Da gennaio a giugno 2021 i ricavi del Gruppo A2A sono risultati pari a 4.060 milioni, in aumento del 27,6% rispetto al primo semestre dell’anno precedente. Altrettanto fanno i profitti, indicando come il Gruppo ha intrapreso decisamente i programmi di sviluppo che si era posto pre-covid. Dedica attenzione all’argomento il Corriere della Sera con un articolo pubblicato lo scorso 31 luglio: L’incremento ha riguardato prevalentemente i mercati energetici all’ingrosso, in particolare dell’energia elettrica, a seguito sia dell’ aumento dei prezzi sia della crescita dei volumi venduti ed intermediati. Ma un vero boom si è registrato nell’ utile netto, che nel primo semestre è stato di 340 milioni, in aumento del 120,8% rispetto allo stesso periodo del 2020.
Da sottolineare come nelle ultime settimane stanno correndo tutti i titoli del segmento utility, anche se proprio A2A spicca con un trend che l’ha riportata a un passo dai record di febbraio 2020 e comunque ai massimi da quasi un anno e mezzo. Gli acquisti sulle utility sono alimentati anche dal calo dei rendimenti sull’obbligazionario con gli investitori che a questo punto preferiscono puntare su azioni meno rischiose ma con dividend yield elevati, come appunto A2A, Hera, Snam, Italgas.
Il Consiglio di Amministrazione di A2A, sotto la Presidenza di Marco Patuano, ha esaminato e approvato la Relazione finanziaria semestrale al 30 giugno 2021. L’AD Renato Mazzoncini ha dichiarato: “I risultati dei primi sei mesi del 2021 sono eccellenti sotto ogni punto di vista e consolidano il trend positivo del primo trimestre. La forza e la qualità delle nostre persone e dei nostri asset hanno permesso di conseguire una crescita a doppia cifra di ricavi e margine operativo lordo, ed un utile netto record. Proseguiamo nella direzione delineata nel nostro Piano Strategico: gli elevati investimenti del periodo (oltre 410 milioni di euro, +65% rispetto al primo semestre 2020) e le ultime acquisizioni effettuate nel campo delle rinnovabili e dell’ambiente sono una testimonianza concreta del nostro impegno per la transizione energetica e l’economia circolare. È un momento cruciale per lo sviluppo del Paese e noi vogliamo contribuire.”
ITS Lombardia Meccatronica conta su una rete di 400 aziende partner e fa registrare record di occupati. Dal prossimo ottobre avrà 16 percorsi formativi, con nuovi sostegni regionali. Dedica all’argomento uno speciale Il Sole 24 Ore nell’edizione del 30 luglio scorso: La cifra, già dalla sua nascita, dell’ITS Lombardia Meccatronica è lo stretto legame con le aziende, fin dalla fase di co-progettazione dei percorsi formativi. Oggi i soci della Fondazione ITS sono 144 (si era partiti con 40), e un’ottantina sono imprese. «Si sale a circa 400 aziende – ci racconta il direttore dell’ITS Lombardia Meccatronica, Raffaele Crippa – considerando tutte le realtà produttive con cui collaboriamo più assiduamente. Il parterre è variegato, passiamo dalle multinazionali alle PMI, a testimonianza della nostra capacità a qualificare le competenze su misura per ciascuna “taglia” aziendale». Un numero monstre, tra i più alti in Italia, che fa di questo istituto tecnico superiore una vera e propria Academy 4.0 del Made in Italy, che sa rispondere a precisi fabbisogni professionali del territorio.
Come sottolineato dall’articolo, partendo da queste considerazioni si capiscono meglio i numeri da record, certificati, di anno in anno, dal monitoraggio del Ministero Istruzione-Indire: a un anno dal conseguimento del diploma il 98% dei ragazzi lavora e nel 100% dei casi l’impiego ottenuto – nella stragrande maggioranza a tempo indeterminato e in apprendistato – è coerente con il percorso formativo svolto, in aula e “sul campo”, dal ragazzo. «In tutto sono 2mila ore nel biennio – ha spiegato Crippa -, di cui almeno 800 svolte direttamente “on the job” e le restanti 1.200 ore mixando lezioni in aula e attività di laboratorio. Tenga anche presente che mediamente circa il 75%-80% della nostra docenza proviene dal mondo del lavoro». A ottobre, con l’inizio del nuovo anno, l’ITS Lombardia Meccatronica, sede principale a Sesto San Giovanni (Milano), ma con corsi a Bergamo, Brescia, Lecco, e la new entry Pavia, avrà attivi 16 percorsi formativi, accogliendo oltre 400 studenti, anche grazie a un aiuto importante di Rregione Lombardia.
Ancora nell’articolo viene ricordato come ogni anno, lo dice Confindustria, le imprese cercano almeno 20mila diplomati provenienti dagli Istituti Tecnici Superiori, ma ne trovano solo 5mila.
E una selezione su tre, addirittura una su due nelle materie Stem, proseguono Unioncamere-Anpal, è considerata “difficile” dagli stessi imprenditori. Un paradosso in un paese, come l’Italia, dove la disoccupazione giovanile continua a veleggiare, stabile, sopra il 30% e ci sono due milioni di ragazzi che non studiano e non lavoro (Neet), purtroppo in aumento a causa della pandemia.
L’utile netto di Enel si attesta a 1,778 miliardi, in calo dell’8,7% sul primo semestre 2020, ma questo non ha scoraggiato il Gruppo nel rilanciare gli investimenti. Si occupa dell’argomento il Corriere della Sera, con un articolo a firma Michele Sabella, pubblicato lo scorso 30 luglio: «Nel primo semestre del 2021 abbiamo proseguito con la nostra significativa crescita industriale improntata sulla sostenibilità e l’innovazione tecnologica, registrando un aumento degli investimenti e un’accelerazione della capacità rinnovabile installata nel periodo, che ci consentirà di raggiungere un altro record a fine anno portando la nuova capacità installata a 5,8 GW». Così si è espresso l’AD di Enel Francesco Starace commentando i conti dei primi sei mesi. Nel secondo trimestre dell’anno la performance del gruppo ha registrato una accelerazione solida e visibile, riportando i principali valori operativi a livello pre-Covid, sottolinea una nota. L’accelerazione della ripresa «è stata inoltre un’occasione di riprogrammazione delle attività economiche in ottica green, soprattutto a livello europeo, promuovendo gli investimenti nella transizione ecologica e in digitalizzazione».
Non a caso nel corso del 2021 Enel prevede l’accelerazione degli investimenti nelle energie rinnovabili a supporto della crescita industriale e nell’ambito della politica di decarbonizzazione adottata. A questo proposito sottolinea nell’articolo Sabella: la crescita degli investimenti finalizzati al miglioramento della qualità e della resilienza delle reti di distribuzione, specialmente in Italia e America Latina, nonché alla loro ulteriore digitalizzazione; l’incremento degli investimenti dedicati all’elettrificazione dei consumi, soprattutto in Italia, con l’obiettivo di valorizzare la crescita della base clienti, nonché al continuo efficientamento, sostenuto dallo sviluppo di piattaforme globali di business. Quanto ai target finanziari e alla politica dei dividendi, da sempre un caposaldo, «alla luce del trend registrato nel primo semestre 2021, confermiamo i target per fine anno in termini di Ebitda ordinario e utile netto ordinario, nonché il dividendo per azione garantito pari a 0,38 euro per azione, in crescita del 6% rispetto all’anno precedente», ha sottolineato Starace.
Il comitato interministeriale coordinato dal Ministro Colao sta lavorando al modello operativo per destinare le risorse del PNRR alla banda ultralarga e più in generale allo sviluppo digitale del Paese.
Si concentra in particolare l’interesse sui fondi da destinare all’infrastrutturazione nelle aree in digital divide, quelle grigie ma anche quelle nere, in cui la velocità di connessione in download risulta al di sotto dei 300 Mb/s. All’argomento dedica un suo editoriale, pubblicato lo scorso 29 luglio, la Direttrice di Cor.Com – Il Corriere delle Telecomunicazioni, Mila Fiordalisi: Stop al modello a concessione, si va verso quello a incentivo. I progetti saranno co-finanziati dallo Stato per circa il 70% nelle aree dove la velocità di download non raggiunge i 300 Mb. Neutralità tecnologica: in campo fibra ma anche tecnologie wireless come l’Fwa. L’accesso wholesale dovrà essere garantito a tutti gli operatori. “La soglia della scelta prestazionale di intervento pari a 300 Mb/s stabile in download è necessaria per raggiungere, entro il 2026, l’obiettivo di connettività ad almeno 1 Gigabit/s definito dal Digital Compass”, si legge nel documento che Corcom ha potuto visionare. “La soglia indicata appare, infatti, l’unica idonea a garantire che lo sviluppo delle reti da parte dei privati, in assenza di finanziamenti pubblici, evolva rapidamente verso gli obiettivi del Digital Compass secondo il principio della scalabilità evidenziato dalla Commissione europea. Tale soglia è necessaria per sviluppare reti future proof”.
Come ricorda la stessa Fiordalisi nel suo articolo, sul fronte tecnologico prevale la logica della neutralità con l’obiettivo di accelerare la roadmap: fibra, dunque, ma anche Fwa e tecnologie “miste” in grado di garantire gli obiettivi messi nero su bianco nel Piano Italia a 1 Giga. Puntualizza ancora l’articolista: Il modello a incentivo – secondo quanto risulta dalle simulazioni effettuate dall’economista ed esperto di TLC Maurizio Matteo Dècina – si basa sul completamento della rete in funzione dell’attivazione finale, che consente all’operatore di iniziare a recuperare l’investimento (l’incentivo copre infatti solo una parte dell’investimento, la restante parte deve essere coperta immediatamente con i flussi di cassa). L’incentivo, calcolato come percentuale degli investimenti unitari per unità immobiliare, verrebbe erogato solo a compimento della tratta verticale che consente al cliente una immediata attivazione. Secondo Dècina tra i due modelli di intervento pubblico – a concessione o a incentivo – ci potrebbe essere un differenziale di 20 miliardi di euro in termini di crescita economica in 5 anni, pari all’1% del Pil. Nel caso in cui il tasso di attivazioni dello scenario per concessione fosse incrementato di 10 volte rispetto a quello attuale (zone bianche) il differenziale si ridurrebbe a 5 miliardi.