Nel 2021 si sono contate in Italia oltre 350 iniziative connesse allo sviluppo applicativo delle potenzialità del blockchain. Uno scenario evidenziato anche da un’apposita ricerca dell’Osservatorio Blockchain e Distributed Ledger della School of Management del Politecnico di Milano, secondo cui la crescita delle applicazioni apre alla rivoluzione del Web decentralizzato, il Web3, considerato la naturale evoluzione dell’attuale Web “centralizzato” dominato dalle big tech. Dedica attenzione al tema Cor.Com – Il Corriere delle Comunicazioni, in un articolo pubblicato lo scorso 21 gennaio:

Il mondo Blockchain continua ad attrarre l’interesse di istituzioni, aziende e media – afferma Valeria Portale, Direttore dell’Osservatorio Blockchain e Distributed Ledger –. Le criptovalute sono ormai diffuse anche tra gli attori tradizionali del mondo finanziario e dei pagamenti, che valutano di integrarle nell’offerta anche come forma di investimento. Sono esplosi gli Nft, che presto potranno essere sfruttati anche nel “metaverso”. Sempre più aziende si stanno avvicinando alla ‘tokenized economy’, in cui prodotti, asset finanziari e digitali verranno scambiati sotto forma di token. E molte stanno lanciando progetti basati piattaforme DLT e smart contract. In questo scenario, la Blockchain si sta affermando come la tecnologia che guiderà la nuova evoluzione di Internet, il Web3”. “Le community più innovative e i nuovi progetti si stanno spostando verso modelli di business decentralizzati e disintermediati, continuando a sviluppare il mondo delle DApp – prosegue Francesco Bruschi, Direttore dell’Osservatorio Blockchain e Distributed Ledger –. E il valore della decentralizzazione è sempre più chiaro anche alle istituzioni internazionali: in Europa, prosegue l’evoluzione dell’European Blockchain Services Infrastructure, mentre le Banche Centrali, in risposta alla crescita delle Stablecoin, hanno ormai sdoganato queste tecnologie come soluzioni utilizzabili per l’emissione delle proprie valute digitali, le Cbdc”.

Come si ricorda nell’articolo, un secondo ambito di applicazione è quello dei progetti in cui i processi di business tradizionali vengono replicati utilizzando tecnologie Blockchain. A livello internazionale si contano circa 500 progetti implementativi sviluppati da aziende e pubbliche amministrazioni. Altrettanto interessante notare il fatto che, sempre da quanto si evidenzia nella ricerca del Politecnico, sono oltre 70 i progetti di Decentralized web sviluppati a livello internazionale, il 9% del totale di quelli censiti, tra applicazioni decentralizzate (DApp) e Nft. Applicazioni decentralizzate più interessante continua ad essere quello del DeFi (Decentralized Finance), sviluppate su piattaforme permissionless per l’offerta di servizi e prodotti finanziari.

Come si prevedeva a livello di esperti economici e da molte fonti istituzionali Pietro Labriola è il nuovo amministratore delegato di Tim. È stato nominato all’Unanimità dal CdA della società convocato lo scorso 21 gennaio. Labriola manterrà anche l’incarico di Direttore Generale conferitogli dal Consiglio lo scorso 26 novembre, rimettendo agli organi sociali della controllata Tim Brasil il mandato di consigliere di amministrazione e di ceo. Il nuovo AD è già a lavoro sulla strategia futura di TIM che sarà presentata i primi di marzo. L’ipotesi di uno spacchettamento della società, con la creazione di una Netco e di una Serviceco, è la più accreditata. Ma resta da sciogliere il nodo del dossier Kkr. Alla nomina di Labriola dedica un articolo, a firma Antonella Olivieri, il quotidiano Il Sole 24 Ore, pubblicato il 23 gennaio: Al manager 54enne, che è stato cooptato ieri nel board della capogruppo e nominato ad con effetto immediato, vanno dunque anche tutte le deleghe che erano state assegnate ad interim al presidente Salvatore Rossi, con l’eccezione della delega alla comunicazione relativa alla manifestazione d’interesse avanzata da Kkr, e al processo che ne è conseguito, che resta in capo alla presidenza. «La nomina di Pietro Labriola ad amministratore delegato del gruppo Tim è per me e per l’intero consiglio motivo di grande soddisfazione», ha commentato Rossi, che puntava a ricompattare il consiglio su una nomina condivisa, possibilmente all’unanimità, come poi è stato. «Grazie alla competenza e all’attenzione ai risultati che lo caratterizzano – ha aggiunto il presidente – il nuovo ceo saprà accompagnare Tim nel suo percorso di sviluppo, valorizzando il ruolo decisivo che il nostro gruppo deve avere nella crescita economica, digitale e sociale del Paese».

Come ricorda lo stesso articolo della Olivieri, adesso si entra nel vivo della partita destinata a rivoluzionare l’assetto di business del gruppo, con la separazione tra le attività commerciali e quelle infrastrutturali. Di fatto sia l’offerta di Kkr – al momento non vincolante – che le prime indicazioni sul piano aziendale in confezionamento portano a prefigurare che nel futuro prossimo ci saranno due Telecom al posto di una. La differenza è che nella formula portata avanti dal fondo Usa il riassetto avverrebbe dopo il delisting dalla Borsa, mentre nella soluzione che sta studiando Labriola la scissione sarebbe realizzata mantenendo entrambe le società quotate. Per il gruppo la scissione significa dover fare a meno delle sinergie derivanti dall’integrazione verticale, alle quali nessun grande incumbent europeo ha finora pensato di rinunciare.

Vodafone e Iliad, secondo quanto riportato dalla Reuters che cita fonti anonime, sarebbero in trattative per concludere un accordo che unirebbe le loro rispettive attività in Italia. Ricordiamo che Iliad entrerà nel mercato del fisso Italiano il prossimo 25 gennaio. Nel caso si realizzasse l’accordo con Vodafone si creerebbe un gigante delle telecomunicazioni con unapenetrazione del mercato mobile di circa il 36% (28,5% Vodafone e 7,7% Iliad), davanti al 28,8% di Tim e al 24,8% di Wind Tre, e ricavi combinati di quasi 6 miliardi di euro. Dedica attenzione al tema il quotidiano Il Sole 24 Ore, con un articolo a firma di Andrea Biondi pubblicato il 23 gennaio:

Promette di non essere un anno qualsiasi il 2022 per le Tlc in Italia. E a scuotere un mercato piegato da anni di scriteriata guerra dei prezzi – e ora appeso alle speranze di un consolidamento – potrebbe essere un big deal: un’unione fra grandi operatori. Il Big Bang potrebbe scaturire dal matrimonio fra Vodafone e Iliad. A rilanciare l’indiscrezione è l’agenzia di stampa Reuters, segnalando l’esistenza di trattative per concludere un accordo in Italia volto a unire le rispettive attività. Nessun commento da parte delle società, ma secondo Reuters il processo sarebbe partito, con Lazard al lavoro sui piani strategici in Italia di una Iliad che, intanto, martedì alzerà il velo sulle sue offerte ultrabroadband nel fisso, temutissime dai competitor per il prezzo che sarà scelto. Come aveva anticipato al Sole 24 Ore l’ad di Iliad Italia, Benedetto Levi, in un’intervista del 13 gennaio, per l’avvio la telco userà la rete Open Fiber per poi aggiungere in un secondo momento anche quella di Fibercop (Tim-Kkr-Fastweb).

Come sottolinea Biondi nel suo articolo è comunque da vedere quali saranno i reali rapporti di forza in un eventuale deal fra queste due realtà: È da tempo che analisti e osservatori immaginano uno scossone, in chiave M&A, per le TLC in Italia. In questa direzione spingono i fondamentali di un mercato con alle spalle 1,5 miliardi di ricavi lordi persi dal settore nel 2020 (16,3 miliardi fra 2008 e 2020) e con impegni di spesa che bussano impietosamente alla porta: investimenti sempre sopra i 7 miliardi annui dal 2017 e a quota 7,4 miliardi nel solo 2020, con un peso sui ricavi del 26%. Mai così alto. Unire le forze è considerato dunque un imperativo. Un primo assaggio c’è stato a fine 2021 con la fusione cui stanno lavorando Tiscali e Linkem (quest’ultima sarà l’azionista di controllo con il 62%).

Lo sviluppo tecnologico nel campo digitale progredisce in maniera estremamente rapida. In questo sviluppo un posto di rilevo sta assumendo il concetto di Metaverso. In realtà si tratta di un termine già esistente da qualche anno, coniato infatti nel 1992 da Neal Stephenson nel suo romanzo cyberpunk Snow Crash per indicare un mondo completamente virtuale. Quello che intendiamo oggi come Metaverso è il prossimo passo per una connessione sociale continua, con spazi virtuali in cui sarà possibile interagire senza essere fisicamente presenti. Si potrà dunque partecipare a riunioni o persino fare la spesa in un supermercato virtuale. Così come effettuare visite a siti archeologici e Musei in modo virtuale ma con una qualità di visione senza precedenti. Per l’Italia, che raccoglie oltre il 60% del patrimonio artistico mondiale, si tratta di una sfida e di una opportunità. Ne parla Il Corriere della Sera in un articolo firmato Luca Josi, pubblicato il 23 gennaio: Lo scorso aprile Mark Zuckerberg, alla vigilia dei Natali di Roma, passeggiava per Roma. Stando a Palo Alto. Inforcando i suoi occhiali per la realtà virtuale, in realtà camminava nella nostra capitale di duemila anni fa, poi di cinquecento, trecento, duecento anni or sono. Fino a quella del novecento.
Cosa incuriosiva tanto una persona che ha chiamato le sue due figlie Maxima e August? Probabilmente la prospettiva che Roma antica regalò al futuro. L’oggetto del suo interesse era il Mausoleo di Augusto – digitalmente riprodotto da TIM nelle sue varie vite – costruito per un uomo che ha dato il suo nome a un dodicesimo dell’anno in cui viviamo, agosto, e che unì, organizzò e sviluppò un impero complesso. Perché il
Metaverso potrebbe rappresentare una grande occasione di crescita per l’Italia? Da queste parti, nel diciannovesimo secolo, fu abbattuto un ostacolo preistorico appagando un interrogativo ancestrale: il poter domandare, con la nostra voce, alle persone che amiamo, ma distanti da noi, “come stai?” (logistica emotiva). Oggi, in un pianeta che oltre ai suoni trasporta le immagini, siamo prossimi a ricostruire spazi tridimensionali in cui calarci (logistica emotiva e spaziale).

Le riflessioni di Josi sottolineano le prospettive che il Metaverso apre a un Paese che ha nel suo destino le relazioni: Siamo un popolo scaturito dall’incrocio di moltitudini di genti che, per le ragioni più variegate della storia, si sono trovate e poi hanno scelto di vivere questa terra così delicata, multiforme e accogliente che è l’Italia. Forse, ancora una volta, possiamo candidarci ad accogliere le migliori fantasie della creatività umana, come è già stato in molte epoche precedenti. Perché il genius loci non sta, appunto, in una genia speciale ma, probabilmente, nel luogo che ci accoglie per la sua luce, il suo clima e i suoi sapori, che consentono al device più raffinato con cui ci confrontiamo, il nostro corpo, di produrre da queste nostre parti le cose migliori, riconosciute nel tempo e nello spazio, della nostra breve civiltà.

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