La nuova società del gruppo Virgin, di proprietà dell’imprenditore britannico Richard Branson, intende sviluppare in modo sostanzioso l’accordo di partnership stabilito con Open Fiber per la commercializzazione dei servizi di connettività nel mercato italiano di internet a fibra ottica ultraveloce. I servizi di Virgin Fibra utilizzano infatti l’infrastruttura in fibra ottica FTTH di Open Fiber, disponibile nelle medie e grandi città italiane e nei comuni delle aree bianche. Le offerte della compagnia sono già in commercio e operative con servizi digitali sulla rete ultrabroadband. Le strategie di Virgin Fibra in Italia sono state sottolineate da Tom Mockridge, numero uno della società, in un’intervista al magazine Affari&Finanza, pubblicata lo scorso 12 settembre. Ecco un passaggio particolarmente interessante dell’intervista: “Crediamo nell’Italia e nella sua voglia di entrare nell’era digitale. Gli italiani si sentono diversi dal resto degli europei, ma in realtà non è così. Dopo la Spagna e la Francia, l’Italia è il paese che più ha fatto passi da gigante accelerando sulla copertura della fibra, facendo addirittura meglio della Gran Bretagna e della Germania. Sono molto fiducioso nelle prospettive dell’Italia e del settore delle telecomunicazioni ultra veloci, dove vediamo enormi potenzialità di crescita. È più facile che in futuro chi ne ha le possibilità si renda autonomo dalle utenze energetiche, che dalla fibra”.
Per quanto riguarda la copertura di rete, ricordiamo che Open Fiber opera in tutto il territorio italiano e fino ad ora ha coperto oltre 11 milioni di abitazioni distribuite in 271 città e circa 7000 comuni di piccole e medie dimensioni. L’offerta Virgin Fibra Pura include una connessione internet illimitata esclusivamente in tecnologia FTTH, con velocità massima pari a 1 Gbps in download e 300 Mbps in upload. In comodato d’uso gratuito, al cliente viene fornito il Modem Virgin Fibra, compatibile con la tecnologia wireless Wi-Fi 6. Con questa offerta di rete fissa non è previsto il servizio voce, ma esclusivamente quello di connessione internet. Per effettuare l’attivazione di Virgin Fibra Pura, i nuovi clienti possono sia richiedere una nuova linea fissa che effettuare la migrazione da un altro operatore telefonico che si avvale della stessa infrastruttura di rete di Open Fiber. Tramite la rete di Open Fiber, Virgin conta quindi di servire oltre 10 milioni di unità immobiliari in 224 città su tutto il territorio nazionale. Per Open Fiber l’accordo con Virgin significa mettere in portafoglio un cliente in più che va ad aggiungersi a Vodafone, Wind Tre, Iliad e Sky.
Sempre nell’intervista pubblicata su Affari&Finanza, Tom Mockridge dichiara in merito alla compagine dei soci di Virgin Fibra: “Il primo azionista è Virgin, un colosso che in Italia è famoso da anni e dove è presente con successo nei viaggio, nelle radio e nelle palestre di Virgin Active. Poi c’è un gruppo di manager e rappresentanti del board che hanno investito insieme a me, e infine un gruppo di investitori italiani di livello come Luca Bombassei, Raffaele di Nardo, Mario de Benedetti, Raffaele Vitale e Branca International”
Fra i tre focus dell’indagine della 163° edizione dell’indagine di Federmeccanica sullo stato del settore, uno tocca l’impatto dell’attuale fase economica sull’attività di investimento delle imprese metalmeccaniche. Al momento il 68% prevede di attuare forme di investimento nei prossimi sei mesi, con particolare riferimento alla digital trasformation. Ma alcuni problemi gravano sullo scenario: ben il 22% delle imprese non trova professionisti adeguati. Inoltre la produzione risulta sotto stress a causa dei costi di energia e materie prime. Dedica attenzione al tema Cor.Com – Il Corriere delle comunicazioni con un articolo a firma di Patrizia Licata, pubblicato lo scorso 15 settembre: Il settore prosegue lungo il percorso della digitalizzazione, con il 21,7% delle imprese che progetta investimenti nelle tecnologie di industria 4.0. Ma è allarme competenze digitali: tutte le aziende del settore faticano a trovare manodopera e nel 22% dei casi si tratta di profili legati alle mansioni hitech.
Nell’articolo si indica inoltre come nella prima metà dell’anno gli andamenti della produzione sono fortemente differenziati nei diversi comparti. Hanno il segno più anche la produzione di macchine e apparecchi meccanici (+2,5%) e degli altri mezzi di trasporto (+1,4%); di contro, sono diminuite le attività della metallurgia (-3,6%), le fabbricazioni di autoveicoli e rimorchi (-3,0%), di macchine e apparecchi elettrici (-2,5%) e di prodotti in metallo (-2,4%). Evidenzia quindi la Licata: Nel complesso l’attività produttiva metalmeccanica si conferma sugli stessi livelli del primo semestre del 2021 e sostanzialmente in linea con i risultati del primo semestre del 2019 (-0,1%). Ma il mese di giugno 2022 è negativo(con un calo della produzione del -3,2% rispetto a maggio) e pesano le ripercussioni della guerra in Ucraina, col rischio di minare la futura capacità di investire.
Un altro approfondimento dell’articolo è dedicato alle competenze e alle difficoltà di reperimento di manodopera per le aziende metalmeccaniche. Così la Licata: Sono problematiche evidenziate da più di sette imprese su dieci (71%), una percentuale di gran lunga superiore al 56% ottenuto nell’analoga rilevazione svolta a giugno 2021. Per il 46,1% del campione le competenze difficili da trovare sono quelle tecniche di base/tradizionali, mentre il 22% degli imprenditori segnala difficoltà a trovare competenze tecnologiche avanzate/digitali e quelle trasversali (ad esempio la capacità di risolvere problemi, prendere decisioni, lavorare in gruppo, comunicazione e autonomia).
Arriva in Italia “Sky Glass”, la nuova tv dell’emittente satellitare. Si propone con caratteristiche derivate dagli smartphone e rappresenta l’evoluzione digitale di nuova generazione del concetto di televisione. Come ha precisato l’amministratore delegato di Sky Italia Andrea Duilio, è infatti la prima piattaforma ad integrare completamente i contenuti: da quelli dei principali canali nazionali in chiaro a quelli dei player globali come Netflix, Disney+, Prime Video, Dazn, oltre a quelli dell’offerta Sky. Dedica attenzione al tema il Corriere della Sera, con un articolo a firma di Massimo Sideri pubblicato lo scorso 16 settembre: Di fatto Sky Tv diventa per la prima volta e con un gioco di parole anche la tv di Sky, un prodotto in realtà di TPVision, un ex ramo della Philips, dove il decoder è integrato. “Una sola Tv, un solo filo nel vostro salotto” ha raccontato Duilio. E la fine dei fili aggrovigliati intorno alla tv è senz’altro un’innovazione che molti aspettano. La scelta del prodotto per fidelizzare i clienti abbonati Sky ricorda il modello Kindle: una volta dentro si rimane su una piattaforma aperta che permette di accedere anche alle offerte dei potenziali concorrenti, come Netflix, ma sempre da clienti Sky.
Il primo televisore di Sky si caratterizza per un audio potente e design fortemente connotato. La voce è al centro dei controlli dei tre modelli ad oggi disponibili, da 43 a 65 pollici. L’esperienza di utilizzo passa dalla homepage che è personalizzabile e organizzata in sezioni tematiche che aggregano tutti i fornitori di contenuti. Ad esempio: nella sezione Cinema si troveranno non solo i film di Sky Cinema ma anche ogni singolo film di ogni piattaforma integrata nella piattaforma, da quelli della Rai a quelli di Netflix. Naturalmente accesso anche ai programmi live, che restano centrali, con una guida tv ridisegnata e resa più semplice e accessibile. Con la funzione Restart e un unico comando è possibile far ripartire ogni programma dall’inizio. È anche possibile creare un elenco dell’intrattenimento preferito: una playlistche tenga insieme programmi di Sky, Netflix, Rai o altro. La particolarità è che la logica della classica smart tv qui è rovesciata. Quando si accende, Sky Glass mostra subito la home con i vari contenuti in streaming. Mentre il digitale terrestre è osto dentro un’app apposita. Le principali emittenti, da Rai a Mediaset a La7, sono infatti fornite in streaming e non tramite digitale terrestre: è l’unico modo per utilizzare i metadati dei programmi e fornire così una guida tv completa e con cui interagire.
I due rapporti stilati da Hsbc (15 settembre) e Barcleys (16 settembre) hanno evidenziato le problematicità strutturali del mercato italiano delle TLC che soffre di un’elevata frammentazione, forte concorrenzialità è difficoltà a concretizzare la mole di investimenti destinati a Ftth e 5G. A tutto questo si è aggiunto il problema del caro energia. In questo scenario si colloca inoltre l’attesa per l’offerta che Cdp dovrebbe presentare, via Open Fiber, per la rete Tim nell’ambito del progetto al quale si sta lavorando per arrivare alla cosiddetta “rete unica” Tim-Open Fiber. Un progetto, questo, appesantito nelle ultime settimane dal clima elettorale. A questo argomento rivolge attenzione il quotidiano Il Sole 24 ore con un articolo firmato da Andrea Biondi e Carmine Fotina, pubblicato lo scorso 17 settembre: Di incertezze per il settore si è parlato ieri nel corso di un convegno organizzato dal Dipartimento media e Tlc di Fratelli d’Italia (FdI) con gli amministratori delegati delle principali telco e il ministro dell’Innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao. C’era grande attesa, soprattutto perché FdI, che i sondaggi danno ampiamente in vantaggio in vista delle elezioni, coltiva l’idea di modificare il piano per la rete unica partendo da un’impostazione diversa, cioè un’Opa di Cassa depositi e prestiti su Tim. Ma Alessio Butti, responsabile del Dipartimento di FdI, ha mantenuto cautela sul dossier, dicendo di apprezzare la decisione di Cdp di rinviare l’offerta non vincolante per la rete di Telecom Italia a dopo le elezioni (come dovrebbe avvenire con ogni probabilità il 28, prima del Cda Tim del 29 settembre secondo alcune indiscrezioni raccolte dal Sole 24 Ore), ribadendo che l’obiettivo è una rete pubblica e wholesale only e svelando in più che il progetto si chiama «Minerva».
Come sottolineato nell’articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore, il convegno è stato soprattutto un’occasione per passare in rassegna gli aspetti più critici del settore: Pietro Labriola, ceo di Tim, ha più volte fatto riferimento al report Hbsc che segnala i rischi da incertezza politica e le fragilità del quadro ipercompetitivo. Per Labriola andrebbe instaurato un ragionamento politico sulla possibilità di adeguare i prezzi all’inflazione e bisognerebbe riflettere sugli impatti della spesa energetica: «Siamo il secondo consumatore italiano di energia eppure non siamo considerati degli energivori», ha commentato, con tutto ciò che ne deriva in termini di agevolazioni sui costi.
Sempre nell’articolo viene ricordato come nel Convegno di FdI è intervenuto Aldo Bisio, ad di Vodafone, che ha riferito alla platea che calcola in 2 miliardi l’aggravio di costi energetici sul settore e valuta che questo possa tradursi in un ritardo nell’implementazione delle reti 5G di 3 o 4 anni. Certamente si tratta di un altro dossier “caldo” che passa al prossimo governo, come l’ipotesi di introdurre, regole Ue permettendo, l’Iva agevolata al 5% nelle TLC.