Il rapporto Istat 2021 parla chiaro: l’evoluzione 4.0 è sempre più parte integrante delle imprese italiane, con progetti già attuativi e molti altri in atto, ma restano aperte difficoltà significative sul fronte del personale. Ad esempio il numero degli specialisti ICT è aumentato in un anno solo del 18% contro il 77% della Francia e del 50% in Germania. Dedica attenzione al tema COR-COM, Il Corriere delle comunicazioni con un articolo pubblicato lo scorso 9 luglio: Le tecnologie digitali rappresentano una componente strategica per la competitività dei paesi e per l’evoluzione dei sistemi produttivi verso una maggiore sostenibilità”. Lo dice il XXIX Rapporto annuale Istat 2021 che al digitale italiano dedica un intero capitolo analizzando macro-progetti in campo e punti critici dello scenario innovativo del Paese. Non a caso l’Italia ha destinato a progetti di digitalizzazione circa il 27% dei 235 miliardi di risorse comprese nel PNRR (222 miliardi) e nei fondi React-Eu (13 miliardi). Ciononostante nelle imprese con più di 10 addetti più della metà del personale ormai usa quotidianamente computer connessi a Internet (il 56% nell’UE27 e il 53% in Italia).
Nell’articolo si ricorda inoltre come l’incidenza relativamente modesta degli occupati in professioni ICT segnala una carenza sistemica che riguarda la domanda di servizi specialistici amplificata dalla non elevata qualificazione di base degli addetti: nel 2020 meno del 40% degli occupati in professioni ICT in Italia dispone di una formazione universitaria contro il 66% per l’insieme dell’UE27.
Le imprese italiane sono in posizione avanzata anche nell’uso di sistemi e dispositivi interconnessi a controllo remoto (Internet delle cose) e in linea con la media europea nel ricorso a strumenti di Intelligenza artificiale e nella robotica. Il sistema produttivo italiano è invece in ritardo nella diffusione del commercio elettronico e nell’uso di tecniche di analisi di Big data; queste ultime nel 2019 sono state utilizzate dal 9% delle imprese italiane e spagnole con almeno 10 addetti, contro il 18% di quelle tedesche e il 22% di quelle francesi.
Una notazione importante anche sull’impiego dei canali social nelle aziende: Già prima della pandemia il 45% delle grandi imprese usava i canali social mentre un 15% ne ha perfezionato l’utilizzo durante l’emergenza sanitaria: la previsione è che, a fine 2021, il loro utilizzo diventi uno standard per più del 60% delle imprese con oltre 250 addetti.
Fare il punto su come sta lavorando la ricerca nell’ambito di due settori determinanti per il futuro non solo dell’industria ma della società nel suo complesso: Robotica e Intelligenza artificiale. Questo l’obiettivo della due giorni voluta dalla Presidenza del consiglio che ha affidato l’organizzazione dell’evento all’Istituto Italiano di Tecnologia. IIT ha quindi messo a punto il programma, strutturato in due percorsi: il primo, di carattere scientifico, si terrà presso l’istituto stesso il 28 luglio; il secondo, dedicato al largo pubblico, il 29 luglio al Palazzo Ducale di Genova.
All’evento scientifico, coordinato dal Direttore di IIT Giorgio Metta hanno dato la loro adesione numerosi ricercatori e istituti di ricerca italiani ed internazionali. Il Corriere della sera presenta significati e contenuti dell’evento genovese, con un articolo a firma Giulia Cimpanelli pubblicato lo scorso 7 luglio: La discussione toccherà tematiche legate all’intelligenza artificiale nella società quali il suo impatto sociale, il tema etico e la convivenza fattiva tra macchine intelligenti ed esseri umani e come agire per mantenere la figura dell’uomo centrale. Si toccherà anche l’argomento della parità di genere nella scienza e nello sviluppo delle nuove tecnologie, con Carrozza, primo presidente donna del CNR ed Ersilia Vaudo. Si esplorerà poi l’applicazione di queste tecnologie nell’esplorazione spaziale con il cosmonauta Villadei.
Gli interventi citati dall’articolista fanno parte del ricco programma dell’incontro pubblico a Palazzo Ducale dove il Direttore Giorgio Metta dialogherà con il giornalista Massimo Sideri, editorialista del Corriere della Sera e responsabile del Corriere Innovazione. L’intera giornata è dedicata a robotica e Intelligenza Artificiale, con esponenti delle istituzioni della cultura, della scienza: il Ministro Roberto Cingolani, il Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, il musicista Giovanni Allevi e, come già ricordato, la Presidente del CNR Maria Chiara Carrozza, il cosmonauta Walter Villadei e la Chief Diversity Officer di ESA Ersilia Vaudo.
Un piano strutturato in 31 progetti per oltre 18 miliardi di investimenti nei prossimi 10 anni, che significa un aumento del 25% rispetto al precedente: questi sono “i numeri” che Terna ha messo in campo, presentati recentemente dal suo CEO Stefano Donnarumma. Sui contenuti del piano si focalizza anche il Corriere della Sera, con un articolo a firma Fabio Savelli pubblicato lo scorso 7 luglio: Una strategia ambiziosa, immaginata con una capacità finanziaria auto-sufficiente che però non esclude che alcuni progetti possano usufruire di risorse dell’Ue con i fondi del Recovery. Si vedrà. Dice l’amministratore delegato di Terna, Stefano Donnarumma, che ogni miliardo investito sull’infrastruttura elettrica determina un multiplo di due-tre volte per il Pil nazionale. Con ricadute sociali positive sul lato dell’occupazione. È chiaro che la transizione energetica «non è un pranzo di gala», per dirla con le parole del ministro competente Roberto Cingolani. Come le tecnologie sugli accumulatori che hanno ancora costi proibitivi. Ma è indubitabile che l’elettrificazione è un trend inarrestabile che alimenta anche la mobilità. Propedeutica anche alla costruzione di una filiera delle batterie per le quali s’ipotizza una gigafactory di Stellantis nel nostro Paese se i volumi di auto prodotte dovessero giustificarlo. Donnarumma intende rafforzare le dorsali da nord a sud evitando imbottigliamenti. Alimentando i consumi dell’industria manifatturiera. «Nei prossimi anni ogni anno dobbiamo installare 8 gigawatt di impianti, dieci volte più di quanto facciamo ora», fissa l’asticella Cingolani.
Si è di fatto costituito in Parlamento un fronte bipartisan per velocizzare lo sviluppo della rete 5G. Tre emendamenti al decreto Semplificazioni, presentati da tre diverse forze politiche, puntano infatti allo stesso obiettivo: eliminare la possibilità per i Comuni di intervenire con propri regolamenti per “minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici” e cancellano ogni riferimento all’individuazione di siti sensibili, rimandando genericamente a obiettivi di qualità già esistenti.
Dedica al tema un suo editoriale Mila Fiordalisi, Direttore di COR.COM- Il Corriere delle Comunicazioni, pubblicato lo scorso 6 luglio: Si tratta di un rafforzamento delle norme salva-5G, inserita del DL Semplificazioni del 2020, che limita il potere degli enti locali sull’installazione degli impianti 5G. Le proposte dovrebbero essere votate nelle Commissioni Ambiente e Affari Costituzionali della Camera tra domani e dopodomani. Tra gli emendamenti quello di Italia Viva (inserito nella short list degli “irrinunciabili”) al disegno di legge che dispone la conversione del decreto-legge del 31 maggio, avente ad oggetto la governance del PNRR e le “prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure”. La proposta, in particolare, prevede di inserire un comma che, di fatto, manda in soffitta la normativa attuale sui limiti italiani all’elettromagnetismo. Due gli obiettivo dell’emendamento: il primo velocizzare la roadmap delle installazioni, riducendo il numero di antenne attualmente necessario alla quinta generazione mobile; il secondo abbattere ostacolo burocratici legati all’elevato numero di antenne. Rivedere i limiti in vigore in Italia e armonizzarli a quelli dei partner europei e dei principali competitor internazionali, in linea con le raccomandazioni Icnirp, comporterebbe numerosi benefici per il Sistema Paese.
Sempre nel suo articolo Mila Fiordalisi ricorda come sul fronte sanitario va evidenziato che le reti potrebbero funzionare con potenze di trasmissione più omogenee permettendo a smartphone e tablet di agganciarsi prevalentemente alle antenne più vicine, con emissioni inferiori da parte dei dispositivi ai quali sono più esposti gli utilizzatori. Impatti positivi anche sul fronte paesaggistico e ambientale con la possibilità di utilizzare un numero inferiore di antenne con un minore “ingombro” sul paesaggio.
C’è poi l’effetto economico – sottolinea la Fiordalisi – un minore fabbisogno di investimenti privati che contribuirebbe a consolidare la presenza di investitori esteri e aumenterebbe la marginalità del settore e anche la possibilità di investire maggiori risorse in ambiti come la ricerca e la sostenibilità.