno al corpo umano. Esempi esistono già: gli speaker di Alexa e Google (con o senza schermo) sono “sistemi” entrati nelle case da tempo. Altrettanto si può dire per i robot che in autonomia puliscono case e piscine, oppure tagliano il prato. Avanguardie di una crescita che coinvolgerà molto aspetti della vita quotidiana.

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