L’’Istituto italiano di tecnologia celebra 20 anni di attività puntando sull’intelligenza artificiale per implementare la ricerca scientifica in ogni settore disciplinare, dalla robotica alla genetica fino allo sviluppo di nuovi materiali per la transizione energetica. IIT oggi ha una dimensione nazionale, oltre che una valenza internazionale: conta altri 11 centri in Italia, 2000 persone impiegate, 33 start up, 1200 brevetti, e 20 laboratori congiunti. Una realtà di ricerca che sin dall’inizio ha puntato al “trasferimento tecnologico”, cioè a tradurre le scoperte in strumenti e tecnologie utili all’industria e ai cittadini, per migliorare la vita di tutti. Le celebrazioni si sono tenute lo scorso 21 settembre presso l’Auditorium della sede centrale IIT di Genova.
Dedicato attenzione alla notizia del traguardo del ventennale i principali organi di stampa, fra cui il Corriere della Sera con un ampio servizio pubblicato lo scorso 22 settembre, spazio redazionale che comprende anche un’intervista al direttore scientifico Giorgio Metta. Lo stesso direttore ha puntualizzato come: “Il bilancio di questi primi 20 anni è assolutamente positivo: il segreto del nostro successo è nell’organizzazione snella e nell’opera di attrazione dei talenti che abbiamo messo in campo, offrendo un percorso di carriera in un ambiente di lavoro internazionale con laboratori di qualità e strumenti all’avanguardia. Questo ci ha permesso di ottenere ben 59 grant del Consiglio europeo della ricerca posizionandoci tra i primi in Italia, arrivando ad avere un budget di 182 milioni quest’anno che investiremo anche in infrastrutture”.
Particolarmente significativo il fatto che IIT ha deciso di festeggiare presentando all’evento celebrativo a Genova un nuovo robot umanoide chiamato ergoCub, che ha salutato i numerosi ospiti istituzionali e scientifici presenti. Il robot si basa sulla stessa piattaforma del suo famoso umanoide bambino iCub, ed è stato progettato con un’attenzione particolare all’ergonomia, in modo da favorire l’integrazione all’interno degli ambienti di lavoro e la collaborazione fisica con le persone. ergoCub nasce da un progetto triennale da cinque milioni di euro avviato con Inail nel 2021. La camminata è più robusta rispetto alle versioni precedenti di iCub e può arrivare fino a una velocità di circa tre chilometri orari, raffrontabile a quella di un essere umano. L’intelligenza artificiale gli consente di riconoscere visivamente oggetti e azioni e di manipolare un oggetto con entrambe le mani in scenari di lavoro dove è richiesta la collaborazione con un essere umano. La tecnologia ergoCub è completata da una tuta sensorizzata (che comprende anche un paio di scarpe) per monitorare in tempo reale sia gli sforzi che i movimenti del corpo di chi la indossa. Gli algoritmi di intelligenza artificiale elaborano le informazioni dei sensori, così da anticipare lo sforzo muscolo-scheletrico della persona e allertare, attraverso una vibrazione, il lavoratore che sta per compiere un gesto pericoloso per la sua salute fisica, prevenendo così il rischio di infortunio o affaticamento.
L’offerta vincolante per acquistare il 100% di Netco, ovvero la società di TIM che controlla la rete primaria e secondaria, e i cavi sottomarini di Sparkle, dovrebbe arrivare entro il 15 ottobre. Kkr e il Ministero dell’economia e delle finanze hanno infatti mandato una lettera a Tim chiedendo di prorogare la scadenza, originariamente prevista per il 30 settembre, di altre due settimane. Dedicano attenzione al tema tutti i principali organi di informazione, tra i quali il quotidiano La stampa con un articolo pubblicato lo scorso 22 settembre: KKR ha richiesto a TIM una proroga al 15 ottobre del periodo di esclusiva per concludere le attività propedeutiche e presentare l’offerta vincolante su Netco, la società della rete. Lo fa sapere la stessa TIM con una nota, aggiungendo che “il Consiglio di Amministrazione di TIM valuterà la richiesta ricevuta nella riunione del prossimo 27 settembre”. (…) L’architettura dell’operazione è già stata messa in piedi, per essere portata sul tavolo del CdA entro metà ottobre e per chiudere la partita della rete a dicembre.
Come si ricorda nell’articolo, la proposta d’acquisto di NetCo dovrebbe avere un valore compreso fra 21 e 23 miliardi di euro e vedrà, oltre il fondo statunitense Kkr, anche la partecipazione del fondo F2i con una quota del 10%, di un altro socio “italiano” con il 5% e del Mef con una quota di minoranza del 20%, intervento di circa 2-2,5 miliardi. Sempre nell’articolo si sottolinea inoltre come tutta la questione è sempre rimasta in bilico per l’opposizione del primo azionista della compagnia telefonica, la società francese Vivendi, che possiede una quota del 23,75%. I francesi si sono sempre opposti alla vendita, giudicata troppo a buon mercato rispetto ai 30 miliardi auspicati. Di qui la necessità del Governo Italiano di coinvolgere ad ogni costo Vivendi nell’operazione e trovare un accordo ancor prima che il dossier sia esaminato dal CdA di TIM.
Facilitare la realizzazione di connessioni ad alta velocità di ultima generazione, fisse e in mobilità, è l’obiettivo del protocollo d’intesa siglato tra il Dipartimento per la trasformazione digitale, l’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), Infratel Italia e gli operatori INWIT, Vodafone, TIM e Openfiber interessati all’attuazione dei Piani operativi Italia a 1 Giga e Italia 5G previsti nell’ambito dell’Investimento 3 “Reti ultraveloci e 5G” del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Nell’ambito del protocollo, previsti accordi operativi tra Comuni e operatori per semplificare i processi amministrativi e accelerare l’attivazione degli interventi legati al PNRR. Il protocollo d’intesa, che rimarrà valido fino al 30 giugno 2026, si compone di tre convenzioni operative, una per il Piano Italia a 1 Giga e due per il Piano Italia 5G, alle quali i Comuni potranno aderire in base alle proprie esigenze.
Dedica un articolo alla notizia dell’accordo la testata specializzata Cor.Com – Il corriere delle telecomunicazioni, con un articolo a firma di Veronica Balocco, pubblicato lo scorso 22 settembre: Più nel dettaglio, ogni operatore dovrà fornire ai Comuni un accordo operativo che includa le regole e le linee guida da seguire. Questo documento conterrà le normative, le procedure di collaborazione, le tecniche di lavoro e un impegno da parte dell’operatore a eseguire gli interventi correttamente e tempestivamente, come stabilito dal Piano.
All’interno dell’articolo è citata la specifica dichiarazione del Sottosegretario di Stato con delega all’Innovazione tecnologica, Alessio Butti, che ha affermato: Ci sono 7.901 amministrazioni comunali da raggiungere con infrastrutture di rete ad alta velocità: abbiamo bisogno di connettività per aumentare le occasioni di sviluppo per il territorio e avvicinare i cittadini ai servizi digitali, senza lasciare indietro nessuno. Gli ha fatto eco il presidente Anci e sindaco di Bari Antonio Decaro, che ha sottolineato come la disponibilità di connettività a banda ultra larga in tutto il Paese è un prerequisito indispensabile per dare pari diritti a tutti i cittadini e supportare lo sviluppo dei territori, che si tratti di città metropolitane o piccoli Comuni montani o rurali. L’articolo di Cor.Com riporta a questo proposito un significativo passaggio dell’intervento di Decaro: sulle tempistiche e modalità di realizzazione degli interventi e strumenti amministrativi che possano consentirgli di rapportarsi al meglio con gli operatori. Sempre nell’articolo viene inoltre riportata una dichiarazione di Marco Bellezza, Amministratore delegato di Infratel Italia, che precisa: “Il protocollo segna un passo importante nella nostra collaborazione con i Comuni italiani per portare, insieme al Dipartimento per la trasformazione digitale e gli operatori partner, infrastrutture digitali e servizi da nord a sud della Penisola puntando sulla trasparenza e l’accessibilità delle informazioni anche in chiave di velocizzazione dei processi amministrativi”.
Nella recente Assemblea nazionale di Federmeccanica, tenutasi a Roncade di Treviso, il Presidente Federico Visenti ha ricordato come oggi più che mai la sfida è recepire il tema della sostenibilità che sta diventando l’obiettivo primario di Stati, economie e imprese. Sempre secondo Visentin questa visione impone un cambio di paradigma globale per tutte le dimensioni della vita umana, compreso il lavoro ed il modo di fare impresa. Coniugare la sostenibilità del lavoro con la competitività delle imprese, richiede unità di intenti che veda impegnati tutti gli attori coinvolti, dai corpi intermedi alle istituzioni. Rivolge attenzione ai temi dibattuti nell’assiste il quotidiano Il Sole 24 Ore, con un articolo a firma di Barbara Ganz pubblicato lo scorso 23 settembre. Diversi i passaggi degli interventi dell’Assemblea citati nell’articolo, fra cui quello di Roberto Cingolani, amministratore delegato e direttore generale di Leonardo, società operante nell’industria aerospaziale: Oggi le nuove tecnologie hanno tempi di diffusione di 10 anni e un lavoratore dovrà affrontare tre o quattro cambi di paradigma: può uscire perfettamente formato e altamente qualificato da una università e ritrovarsi, dopo 15 anni, con un bagaglio di conoscenze superato. Questa è una sfida per le imprese grandi e per le piccole, ed è una sfida immensa.
Altrettanto interessante e significativa la citazione dell’intervento di Pieroberto Fulgero, amministratore delegato di Fincantieri: «innovare non è solo inventare qualcosa di nuovo, ma anche unire i puntini. Come capofiliera la scommessa è essere abilitatori di innovazione in ogni passaggio e collaborare con tutti gli attori perché si arrivi a un prodotto, nel nostro caso complesso come una nave, che integri le migliori tecnologie. Per fare una nave ormai servono ferro e dati: se così non fosse la produzione si sarebbe già spostata altrove». Sempre nell’articolo si sottolinea, riprendendo anche il contenuto di altri interventi, come l’innovazione va di pari passo con la sostenibilità nella sua concezione più ampia, che a sua volta si lega alla produttività, ad esempio il fatto che la robotizzazione nei cantieri non significa risolvere nel breve termine il problema della mancanza di saldatori, ma nel medio lungo periodo può rendere il lavoro più appetibile e dare welfare a chi lo svolge. Proprio la tecnologia può anche abbattere il gender gap anche nelle fabbriche, grazie a gli investimenti per la creazione di ambienti di lavoro di maggiore qualità.
Alessio Butti, sottosegretario all’innovazione, ha dichiarato in un’intervista al quotidiano La Repubblica l’esistenza di un piano governativo in quattro punti finalizzato a dare una svolta alle potenzialità di rete e quindi alla copertura Internet in tutta Italia. L’articolo, a cura di Alessandra Longo, è stata pubblicata lo scorso 12 settembre. Butti ritiene che l’intero sistema abbia accumulato dei ritardi, sottolineando la delicatezza e importanza del tema: E dato che in ballo ci sono anche i fondi del PNRR, il problema è ancora più serio. Sono tanti gli italiani che vorrebbero abbonarsi, ma non possono perché non sono ancora coperti. Il governo però ha una ricetta, con quattro ingredienti, per dare una svolta».
Durante l’intervista indica quindi i quattro punti sui quali il Governo vorrebbe puntare per riattivare in modo rapido e intensivo lo scenario di interventi infrastrutturali: Il primo obiettivo è quello della copertura della rete fissa, che prevede anche tecnologie Fwa (fisso wireless) dove le condizioni ambientali lo richiedano. Il secondo obiettivo è la copertura del Paese con la rete mobile 5G, non solo completando la copertura con 5G NSA di tutte le zone abitate, ma puntando a una copertura estesa in 5G SA (Stand Alone), le cui caratteristiche di elevata velocità (anche oltre i 10 giga bit per secondo), bassissima latenza (5 ms o meno) e capacità di gestire un numero elevato di apparati connessi lo rendono indispensabile per abilitare la trasformazione digitale del Paese. Il terzo obiettivo è l’adozione da parte dell’utenza, che appare spesso non motivata nella richiesta del servizio, ma che in realtà non trova disponibilità reale di una rete moderna e avanzata sul territorio. Quando la rete c’è, l’utenza in genere adotta immediatamente la nuova opportunità. Il quarto obiettivo è la spinta ai sistemi di edge computing (risorse informatiche vicine all’utente finale, (ndr),per garantire una elevata qualità dei nuovi servizi (come la Sanità digitale), assicurando allo stesso tempo significativi risparmi di gestione, fino al 60%, agli operatori di Tlc. L’articolista chiede poi a Butti delle previsioni su quando il piano diventerà attuativo: «Intanto dobbiamo liberarci di tutte quelle ragioni che hanno rallentato la costruzione delle reti, accumulando ingiustificati ritardi. E aggiunge: Deve esserci una accelerazione nella esecuzione dei lavori senza un aggravio di costi a carico della collettività. La politica sembra prendere in mano una situazione per toppo tempo in stallo, ma molti appaiono ancora i nodi da sciogliere.
L’anticipazione giornalistica proviene direttamente dalle fonti del quotidiano il Sole 24 ore, che lo scorso 14 settembre ha dedicato un articolo alla notizia: ci sarebbe il via libera del Cda di Open Fiber all’accordo con Tim sulle aree grigie. Secondo quanto scrive Andrea Biondi nell’articolo: Si tratta di un accordo di condivisione di infrastrutture secondo uno schema che, a quanto risulta al sole 24 Ore, vedrebbe Tim mettere a disposizione i cavidotti e le proprie infrastrutture nelle aree grigie a fronte di un esborso di Open Fiber di qualche decina di milioni di euro ma che in qualche modo avrebbe come contropartita la fornitura da parte di Of di collegamenti in fibra per stazioni radio base e infrastrutture nelle aree nere del Paese dove la controllata di Cdp e Macquarie è presente anche come eredità della passata Metroweb.
Come ricordato nell’articolo di Biondi, l’intesa segue quella di maggio 2022 sulle aree bianche (quelle a “fallimento di mercato” in cui Open Fiber ha vinto tre bandi per la cablatura del Paese). L’accordo si colloca in un momento in cui Tim e Open Fiber si sono trovati a luglio a vedersi contestate da Infratel penali per i ritardi nella realizzazione del Piano Italia 1 Giga (con fondi del Pnrr). Per il meccanismo esistente le penali sono recuperabili – e quindi completamente azzerabili – nelle due milestone successive e quindi entro giugno 2024. Andando avanti con i lavori diventerebbero dunque penali “virtuali”. In questo quadro, sottolinea Biondi, l’intesa potrebbe però evidentemente essere funzionale all’accelerazione del rollout grazie alla condivisione delle infrastrutture. L’articolo de Il Sole 24 ore non manca poi di evidenziare come nella riunione del Cda di Open Fiber fra i temi trattati ci sarebbe stato anche quello del rifinanziamento nell’ambito del project financing del gruppo. Nelle trattative è coinvolto un pool di 32 istituti di credito e sul punto sta lavorando l’advisor Lazard. Tutto questo avviene inoltre nell’attesa per la scadenza del 30 settembre: data entro cui il fondo Usa Kkr è chiamato a presentare una proposta vincolante per Netco (rete Tim e Sparkle). Altrettanto dinamico appare il versante politico dello scenario Tlc, nel quale il sotto segretario Butti ha anticipato una strategia governativa in quattro punti per dinamicizzare i lavori infrastrutturali della rete (ved. quanto riportato in questo numero di Connessioni).
WindTre ha annunciato di aver rinnovato la sua collaborazione con IBM, attraverso la progettazione di una soluzione basata su tecnologie di intelligenza artificiale (AI) ed automazione, per ottimizzare la gestione delle segnalazioni aperte dai clienti, riducendo le attività ripetitive del Service Desk dell’operatore. Secondo quanto affermato da WindTre, la soluzione in questione, definita di “Intelligent Automation“, è già stata in grado di gestire, in maniera automatizzata, oltre duecentomila richieste dell’utenza al Service Desk a seguito di necessità di vario genere. Dedicano attenzione alla notizia diverse testate, fra cui il Corriere della Sera che riporta anche una dichiarazione di Stefano Rebattoni, AD di IBM Italia: Solo il 20% delle Pmi adotta soluzioni AI, ma l’AI generativa basata su modelli foundation è una grande opportunità per questo tipo di aziende.
Per WindTre questo sviluppo di collaborazione, avviata nel 2018, fa parte del proprio percorso di trasformazione digitale, incentrato sulle soluzioni cloud e AI di IBM. Sempre a detta di WindTre, il prossimo traguardo dell’accordo con IBM è quello di creare un team multi disciplinare che lavori congiuntamente su tecnologie di intelligenza artificiale e automazione, allargando l’ambito di intervento attraverso l’elaborazione degli incidenti infrastrutturali, con l’obiettivo di individuare le cause dei problemi più ricorrenti e anticiparne le risoluzioni. Tiziana Tornaghi, IBM Consulting Managing Partner per l’Italia, ha commentato il nuovo accordo evidenziando come “Il futuro è ancor più promettente grazie alla flessibilità offerta dagli ambienti Cloud e alle enormi potenzialità di tecnologie di frontiera come Generative AI e Automazione Intelligente”. La nuova soluzione di “Intelligent Automation”, progettata e sviluppata dagli esperti di IBM Consulting, si basa sulla combinazione di servizi di intelligenza artificiale disponibili su IBM Cloud e sistemi di automazione, ovvero watsonx Assistant, watsonx Knowledge Studio (WKS) e Natural Language Understanding (NLU). Secondo WINDTRE la soluzione di “Intelligent Automation” progettata con IBM ha consentito un aumento della velocità di risposta alle segnalazioni pari a 10 volte, nonché la riduzione degli errori umanie la possibilità di attivare più robot in parallelo, in grado di gestire contemporaneamente i reclami.
L’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) ha posto in essere una crescita significativa delle sue infrastrutture digitali, allo scopo di supportare l’intera rete nazionale dei centri IIT, che comprende 4 sedi a Genova e 11 nei principali centri urbani del Paese. Le potenzialità sono state quadruplicate.
Obiettivo principale dello sviluppo, accelerare e ottimizzare le attività di ricerca in tutti i campi di interesse dell’Istituto, facilitando una transizione digitale efficace nel settore della ricerca. In particolare l’IIT si è dotato di un sistema avanzato per l’archiviazione dei dati, in quanto le attività sperimentali generate producono enormi volumi di dati che devono essere resi accessibili anche alla comunità scientifica e riutilizzabili in ogni momento secondo requisiti di trasparenza e sicurezza rigorosi. Rivolge attenzione all’argomento Cor.Com – Il Corriere delle Telecomunicazioni, con un articolo pubblicato lo scorso 15 settembre: L’IIT sta sviluppando internamente software che consentiranno ai suoi ricercatori, ma anche a team di ricerca di altre istituzioni – nell’ottica dell’Open Science – un accesso facile, rapido, sicuro ed efficace ai dati necessari per le sperimentazioni che poi possono essere analizzati grazie a machine learning e algoritmi di intelligenza artificiale. In questo senso l’IIT ha potenziato anche l’infrastruttura di calcolo principale, il supercomputer Franklin, che ha una velocità superiore ai 2 Petaflops, ovvero è in grado di eseguire più di 2 milioni di miliardi di operazioni al secondo, grazie ai suoi 83 nodi e alle 288 GPU (Graphic Processing Unit – unità di elaborazione grafica).
Come sottolineato nell’articolo, tra gli obiettivi è prevista una spinta nella gestione del dato Fair (Findable, Accessible, Interoperable, Resuable) secondo i principi dell’Open Science richiesti dalla Comunità Europea e dalle comunità internazionali di riferimento, e un uso più ampio di algoritmi di AI nell’analisi dei dati che porterà evoluzioni nel modo in cui alcune ricerche vengono condotte.
Questi ulteriori investimenti e sviluppi, si connettono direttamente anche all’apertura, avvenuta nel maggio scorso, del Center for Robotics and Intelligent Systems – Centro per la Robotica e i Sistemi Intelligenti (CRIS) a Genova, che ospita laboratori e strutture di test all’avanguardia per lo studio della robotica nel quale le diverse linee di ricerca – da quella chirurgica a quella industriale, dagli esoscheletri riabilitativi all’esplorazione spaziale.
Il rapido sviluppo dell’intelligenza artificiale può coinvolgere il lavoro umano in vari ambiti. Solo In Italia si ipotizza nei prossimi anni un coinvolgimento diretto di oltre 2 milioni di posti di lavoro. I commenti degli esperti si dividono fra chi esprime grandi preoccupazioni e altri pareri che mettono in luce le opportunità da cogliere. Molti anche i commenti giornalistici sul tema, fra cui quello di Eugenio Accorsio pubblicato lo scorso 4 settembre sul magazine Affari&Finanza: «Ad oggi non esiste evidenza che l’intelligenza artificiale abbia avuto un impatto negativo sul mondo del lavoro. Certo, con la brusca accelerazione che la tecnologia ha avuto con l’introduzione di ChatGPT e delle altre piattaforme “generative” occorre moltiplicare le attenzioni perché il salto di qualità è veramente notevole». Stefano Scarpetta, economista con PhD all’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi, dal 2013 direttore centrale dell’Ocse per le politiche del lavoro e dei problemi sociali, invita a non farsi prendere dal panico ma anche a non abbassare la guardia rispetto all’invadenza dell’AI.
Come presentato nell’articolo di Affari&Finanza, il team coordinato da Scarpetta ha redatto un articolato rapporto dal titolo “Artificial intelligence and the labour market”, nel quale si analizza nella finanza e nella manifattura l’impatto positivo o negativo della rivoluzionaria tecnologia sull’occupazione e le condizioni di lavoro. Il sondaggio ha coinvolto oltre 2 mila aziende in diversi Paesi dell’Ocse, intervistando 5.300 lavoratori. È emerso che finora meno del 10% delle imprese ha inglobato applicazioni di AI nelle proprie attività. Ma nelle grandi aziende la percentuale sale a un terzo. Fra le aziende che utilizzano l’AI, il 50% degli intervistati dichiara che è migliorata la qualità del lavoro, permettendo ai dipendenti di concentrarsi su attività più interessanti e lasciando quelle gravose o pericolose alle macchine. È inquietante però che tre su cinque degli interpellati, soprattutto quelli con competenze medio basse, temono che l’AI gli toglierà il posto nei prossimi cinque anni. Così nell’articolo: Il rapporto definisce «ambiguo» il rapporto con l’AI. «È vero che probabilmente porterà alla scomparsa di alcuni lavori – si legge nel documento – ma può avere un effetto virtuoso alzando la domanda complessiva di lavoro grazie ai miglioramenti di produttività. Possono nascere nuove attività, specie per i lavoratori le cui abilità sono complementari.
L’importante, secondo l’Ocse è governare il cambiamento, senza cadere nella trappola di affidarsi totalmente alla tecnologia. In particolare è necessario consentire ai lavoratori e ai datori di lavoro di cogliere i vantaggi dell’AI e di adattarsi ad essa con la formazione e il dialogo sociale. Il training continuo degli adulti, soprattutto quelli meno qualificati e più esposti a contraccolpi negativi, è importante, così come l’investimento in scuola e università.
La Digital Transformation è stata considerata come qualcosa di complesso e difficile da gestire, ma lo sviluppo dell’intelligenza artificiale ne ha modificato rapidamente percezione e attenzione progettuale. L’intelligenza artificiale sta infatti rivoluzionando il modo in cui creiamo applicazioni e otteniamo insight dai dati, offrendo numerosi vantaggi e opportunità. I vantaggi più importanti della tecnologia riguardano il mondo delle imprese, le elevate performance e le nuove prospettive economiche che potrebbero aprirsi. Più si afferma questa tendenza, più evidente appare un concetto: l’intelligenza artificiale funziona meglio con le versioni specializzate. Il valore dipende dai dati, dagli archivi di informazioni controllate: su quelle basi si possono offrire servizi più affidabili, come già avviene in certi settori dell’educazione, della finanza e della mobilità, solo per fare alcuni esempi. Rivolge attenzione al tema il quotidiano Il sole 24 ore, con un articolo a firma di Luca De Biase pubblicato lo scorso 7 settembre: Oggi l’intelligenza artificiale si avvale dell’esperienza fatta con le reti neurali e con la statistica avanzata, conta sulla potenza di calcolo dei nuovi microprocessori specializzati, sviluppa il riconoscimento delle immagini e i processi di apprendimento che le macchine riescono a realizzare usando l’enorme quantità di dati disponibili su internet. Negli ultimissimi anni, l’accelerazione è arrivata dalle nuove tecniche di trattamento del linguaggio, come i modelli chiamati Generative Pre-trained Transformer (GPT) (…) Ma la strada maestra per applicare costruttivamente l’intelligenza artificiale è quella di perdere meno tempo inseguendone la versione sperimentale generalista e concentrando l’attenzione sulle versioni specializzate. Il valore dipende dalla qualità dei dati, dagli archivi di informazioni controllate, ripulite dai pregiudizi, provenienti da fonti sicure, registrate in formati standard: su quelle basi, le intelligenze artificiali specialistiche possono offrire servizi affidabili.
Anche per le mansioni di uso comune l’AI mostra maggiori vantaggi se le dinamiche domanda/risposta sono specialistiche. Le macchine producono un tasso di errore ancora più basso rispetto agli esseri umani e la loro capacità in termini di performance è aumentata. Per poter cogliere le migliori opportunità dall’AI, è quindi necessario imparare a distinguere tra le informazioni utili e le notizie troppo generaliste, che spesso sono costruite ad arte per sostenere lo sviluppo stesso delle nuove tecnologie. Si apre così anche un nuovo, fondamentale campo di azione professionale all’interno dello sviluppo dell’AI: creare big data specialistici dai quali attingere dati di più alta “qualità” per alimentare il sistema, perciò anche con un valore economico maggiore.