La fibra ottica in modalità ftth continua a crescere in tutta Europa: le nuove stime dell’Ftth Council Europe
indicano che, entro il 2026, 197 milioni di abitazioni in Ue27 e Gran Bretagna saranno raggiunte dall’Ftth/Fttb, con un incremento del 67% rispetto a quanto si stima per il 2021 (118 milioni). Il numero di abbonati in banda ultralarga toccherà 135 milioni, più del doppio dei 60 milioni del 2021. Il tasso di adozione salirà al 68,7% contro il 51,1% di quest’anno. Italia, Germania, Paesi Bassi e Uk sono i mercati a più alto tasso di crescita. Dedica attenzione al tema Cor.Com – Il Corriere della comunicazioni con un articolo a firma Patrizia Licata, pubblicato lo scorso 15 settembre: Con 16 milioni di abitazioni raggiunte nel 2021 il tasso di crescita dell’Italia dal 2020 all’anno in corso è stimato al 46%, ma dal 2020 al 2026 sarà vero boom con un +136%, pari a 26 milioni di case coperte dalla fibra. Questi tassi di crescita ci posizionano quarti nell’Europa dei 39 Paesi considerati dopo il Regno Unito, che galoppa a ritmi del +488%, la Germania (+385%) e i Paesi Bassi (+144%). Non siamo così brillanti ma guadagniamo posizione in termini di adozione.
Sempre nell’articolo si ricorda come dal 2020 al 2021 l’Italia ha visto crescere gli abbonamenti del 72% a
2,7 milioni totali, (decimi nell’Europa dei 39). Al 2026 registreremo un tasso di crescita del 422% posizionandoci settimi e totalizzando 8,2 milioni di abbonamenti alla banda ultralarga in fibra. È il Regno Unito quello che cresce più veloce di tutti (+1662% rispetto al 2020) ma sono Francia e Germania ad avere, numericamente, più abbonati nel 2026: rispettivamente 26,3 (+154%) e 25,5 milioni (+1150%). Inoltre Patrizia Licata sottolinea: Come penetrazione rispetto al totale delle abitazioni l’Italia raggiunge il 10% nel 2021 e salirà, secondo il forecast, al 29,3% nel 2026. Saremo 15mi nell’Europa dei 39: tra cinque anni la classifica sarà
guidata dalla Francia e dalla Spagna (per entrambi penetrazione dell’86,2%). Al 2026, 2 milioni di abitazioni
italiane ancora non saranno raggiunte dall’Ftth/Fttb. Germania e Uk sono i due Paesi dell’Europa occidentale
che avranno un gap maggiore del nostro: 9,6 milioni e 4,3 milioni rispettivamente. Ma il dato peggiore è negli
abbonamenti: le infrastrutture italiane in fibra crescono ma gli italiani, pur raggiunti dall’Ftth/Fttb, non si
abbonano. Ancora nel 2026, ben 19,8 milioni di famiglie non si saranno abbonate alla fibra nonostante siano coperte dalle nuove reti. È il risultato peggiore in Europa dopo quello della Russia.
Il fondo di venture capital Cysero, costituito un anno fa per iniziativa di Alberto Bombassei (Presidente Kilometro Rosso e patron di Brembo) e Giovanna Dossena (AVM Gestioni) con l’adesione di alcune famiglie di imprenditori italiani ha annunciato il primo investimento, che sarà in 4Securitas, una startup di Cyber security fondata a Dublino 4 anni fa. Rivolge attenzione a questa operazione Il Corriere della sera, con un articolo a firma Paola Pica pubblicato lo scorso 15 settembre: Per il fondo di venture capital si tratta del primo passo in direzione dell’obiettivo dichiarato di dare vita a un polo italiano della robotica umanoide e della cyber security. Grazie alle risorse ottenute la start-up nata a Dublino nel 2017 per iniziativa dell’italiano Stefan Umit Uygur aprirà la sua sede all’interno del parco scientifico tecnologico di Bergamo dove proseguirà lo sviluppo della piattaforma creata per proteggere i dati sensibili dagli attacchi multipli. “Il fondo è nato proprio per questo, per sostenere in Italia star up tecnologiche” ha commentato Giovanna Dossena, ceo e presidente di Avm gestioni e azionista con Bombassei del fondo.
Ricordiamo che Cysero ha una dotazione di 100 milioni di euro, è operativo dallo scorso marzo ed è promosso congiuntamente con il parco scientifico e tecnologico di Bergamo Kilometro Rosso. Il Direttore di Kilometro Rosso, Salvatore Majorana, a questo proposito ha dichiarato: “Con il Fondo Cysero saremo in grado di accelerare la trasformazione delle imprese e la qualità del lavoro delle persone, cogliendo le migliori opportunità nel campo della robotica e della cybersecurity”.
Il 5G si propone come un’evoluzione tecnologica capace di generare un contributo positivo sul PIL italiano di 393 miliardi di euro entro il 2040. È quanto stima il Centro Studi TIM applicando il modello econometrico della GSMA e di Frontiers Economics, che si basano su un criterio di determinazione dei benefici 5G elaborato dalla Commissione Europea.
Al tema dedica attenzione il Corriere della sera, con una specifico affondo nella rubrica Economia dello scorso 16 settembre: in particolare 160 miliardi saranno generati dai servizi per le persone (componente human) e i restanti 233 miliardi dai servizi realizzati con l’Internet of Things (IoT, oggetti connessi). Se si considera il decennio in corso 2020-2030, il contributo sarà di circa 76 miliardi, indica il documento. Le stime seguono il criterio di determinazione dei benefici 5G della Commissione Europea. L’impatto del 5G sul Pil produrrà vantaggi in tutti i settori in cui sarà applicato. Abilitando nuove classi di servizio nei più svariati ambiti industriali e verticali.
Lo studio del Centro Studi TIM analizza gli effetti del 5G sull’intera economia e sui principali settori, attraverso dei case study, che sono stati illustrati da Stefano Siragusa, Chief Revenue Officer di TIM. Secondo il rapporto l’economia italiana si trova ad un bivio di svolta. I periodi di lockdown che sono seguiti hanno accelerato l’adozione di servizi digitali da parte di una larga parte della popolazione e delle aziende che ne hanno fatto di necessità virtù. Le misure economiche varate con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) vedono le tecnologie e le reti digitali a larghissima banda, come il 5G, al centro del progetto di ripresa economica.
Prysmian lancia l’allarme sulla fibra low cost. Lo fa con un intervento specifico del proprio vicepresidente Philippe Vanhille (Executive Vice President Telecom Business Prysmian Group) durante i lavori della Ftth Conference, effettuata con modalità virtuali. Dedica al tema specifica attenzione il quotidiano Il Sole 24 ore, con un articolo a firma Andrea Biondi pubblicato lo scorso 17 settembre: «Nei piani per lo sviluppo delle reti a banda ultralarga c’è bisogno di più fibra ottica. E soprattutto della fibra giusta». E tutto questo «per creare una rete “future proof”, che possa durare negli anni senza la necessità di costose sostituzioni», ma anche per salvaguardare la competitività dell’industria europea della fibra ottica, che altrimenti «potrebbe essere messa in difficoltà dalla fibra a basso costo in arrivo dai Paesi asiatici e in particolar modo dalla Cina». Parla al Sole 24 Ore dopo aver partecipato ieri al panel “Sustainability strategies: is Fibre the solution, or part of the problem?” durante la Ftth Virtual Conference. «La fibra offre maggiore stabilità e affidabilità e garantisce una durata di rete prevista più lunga. Questo non solo fa risparmiare denaro, ma riduce l’impatto ambientale poiché viene utilizzato meno materiale». Il tema va però considerato con la massima attenzione, fa capire il Vp del gruppo guidato dall’AD Valerio Battista, da 6,03 miliardi di ricavi nel primo semestre 2021 (+10,5% di variazione organica) e utile salito a 162 milioni, contro i 78 di un anno fa. «Abbiamo interlocuzioni costruttive sia con il Governo italiano sia con Bruxelles», dice «e lo facciamo da leader di settore sia per knowledge sia per quote di mercato. Sentiamo quindi il dovere di dare una visione per il futuro». In questo quadro il tema del Piano Italia a 1 Giga è centrale, con «la raccomandazione di non fermarsi ai 300 Mega come sembra. Altrimenti bisognerà tornare a metterci mano e cambiare».
Secondo Vanhille la questione della qualità della fibra ottica è ancora troppo poco considerata. Sottolinea a questo proposito Biondi nell’articolo: «Ci sono fibre standard dal diametro di 250 micron. Ma nel settore, e noi siamo una delle due aziende in grado di farlo, ci sono fibre anche da 200 o 180 micron di diametro». Oltre al minor diametro ci sono anche «le fibre cosiddette “Bend-Insensitive”: quelle resistenti alle piegature». Quindi «prevedere l’utilizzo di una fibra che abbia queste due caratteristiche può garantire una diffusione più capillare, una maggiore sostenibilità, un utilizzo più esteso negli anni». La questione che si può eccepire è che Vanhille parli pro domo sua, di un’azienda che produce questi tipi di fibra. «La nostra è una posizione da leader di settore con esperienze in tutto il mondo – replica – e la portiamo nei consessi tecnici come nelle interlocuzioni con i Governi». Il risultato, a ora, è comunque che non esistono indicazioni a monte che spingano per l’utilizzo di queste fibre. Ed è chiaro che in un momento come questo le programmazioni fatte dalle telco risentono del fatto che «tutti gli operatori vogliono ottimizzare il loro capex e c’è tendenza a fare saving su acquisto cavi». Ma tutto questo «non considerando che poi nel costo complessivo della realizzazione di una rete la differenza non si noterebbe neanche».