Sul mercato è già presente un’ampia offerta di dispositivi sia per la realtà virtuale, che porta gli utenti in un mondo completamente digitale, sia per la realtà aumentata, che si concentra invece sull’aggiunta di informazioni e servizi digitali sovrapposte alla visione della realtà fisica. Lo scorso anno questo mercato ha fatto registrare una forte crescita (+26,6%) e si prevede che nel 2026 si sfioreranno le 35 milioni di unità, 50 milioni se si includono i prodotti ad uso professionale specialistico. Uno sviluppo al quale si aggiungono le più o meno prevedibili novità frutto della ricerca tecnologica più avanzata, come ad esempio le lenti a contatto digitali. Dedica attenzione all’argomento il magazine Affari&Finanza, settimanale economico di La Repubblica, con un articolo a firma di Valerio Maccari pubblicato lo scorso 25 luglio: La statunitense Mojo Vision ha annunciato di aver dato il via alla sperimentazione di un prototipo funzionante delle Mojo Lens, le prime lenti a contatto “smart” pensate per la realtà aumentata. Il dispositivo, delle dimensioni di una lente a contatto tradizionale, integra un minuscolo processore Arm e vari sensori di movimento, oltre a un mini-display proprietario che – secondo Mojo Vision – è il più piccolo e denso del mondo, con 14mila pixel in un diametro di appena mezzo millimetro.
Questa novità si colloca in un mercato affollato, visto il moltiplicarsi di investimenti nel campo dei visori, o headset, per la realtà aumentata e la realtà virtuale. L’innovazione “smart” della visione umana, infatti, sembra essere entrata nell’agenda dei principali big della tecnologia, da Apple a Google passando per Meta, Htc e Sony. Come ricordato nell’articolo di Affari&Finanza, il 2023 potrebbe essere un anno cruciale per il settore, in quanto si prevede il lancio di headset di nuova generazione da parte di Meta, Pico e Sony. Così nell’articolo: Ma in arrivo c’è anche Google: la scorsa settimana la compagnia – che era stata pioniera del settore con i Google Glass, lanciati nel 2012 – ha annunciato di essere in procinto di avviare i test del suo nuovo prototipo ‘”project Iris” per la realtà aumentata, con l’obiettivo di lanciarli sul mercato nel 2024. All’orizzonte, però, si profila anche il visore di Apple. Un dispositivo mai annunciato ufficialmente, ma su cui si moltiplicano le indiscrezioni. Secondo le ultime, la casa dell’iPhone starebbe lavorando a due prodotti: gli Apple Glasses, dedicati alla sola realtà aumentata, e un headset più simile a quello dei concorrenti di Meta e Sony per la realtà virtuale e mista.
Grande attesa quindi per Apple, visto che l’anno prossimo lancerà il suo primo headset e, anche se si è tentati di immaginare che l’azienda ne distribuisca grandi quantità, bisogna tenere presente che questo è il suo primo dispositivo di questo tipo, che si rivolgerà principalmente a un pubblico ristretto. Ma le successive dinamiche mostreranno probabilmente un’evoluzione che crescerà a passi da gigante.
Wind Tre stringe un accordo con Ericsson per realizzare una propria rete 5G “standalone”, tecnologicamente 100% di nuova generazione. Lo anticipa Il Sole 24 Ore, con un articolo a firma di Andrea Biondi pubblicato lo scorso 28 luglio: …le due società hanno deciso di unire le forze, con Wind Tre che si è rivolta alla multinazionale svedese delle infrastrutture per le Tlc per realizzare la parte “core” del suo network 5G. «Siamo lieti di contribuire, insieme a Wind Tre alla trasformazione digitale del Paese. Con latenze, velocità, flessibilità e livelli di sicurezza senza precedenti, il 5G standalone porterà enormi vantaggi sia ai consumatori sia alle imprese, aprendo la strada a servizi evoluti quali fixed wireless access (la banda ultralarga con fibra e wireless 5G nell’ultimo miglio, ndr.), cloud gaming e a soluzioni che rivoluzioneranno i processi produttivi», commenta Emanuele Iannetti, head of Ericsson Italy and South East Mediterranean. «Il 5G – afferma dal canto suo Benoit Hanssen, amministratore delegato di Wind Tre – è una pietra miliare della nostra strategia di rete. Con il 5G standalone saremo in grado di sviluppare ulteriormente il nostro business, con il lancio di un’ampia gamma di servizi evoluti a vantaggio dei partner aziendali e a supporto dei clienti Wind Tre.
Come ricorda e sottolinea Andrea Biondi nel suo articolo, l’alleanza tra Wind Tre ed Ericsson è un primo passo in Italia in un settore delle TLC destinato ad una significativa crescita a breve. Un numero crescente di operatori in diversi mercati, infatti, sta implementando reti 5G di tipo standalone. Così nell’articolo: Secondo l’ultimo Mobility Report di Ericsson, alla fine del 2021 erano più di 20 gli operatori che avevano già lanciato reti 5G native su un totale di oltre 210 reti 5G (di ogni tipo) commerciali operative in tutto il mondo. Si parla di T-Mobile negli USA; Vodafone in Germania; China Mobile, China Telecom, KT, Singtel in Asia. La Cina e il Nord America sono stati i primi mercati in cui è stato lanciato il 5G standalone, seguiti da lanci commerciali in altri mercati tra cui Australia, Giappone, Corea del Sud, Singapore, Thailandia, Germania e Finlandia. Si prevede che il numero di queste reti 5G raddoppierà già nel corso del 2022.
In Italia siamo nella fase della rete 5G non-standalone, che Biondi definisce “non autonoma”. La rete 5G si appoggia totalmente alla rete sottostante 4G. Una fase che però sta permettendo di accelerare l’introduzione del 5G sul mercato evitando la realizzazione di una nuova Core Network 5G più complessa. In questo modo si stanno anticipando i tempi e il 5G standalone potrà affermarsi impiegando meglio le molteplici potenzialità del nuovo standard.
Possa alla fase attuativa il Piano per portare Internet veloce in 7 milioni di civici e potenziare il 5G in oltre 11mila siti radiomobili. Sono stati firmati il 29 luglio alla presenza del ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, i contratti per l’avvio dei lavori relativi ai bandi “Italia 1 giga” e “Italia 5G”. Hanno firmato l’ad di Infratel Italia, Marco Bellezza e i rappresentanti delle aziende aggiudicatarie Inwit, Open Fiber e Tim. Dedica attenzione al tema Cor.Com, – Il Corriere delle Comunicazioni, con un articolo pubblicato nella giornata stessa della firma: Ai lavori relativi al bando“Italia a 1 Giga” sono stati destinati 3,4 miliardi di euro, per le reti mobili 5Gsono stati destinati, con due bandi a incentivo distinti, 725 milioni di euro per il potenziamento delle reti mobili esistenti e 346 milioni di euro per le nuove stazioni radiomobili. Le procedure sono gestite da Infratel Italia sulla base della convenzione stipulata con il Dipartimento per la trasformazione digitale e Invitalia. Per il bando “Italia a 1 Giga”, i civici interessati sono distribuiti in 15 aree geografiche in tutta Italia, di cui 8 assegnate a Open fiber e 7 al raggruppamento guidato da Tim con FiberCop. I fondi pubblici coprono fino al 70% degli investimenti. Le iniziative dedicate al 5G sono suddivise in due bandi “a incentivo” distinti, entrambi con finanziamento pubblico fino al 90% del costo complessivo delle opere. Il primo bando, assegnato a Tim, prevede investimenti per la realizzazione di rilegamenti in fibra ottica di siti radiomobili esistenti. Il secondo bando, assegnato al raggruppamento temporaneo di imprese composto da Inwit, Vodafone e Tim, è dedicato alla densificazione delle reti 5G, finanziando la realizzazione di nuove stazioni radio base con velocità di trasmissione di almeno 150 Mbit/s in downlink e 30 Mbit/s in uplink.
Come si ricorda nell’articolo, la strategia punta a connettere in quattro anni tutta l’Italia con reti ad altissima velocità fisse e mobili, incluse le scuole e le strutture sanitarie che potranno quindi garantire servizi ad altissime prestazioni. Gli interventi contribuiranno significativamente all’eliminazione del digital divide con impatti estremamente positivi sulla vita di tutti i cittadini in termini di opportunità, uguaglianza ed inclusione sociale. Sempre nell’articolo si sottolinea come in 13 mesi il Governo Draghi ha approvato la strategia, ottenuto le autorizzazioni europee e assegnato tutti i bandi previsti dal PNRR, anticipando gli obiettivi europei, per un totale di oltre 5,5 miliardi di euro di risorse pubbliche, portando allo Stato un risparmio di circa 1,2 miliardi e attraendo investimenti privati per oltre 2,2 miliardi di euro.
L’Osservatorio sulle Comunicazioni mira a fornire periodicamente una visione di sintesi sul quadro congiunturale di tutti i mercati di interesse dell’Autorità. Si articola in sezioni dedicate alle telecomunicazioni, ai media, internet, editoria, etc. Grazie all’Osservatorio, AgCom mette a disposizione delle imprese, dei consumatori, dei media un set di informazioni che, nel tempo, può contribuire ad una migliore comprensione delle tendenze di mercato e competitive nel settore delle comunicazioni. Il più recente report è particolarmente interessante, conferma infatti il notevole incremento degli accessi fibra e fixed wireless; mentre il rame appare una tecnologia sempre meno impiegata. La tendenza mette in risalto un vero e proprio boom dell’alta velocità. Dedica attenzione al tema il Corriere della Sera, con un articolo pubblicato lo scorso 30 luglio: Il mercato della rete fissa evidenzia una crescita del traffico al 2020, ma restano le differenze strutturali tra il Nord e le aree del Sud del Paese. (…) A fine 2021 gli accessi broadband e ultra broadband residenziali e affari hanno intanto raggiunto 18,7 milioni di unità, equivalenti a 31,7 linee ogni 100 abitanti.
Tra le motivazioni dello sviluppo dell’alta velocità si colloca l’aumento dello streaming. La diffusione della tecnologia fibra misto rame (fiber-to-the-cabinet, fibra all’armadio) ha consentito di avvicinarsi e in alcuni casi superare la soglia dei 100 Megabit per secondo. Ma sono state le linee con velocità pari o superiori ai 100 Megabit per secondo a fare il balzo: dal 5,6 al 55,1% del totale. Il principale operatore nazionale continua a essere TIM con il 42,2% del mercato, seguito da Vodafone con il 16,4%, Fastweb con il 15,1% e Wind Tre con il 13,9%. Il crollo delle ADSL favorisce TIM, poiché dispone dell’infrastruttura di rete più capillare. Le variazioni più consistenti si hanno nell’FWA e nell’FTTH. TIM da sola con un +5,4% e Vodafone con un +2,6% sembrano aver sottratto mercato a Linkem, Tiscali e i piccoli operatori locali. Ma è probabilmente una fase poiché l’intero segmento è cresciuto del 16,9% e non accenna a rallentare. Con 2,11 milioni di accessi e una crescita in un anno del 54,8% la diffusione dell’FTTH è entrata concretamente in una nuova stagione.