Un miliardo di abbonamenti entro fine 2022 per poi arrivare a 4,4 nel 2027, quasi la metà di tutti gli abbonamenti telefonici e il 60% in termini di traffico dati: il 5G cresce a grandi passi e si sta sviluppando come nessuna altra tecnologia mobile. È quanto mette in evidenza il Mobility Report di Ericsson, indagine secondo cui se attualmente circa un quarto della popolazione mondiale ha accesso alla copertura 5G si balzerà a tre quarti nel 2027. Dedica un suo editoriale al tema Mila Fiordalisi, Direttore di Cor.Com – Il Corriere delle comunicazioni, pubblicato lo scorso 21 giugno: “L’ultimo Ericsson Mobility Report conferma che il 5G è la generazione di tecnologia mobile con la più rapida crescita di sempre, ed Ericsson sta giocando un ruolo chiave nel renderla possibile – sottolinea Fredrik Jejdling, Executive Vice President e Head of Networks di Ericsson -. Lavoriamo ogni giorno con i nostri clienti e con i partner dell’ecosistema per garantire che milioni di persone, imprese, industrie e tutte le comunità possano godere al più presto dei vantaggi della connettività 5G”. E Peter Jonsson, Executive Editor dell’Ericsson Mobility Report evidenzia che “la diffusione delle reti 5G standalone (SA) sta aumentando in molte regionidal momento che gli operatori si stanno preparando a questa ulteriore innovazione per cogliere nuove opportunità di business. Una solida infrastruttura di rete digitale è alla base dei piani di trasformazione digitale delle imprese, e le nuove potenzialità possono essere trasformate in nuovi servizi per i clienti”.

Nel suo articolo Mila Fiordalisi sottolinea inoltre come sarà il Nord America l’area geografica con il più elevato tasso di penetrazione da qui a 5 anni. Ma anche nei Paesi dell’Europa occidentale gli abbonamenti al 5G saranno oltre 8 su 10 (82%); a seguire con l’80% la regione del Consiglio di cooperazione del Golfo e l’Asia nordorientale con il 74% (l’area include anche la Cina). In India, dove il 5G deve ancora partire, si prevede che il 5G rappresenterà quasi il 40% di tutti gli abbonamenti entro il 2027.

La proposta di Fastweb e Aruba, insieme ad Amazon, è risultata vincente nella gara europea per la realizzazione e gestione del Polo Strategico Nazionale volto alla trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione Italiana. Lo ha riferito il Ministero per l’innovazione tecnologica e la transazione digitale (MITD). Risulterebbe quindi sconfitta la cordata costituita da Sogei, Leonardo, Cdp Equity e TIM. Ricordiamo che il Polo Strategico Nazionale si propone la classificazione dei dati e dei servizi pubblicida parte dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (ACN) e la qualificazione dei servizi cloud secondo le direttrici della Strategia Cloud Italia, definita all’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Dedica attenzione al tema il Corriere della sera, con un articolo a firma di Andrea Ducci, pubblicato lo scorso 23 giugno: Per l’esito definitivo servirà attendere ancora 15 giorni. Nel frattempo però la gara per il Polo strategico nazionale, che prevede la realizzazione del cloud per la pubblica amministrazione, è stata assegnata al raggruppamento costituito da Aruba e Fastweb (con tecnologie cloud dei colossi Usa Amazon e Microsoft Azure). A renderlo noto sono Difesa Servizi e il ministero per l’Innovazione Tecnologica, che prendono atto del cambio di scenario rispetto alla prima fase del bando, quando ad averla spuntata era stato il raggruppamento di imprese costituito da Tim, Sogei, Leonardo e Cdp Equity. Una cordata nazionale, con tanto disoggetti pubblici, che si è vista battuta sul lato dell’offerta economica e che adesso disporrà, appunto, di 15 giorni per replicare la proposta di Aruba e Fastweb. Il meccanismo di gara predisposto da Difesa Servizi (società del ministero della Difesa) e dal ministero guidato da Vittorio Colao prevede, del resto, per il raggruppamento capitanato da Tim in veste di mandataria il diritto dipareggiare «le condizioni offerte dall’attuale aggiudicatario». La distanza delle due proposte è di 700 milioni di euro. Il tandem Fastweb-Aruba si è candidato a realizzare il cloud nazionale, dove dovranno migrare il 75% delle amministrazioni italiane entro il 2026.

Come ricordato nell’articolo stesso, a breve la cordata composta dalle aziende pubbliche e da Tim rifarà i conti per cercare di ritoccare lo sconto offerto finora di un ulteriore 16%, pareggiando la proposta di Aruba e Fastweb. Così nell’articolo: La volontà di «esercitare il diritto di prelazione» allineandosi al valore di 2,67 miliardi è data per possibile e probabile, anche se a caldo nessuno si sbilancia ufficialmente. Vale ricordare che l’aggiudicazione del Polo strategico nazionale è una delle missioni previste dal Pnrr.

Con uno specifico un accordo siglato nel 2020, Generali Italia e Telepass sono giunte nel 2021 al lancio dell’innovativo sistema di rimborso automatico ritardi e della copertura collisione autostradale giungendo ora al lancio di Next, dispositivo con oltre 30 servizi digitali integrati (sistema brevettato). L’obiettivo entro il 2022 è di raggiungere un milione di clienti Telepass con servizio Generali. Un unico dispositivo con oltre 30 servizi digitali attraverso IoT, big data, intelligenza artificiale, tecnologie robotiche: dal telepedaggio al pagamento carburante e parcheggio con vocale; dal real time coaching all’assistenza automatica in caso di emergenza. Il Telepass, la scatolina che fa sollevare la sbarra del casello autostradale, ne sta facendo di strada! Di questa evoluzione parla L’Amministratore delegato della società Telepass, Gabriele Benedetto in un’intervista rilasciata al giornalista Aldo Fontanarossa del quotidiano La Repubblica, pubblicata lo scorso 23 giugno. Telepass, come ricorda lo stesso articolista, è una presenza familiare nella vita degli italiani. Ma ora che nuove aziende lanciano le loro scatoline alternative (lo ha già fatto Unipol, lo farà presto Banca Intesa) la tentazione di cambiare potrebbe contagiare gli automobilisti. Non a caso l’intervista inizia proprio da qui: Benedetto, come ha dormito la notte dell’11 aprile quando Unipol ha lanciato il suo UnipolMove in concorrenza con il Telepass? «Abbastanza bene anche perché la notizia del lancio non ci ha certo sorpreso. Sapevamo da un anno che Unipol preparava questa mossa. E le notti successive ho riposato addirittura meglio». L’incubo di cedere decine di migliaia di clienti a Unipol, e di colpo, non l’ha visitata? «Avevamo messo in conto di perdere tra il 2 e il 3% dei nostri sottoscrittori. D’altra parte Unipol ha proposto tariffe aggressive e una campagna di comunicazione intensa. Ma l’abbandono del nostro Telepass è stato più contenuto».

Sollecitato dall’articolista a definire oggi l’utente tipo del servizio Telepass e il livello medio di soddisfazione, l’AD nell’intervista risponde: «Il 50% dei nostri 8 milioni di clienti usa i trenta servizi che abbiamo in campo, accanto al pedaggio. Sono persone che riteniamo di aver fidelizzato. L’altro 50%, forse più contendibile, apprezza la qualità del nostro servizio di base: il pagamento del pedaggio in autostrada. Non siamo più bravi. Semplicemente facciamo questo mestiere, con massima affidabilità, da 30 anni. Siamo presenti in tutta Italia, loro non ancora. E forti in Europa».All’interno dell’intervista viene anche ricordato che il prezzo del canone del dispositivo Telepass è destinato presto ad aumentare. L’AD della società sottolinea a questo proposito: Il canone al servizio base — pari ad appena 1,26 euro, le vecchie 2500 lire — era fermo da ben 25 anni. In tutto questo tempo, i nostri investimenti si sono moltiplicati. Dietro ogni servizio ci sono tecnologie costose. E mentre le autostrade chiudono i loro punti blu, noi abbiamo aperto nuovi luoghi di incontro con i clienti: gli ultimi sono nelle stazioni di servizio dell’Eni. Tenga anche conto che le autostrade ci girano una somma contenuta sui soldi che incassano al passaggio delle auto: parliamo di un quinto di quanto applicano le carte di credito».

L’intervista si conclude con un tema molto delicato e attuale. L’articolista chiede infatti: La vostra società dispone di una quantità impressionante di dati sui comportamenti e gli spostamenti degli italiani. A quali società esterne vendete le informazioni? L’Ad di Telepass risponde «A nessuna».E sulla gestione dei dati aggiunge: «Li utilizziamo, correttamente e concretamente, per perfezionare i nostri servizi. Le faccio un esempio. Ogni anno 4 milioni di italiani vanno a sciare. Quando sono al casello, ormai vicini alle piste, noi spediamo loro una notifica per offrire una polizza mirata per il loro weekend sulle nevi. È un servizio che si attiva facilmente, a tariffe vantaggiose, in stile Telepass».

La realtà urbana di Milano Innovation District (MIND) si sta sviluppando su una superficie di oltre un milione di metri quadrati nell’area che ospitò Expo 2015. Il percorso di trasformazione avviato nel 2017 si completerà con la creazione di un distretto dell’innovazione unico in Europa per dimensioni e modello, secondo un progetto fondato sulla sostenibilità, il benessere ispirato dagli spazi, l’integrazione tra funzioni d’uso e con la natura. All’interno del distretto, oltre alle sedi di alcune eccellenze di interesse pubblico (lo Human Technopole, l’IRCCS Galeazzi, laFondazione Triulza e il Campus scientifico dell’Università di Milano), si incontreranno ambienti di ricerca, formazione, attività produttive, servizi e commercio, abitazioni, insieme a spazi condivisi e grandi parchi. Dedica attenzione al tema il quotidiano Il sole 24 ore, con un articolo a firma di Giovanna Mancini pubblicato lo scorso 24 giugno: Se fino a un anno fa era ancora una «città delle gru», oggi Mind, il Distretto dell’innovazione di Milano che sta nascendo sui terreni che sette anni fa hanno ospitato Expo 2015, sta prendendo rapidamente la forma e la sostanza di una «città del futuro». Un luogo dove ogni giorno arrivano già oggi circa 2mila persone per lavorare e fare ricerca, spiega Igor De Biasio, amministratore delegato di Arexpo, la società a controllo pubblico che di quei terreni è proprietaria e che ha affidato al gruppo australiano LendLease (con una concessione di 99 anni) lo sviluppo e al gestione della parte privata del progetto. «Molti degli obiettivi che ci eravamo dati e che avevamo sinora espresso soprattutto come concetti, ora stanno prendendo forma concreta», precisa De Biasio. Lo Human Technopole, il polo di ricerca sulle scienze della vita e la medicina di precisione attorno a cui è nato il progetto complessivo di Mind, è operativo ormai da due anni e conta oggi oltre 300 ricercatori in attività, che nel 2025 saliranno a 1.200. L’ospedale Galeazzi è terminato e aprirà a settembre, portando altre 6-7mila persone al giorno nell’area. E in attesa che partano i lavori per il nuovo Campus dell’Università Statale (ultimo dei tre soggetti pubblici all’interno di Mind, che sarà pronto nel 2025), anche la parte privata del distretto – quella affidata a LendLease – sta prendendo rapidamente forma.

Come ricordato nell’articolo, i due grandi filoni tematici attorno a cui si sviluppa il progetto Mind sono le scienze della vita e la città del futuro. Entrambi sono oggetto delle ricerche e delle tecnologie che in questo distretto prendono forma o trovano applicazione. E se il contenuto di questa smart city alle porte di Milano si sta delineando con contorni sempre più precisi, anche i temi della ricerca sono sempre più evidenti. Così nell’articolo: «Una comunità di innovatori deve potersi percepire come tale – aggiunge Minini –. Deve poter investire nelle interazioni e avere un sistema di obiettivi strategici comuni, quali la decarbonizzazione, l’inclusività, lo sviluppo di nuova tecnologia e nuova conoscenza». Tra gli obiettivi di LendLease c’è appunto la decarbonizzazione del distretto: le emissioni nette di carbonio saranno azzerate entro il 2025, mentre al 2040 l’obiettivo è azzerare le emissioni di carbonio senza compensazioni.

Nell’articolo si sottolinea come un’intuizione che si è rivelata corretta è stata quella di voler popolare da subito l’area, attraendo imprese pubbliche e private per fare ricerca. Molte di queste sono destinate a rimanere, avendo già firmato contratti di locazione a lungo termine. L’AD di Arexpo a questo proposito afferma: «Attraverso la porta della Federated Innovation, progressivamente sono arrivate a occupare chi un desk, chi il piano di un edificio, chi solo a fare ricerca – dice Minini. Il Village, ottenuto con la ristrutturazione di alcuni edifici di Expo, è il luogo fisico dove questo sta avvenendo, ma nel frattempo stiamo costruendo il West Gate, che sarà consegnato a metà del 2024 e costituirà il distretto vero e proprio, con edifici residenziali, un albergo e diverse funzioni».

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