Prima riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sui rischi dell’AI: alla riunione dello scorso 18 luglio sono particolarmente significativi gli interventi del Segretario ONU Antonio Guterres e degli esperti Jack Clark e Zeng Y. L’incontro a livello ministeriale al Consiglio di Sicurezza dell’ONU era stato convocato dal Regno Unito e passerà alla storia come la prima riunione in assoluto del Consiglio di 15 membri sulle potenziali minacce dell’intelligenza artificiale alla pace e alla sicurezza internazionali. Il Segretario generale delle Nazioni Unite si è rivolto al Consiglio di sicurezza, sottolineando il potenziale dell’intelligenza artificiale per accelerare lo sviluppo umano, mettendo anche in guardia contro l’uso dannoso di quella che è una nuova tecnologia rivoluzionaria. António Guterres ha affermato che se l’AI (IA in italiano) diventasse principalmente un’arma per lanciare attacchi informatici, generare deepfake o per diffondere disinformazione e incitamento all’odio, avrebbe conseguenze molto gravi per la pace e la sicurezza globali. Rivolgono attenzione al tema tutti i principali organi di stampa, fra cui Notizie Geopolitiche che con un articolo a firma di Mariarita Cupersito pubblicato lo scorso 20 luglio: Il segretario generale Antonio Guterres ha dichiarato: “L’IA generativa ha un enorme potenziale per il bene e il male su larga scala. I suoi stessi creatori hanno avvertito che ci attendono rischi molto più grandi, potenzialmente catastrofici ed esistenziali. Senza un’azione che affronti questi rischi, siamo inadempienti rispetto alle nostre responsabilità verso le generazioni presenti e future”. Il tutto nasce dalla pubblicazione di ChatGpt, che in pochi mesi ha raggiunto centinaia di milioni di persone. “Si stima che entro il 2030 le tecnologie basate sull’Ai genereranno tra i 10 e i 15 trilioni di dollari”, ha proseguito Guterres. “Nemmeno i suoi creatori sanno dove l’IA può arrivare. Quello che stiamo vedendo è solo l’inizio, e sappiamo che queste tecnologie possono incrementare il livello di disinformazione, creare deepfake, o manipolare messaggi, idee, parole dette dalle persone, aumentando i rischi di discriminazioni e minacce per le minoranze”.

Come ricordato nell’articolo, ciò che in particolare preoccupa le Nazioni Unite sono le possibili implicazioni dell’utilizzo in campo militare dell’IA. Data l’urgente necessità di norme regolatrici, Guterres ha proposto una serie di disposizioni incentrate su tre principi: il rispetto delle leggi umanitarie, un accordo sull’utilizzo dell’IA in campo militare e, infine, regole mondiali per il controllo delle tecnologie basate sui dati per il controllo delle attività terroristiche.

La richiesta di nuovi incentivi per l’acquisto di impianti e tecnologie, digitali soprattutto, per l’industria manifatturiera arriva dalla presidente di Ucimu-Sistemi per produrre, Barbara Colombo. Per competere l’industria italiana ha bisogno di macchine utensili aggiornate allo sviluppo delle tecnologie di ultima generazione, di robot più performanti e collaborativi, di digital e additive manufacturing. L’ammodernamento della cosiddetta “Officina Italia” sostenuto efficacemente negli scorsi anni non va fermato. La trasformazione digitale degli impianti e l’ampliamento della capacità produttiva non sono certo ultimati, devono, quindi, proseguire, ha sottolineato Colombo, che chiede a Palazzo Chigi di ragionare su nuovi provvedimenti di incentivazione alla sostituzione dei macchinari obsoleti e di introduzione di tecnologie 4.0. Anche perché queste tecnologie rispondono all’esigenza di riduzione dei consumi di energia e di gestione ottimale delle risorse. Colombo spiega inoltre che questo “strumento è sotto la lente di osservazione di altri paesi dell’Unione europea, molti dei quali ci guardano con invidia su questo”. Si occupa del tema Cor.Com – Il Corriere delle Telecomunicazioni con un articolo a firma di Veronica Balocco, pubblicato lo scorso 21 luglio: Fa registrare un calo del 23% su base semestrale, rispetto ai primi sei mesi del 2022, l’indice degli ordini di macchine utensili elaborato dal Centro Studi&Cultura di Imprea di Ucimu-Sistemi per produrre. Il dato, che è frutto della riduzione della raccolta ordinativi che i costruttori hanno registrato sia sul mercato estero che sul mercato interno, ha spinto la presidente Barbara Colombo, a lanciare un appello al governo, chiedendo “di intervenire al più presto per confermare e potenziare il piano Transizione 4.0 che, a nostro avviso, deve prevedere, in via strutturale, un sistema modulare di incentivi fiscali che possano essere tra loro combinati ecumulatie che premino maggiormente chi investe in nuove macchine ove la digitalizzazione è anche abilitatore di sostenibilità”.

La stessa Colombo ha affermato che il ridimensionamento rilevato in questa prima parte del 2023 ha anzitutto una ragione fisiologica: il trend non poteva continuare a mantenere i ritmi del biennio post pandemia. Non si può ignorare il fatto che il calo sia determinato anche dalle condizioni di incertezza nelle quali le imprese si trovano oggi ad operare. Sulla base di questo, Ucimu avanza richieste al governo. Come ricordato nell’articolo, chiede soprattutto l’aggiunta di un secondo credito di imposta per gli investimenti in macchinari che integrano le catene del valore fisica e digitale. Questa misura andrebbe ad affiancare il credito di imposta attualmente in vigore per gli investimenti in tecnologie di produzione digitali di ultima generazione. Inoltre, si richiede una terza misura che incentivi la sostenibilità, promuovendo il green manufacturing in linea con le direttive europee.

ll CdA di Telepass si è riunito lo scorso 21 luglio e ha preso atto delle dimissioni dagli incarichi di CEO e Direttore Generale presentate da Gabriele Benedetto. Lo stesso CdA ha attribuito ad interim al presidente Andrea Mangoni tutte le deleghe gestionali della società. Nel corso del Board è stato espresso apprezzamento “per lo sviluppo di Telepass portato avanti negli scorsi anni e per il supporto dato da Gabriele Benedetto a garantire un ordinato passaggio di consegne”. Al CEO uscente sono stati formulati gli auguri del Board per il suo futuro professionale. Nella stessa giornata del 21 luglio, il quotidiano Il Sole 24 ore ha dedicato un articolo a a firma di Laura Galvagni sul tema del cambio al vertice di Telepass: Al momento è ipotizzabile che il board decida di affidare le deleghe gestionali ad un alto dirigente di Telepass, almeno ad interim. In pole position per assumere temporaneamente il ruolo ci sarebbe dunque Andrea Mangoni, già capo di Mundys, azionista di controllo di Telepass e da poco presidente della stessa. L’avvicendamento non dovrebbe presentare profili di particolare criticità. Mangoni ha consolidate competenze digititali, conosce la società e il piano industriale è delineato da tempo e supportato da soci e management. Quanto al profilo di Benedetto, in Telepass è arrivato nel 2016 dopo 10 anni di esperienza nel mondo della consulenza. A valle della laurea presso l’Università Bocconi e gli inizi in Sony Europe e Capgemini, Benedetto è entrato in Value Partners, spostandosi tra Europa e Asia, fino a diventare responsabile dell’ufficio di Milano.

Nell’articolo di Laura Galvagni viene inoltre ricordato come sul fronte operativo il gruppo si è evoluto da società sostanzialmente concentrata sui servizi di telepedaggio in Italia, in una realtà che offre a privati e aziende molteplici servizi per una mobilità flessibile e sostenibile, anche in Europa. Ricordiamo che controlla società di servizi come Telepass broker, Telepass assicura, Urbi (informazioni su come fruire la mobilità nelle città) e kMaster, per la gestione del parco mezzi aziendale. Nel 2022 il gruppo Telepass ha raggiunto i 312 milioni di ricavi, sostanzialmente raddoppiati rispetto al 2015 (143 milioni di fatturato) e i 129 milioni di ebitda (89 milioni nel 2015). Una crescita frutto di diversi fattori e che nel 2020 ha in parte favorito la costituzione di un nuovo assetto proprietario. Nell’ottobre di quell’anno infatti la ex Atlantia, ora Mundys, ha ceduto il 49% della società al fondo svizzero Partners Group, per oltre 1 miliardo di euro.

Open Fiber porta anche sul fronte finanziario le strategie sul suo futuro. I dati aggiornati riguardanti l’operatività indicano in oltre 5 miliardi gli investimenti, 13,6 milioni di connessioni in fibra tra case, aziende e sedi della pubblica amministrazione. Complessivamente Open Fiber ha realizzato oltre 100.000 km di infrastruttura di cui 46.000 km nelle Aree Nere (le città e le aree più densamente popolate) e circa 67.250 km nelle Aree Bianche (zone interne meno popolate del Paese). Con questi dati è il primo operatore italiano in termini di sviluppo di infrastruttura FTTH. Le dinamiche connesse alla digitalizzazione del Paese, sulla spinta anche dei fondi provenienti dal PNRR, chiedono però all’azienda una accelerazione notevole dell’operatività. Dedica attenzione al tema La Repubblica, con un articolo a firma di Sara Bennewitz pubblicato lo scorso 22 luglio: Open Fiber avvia i colloqui preliminari con le banche per ridiscutere le condizioni di un maxi prestito da 7,1 miliardi, e il suo primo azionista Cassa e Depositi e Prestiti prende carta e penna e scrive al governo chiedendo un aiuto a sostegno dell’azienda. Con una lettera indirizzata al ministro del Tesoro Giancarlo Giorgetti, al ministro per il Made in Italy, Adolfo Urso, e alla presidenza del Consiglio, e quindi ai sottosegretari Giovanbattista Fazzolari e Alessio Butti, e al capo di gabinetto Gaetano Caputi, Cdp chiede al governo un aiuto concreto a sostegno dell’azienda. Nella lettera, firmata dal presidente di Cdp Giovanni Gorno Tempini e all’ad Dario Scannapieco, Cdp ricorda poi le disavventure di Open Fiber, che nonostante il Covid, l’inflazione e il caro materie prime, sta costruendo una rete in fibra ottica per il Paese.

Sempre restando negli interventi giornalistici sul tema, secondo quanto riportato dal Il Sole 24 Ore Open Fiber avrebbe deciso di rinviare al termine dell’estate l’approvazione del piano industriale, dando priorità al rifinanziamento del gruppo. Sempre secondo Il Sole 24 Ore, nelle trattative sarebbe stati coinvolti un pool di 32 istituti di credito, compresi i principali gruppi bancari italiani. Secondo indiscrezioni riportate dal principale quotidiano economico italiano, il finanziamento dovrebbe collocarsi tra un miliardo e i 3 miliardi di euro, “a seconda dell’avverarsi o meno di alcune condizioni, fra cui programmi di investimento e possibili interventi dello Stato per supportare il settore TLC e quindi e quindi anche la società”.

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