Da tempo la Commissione europea è impegnata in un dialogo aperto con i cittadini, la società civile, le organizzazioni delle imprese e dei consumatori, i sindacati, il mondo accademico, le autorità pubbliche e gli esperti, nel quadro di porre in atto una strategia concreta sul tema delle opportunità e dei limiti dell’Intelligenza artificiale. Affrontare le nuove sfide che comporta ha alimentato anche un vivace dibattito parallelo, tanto da creare delle community in rete e sui media, che hanno influenzato alcune delle più significative iniziative di ordine politico e istituzionale lanciate nel campo AI. Recentemente questo dibattito si è ulteriormente intensificato, considerando anche lo sviluppo della creatività algoritmico-generativa. In tal senso il magazine L’Economia del Corriere della sera ha pubblicato lo scorso 15 maggio un’intervista a Francesco Caio, che ha guidato Poste Italiane, Avio e Saipem. Nell’intervista Caio ha presentato i contenuti del suo nuovo saggio dal titolo “Digitalizzazione”: Lo sviluppo dell’Intelligenza artificiale può rappresentare per l’Italia e per l’Ue una eccezionale opportunità per recuperare uno spazio da protagonista tra i due grandi blocchi che si sono formati sfruttando le prerogative dell’Ai: Cina e America. Ne è convinto Francesco Caio, manager con un passato in Olivetti, Merloni, Cable & Wireless, Avio, Poste e Saipem, un europeista convinto che è appena tornato dalla Silicon Valley. Quali sono le maggiori differenze, tra Europa e Stati Uniti, nell’ambito dell’utilizzo dei programmi di intelligenza artificiale? «Il rilascio di questi strumenti di interazione, penso a ChatGpt, ha suscitato anche negli Stati Uniti, come in Europa, reazioni di sorpresa. Da una parte il grande pubblico ha avuto l’opportunità di interagire direttamente con questi sistemi, dall’altra vi è stata la consapevolezza che gli sforzi fatti sui modelli di linguaggio hanno portato a risultati sorprendenti per gli stessi sviluppatori. Ma queste iniziali interazioni tra il grande pubblico e gli strumenti dell’intelligenza artificiale si inseriscono, negli Stati Uniti, in un consolidato settore industriale che ha investito molti miliardi di dollari negli ultimi anni.

Come espone Caio nel suo saggio, l’emergenza pandemica, l’inflazione, la guerra in Europa, la crisi energetica hanno ribaltato il mondo come lo conoscevamo, rendendo urgente affrontare la “nuova normalità”. Proprio queste emergenze hanno fatto comprendere a tutti la decisiva importanza degli strumenti digitali. Ora si tratta di governare la costruzione di un mondo “ibrido”, che coniughi e integri le diverse esperienze, fisiche e digitali. Partendo da questo scenario, Caio propone un’agenda per un “rinascimento digitale” italiano: rete, pubblica amministrazione, telemedicina, cybersecurity, cittadinanza digitale, smart working, turismo, scuola e università e molti altri sono gli ambiti descritti nel libro. Aspetti che richiedono grandi investimenti del PNRR, ma, ancor di più, l’impegno per la costruzione di una vera cultura digitale, che porti tutti a capire le logiche dei nuovi paradigmi e della trasformazione da attuare.

Oggi parlare di Digital Transformation significa raccogliere diversi significati fra loro sinergici come innovazione, investimenti e competitività. La Digital Transformation ha subito una forte accelerazione, soprattutto in termini di implementazione delle tecnologie più innovative presenti sul mercato e quindi a disposizione delle aziende. Ma l’implementazione di per sé non basta se non è accompagnata dall’introduzione di un nuovo modo di approcciarsi al Digitale e di utilizzarlo a livello aziendale. Per questo motivo, Digital Transformation è anche Cultura Digitale, vale a dire acquisizione di nuove competenze e ripensamento di alcuni dei processi organizzativi e produttivi. In questi anni gli sforzi delle aziende si sono concentrati nella prima fase del processo di Digital Transformation, ovvero la fase dell’implementazione. A questa fase deve però seguire un’operatività più matura e consapevole, una fase nelle quale già adesso molte imprese sono coinvolte e nella quale le tecnologie digitali rappresenteranno il motore sostenibile di prosperità economica proprio grazie al fatto di avere saputo interpretare al meglio la Digital Transformation. Lo sottolinea Beniamino Pagliaro in un articolo pubblicato su Affari&Finanza, magazine del quotidiano La Repubblica, pubblicato lo scorso 15 maggio: Per le realtà lavorative un enorme guadagno di efficienza. Ma dovranno ripensare i processi produttivi e raccogliere i propri dati. Chi non lo fa rischio di restare fuori gioco. L’intelligenza artificiale non risolverà da sola ogni problema: qui bisogna proprio rimboccarsi le maniche. Chi vuole prendere il treno di questa fase che si può davvero definire rivoluzionaria deve organizzare una ricognizione profonda, una colossale riflessione sulla propria attività. Senza tutto ciò, anche i modelli più innovativi di intelligenza artificiale generativa potranno risultare inutili. La partita è già iniziata e non potrà che riguardare anche l’economia italiana.

Nel suo articolo Pagliaro ricorda come siamo agli inizi di una nuova era della produttività digitale. Secondo gli esperti del Gartner Research Board è ormai tutto pronto per l’inizio della fase due della Digital Transformation. Se, infatti, la prima fase è stata caratterizzata dalla crescita dell’importanza delle nuove tecnologie nei settori più tradizionali della robotica e dell’automazione, la seconda fase metterà le tecnologie in condizione di cambiare in misura sensibile i parametri e i risultati dei cicli produttivi grazie più al controllo/gestione dei dati piuttosto che tramite la vera e propria “forza lavoro”. Saranno quindi sempre più richieste nelle aziende soluzioni altamente performanti a livello di trasmissione, raccolta e utilizzo dei dati, in grado di rispondere al bisogno crescente di competitività e sostenibilità, abbattendo sprechi e latenze. Inoltre sarà la conoscenza del proprio contesto a rappresentare un fattore cruciale per il successo delle aziende, soprattutto per quelle capaci di combinare al meglio l’esperienza tecnologica con questa consapevolezza. Man mano che le tecnologie di radicano nelle operazioni e nelle infrastrutture e più, in generale, nella nostra quotidianità, aumentano però le necessità di essere flessibili. Per questo, oltre all’efficienza, servirà sempre più la resilienza, intesa come capacità di aggiornare i propri skill e considerare ottimizzare con regolarità le reti digitali, dalla connettività agli archivi dati.

La manifestazione espositiva Sps che si terrà alla fiera di Parma dal 23 al 25 maggio, rappresenta un’importante occasione di confronto su tematiche di grande attualità per le imprese manifatturiere, fra cui robotica e intelligenza artificiale. Con oltre 800 espositori previsti e una folta agenda di tavole tematiche, la fiera sarà un momento di dibattuto significativo. Al centro la sempre crescente necessità di coniugare l’innovazione con le reali esigenze delle imprese. Un’evoluzione che favorisce anche la nascita di nuove professioni e in questo senso le scuole e le università dovranno adeguare il percorso di studi per mettere a disposizione figure preparate. In questo scenario i dati e la loro gestione emergono come la risorsa più preziosa per qualsiasi percorso di monitoraggio, miglioramento e revisione dei processi operativi. Ma per sfruttare questo enorme potenziale, le imprese necessitano di innovativi sistemi di gestione. Vedremo cosa proporrà Sps proprio in questo ambito. Rivolge attenzione all’argomento il quotidiano Il Sole 24 ore con un articolo a firma di Claudia La via pubblicato lo scorso 19 maggio: Le nuove tecnologie come il digital twin e la robotica, un’analisi più attenta e consapevole dei dati, ma anche una formazione costante e interna alle imprese che combini conoscenze base industriali a quelle specifiche tecnologiche. Sono i trend che oggi guidano il manifatturiero verso la sua evoluzione da industria 4.0 – che aveva messo l’acceleratore sull’innovazione – a Industria 5.0 dove la consapevolezza, la resilienza e la competenza umana sono i tre elementi cardine capaci di trarre valore dalla tecnologia spinta e dall’enorme mole di dati che macchinari connessi e intelligenza artificiale hanno portato in fabbrica. Il digitale resta una leva di cambiamento e di miglioramento che permette di evolvere e di implementare la competitività e la sostenibilità e favorire l’interconnessione di sistemi e componenti, ma il vero fattore abilitante è la presenza dei dati che da queste interconnessioni vengono generati. «I dati sono la risorsa necessaria per qualsiasi percorso di gestione, monitoraggio, miglioramento e revisione dei processi operativi”, spiega Marco Vecchio, segretario di Anie Automazione.

Come sottolineato nell’articolo, nell’ecosistema industriale 5.0, oggi big data e digital twin sono due facce della stessa medaglia. Il digital twin, fattore caratterizzante delle fabbriche del futuro, è uno strumento fondamentale di decisione che si basa sui dati: è il contenitore dove più funzioni aziendali possono accedere per trarre informazioni necessarie a comprendere i processi o i prodotti man mano che questi vengono eseguiti o realizzati. L’articolo propone una serie di autorevoli pareri dai quali emerge come oggi quello che va messo a sistema non è tanto il dato in sé, quanto l’esperienza fatta nel raccoglierlo, gestirlo e analizzarlo. Le imprese stanno passando da una raccolta indistinta a una “ingegneria del dato”, ossia una pianificazione di quello che serve raccogliere in funzione delle analisi che si intendono fare.

Arriva un bando da 400 milioni di euro per incentivare i progetti ecodigitali e di economia circolare delle aziende che operano in 8 regioni del Mezzogiorno, per la precisione Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna. Saranno incentivati gli investimenti in progetti che facciano ampio ricorso alle nuove tecnologie, ma anche a quelle per l’innovazione e la diversificazione della produzione. Il bando privilegerà chi ricorre all’efficientamento energetico. Dedica attenzione al tema Cor.Com – Il Corriere delle telecomunicazioni con un articolo a firma di Veronica Balocco, pubblicato lo scorso 19 maggio: Obiettivo della misura è sostenere il processo di transizione delle piccole e medie imprese nelle regioni del Mezzogiorno mediante l’incentivazione di investimenti imprenditoriali innovativi, che facciano ampio ricorso alle tecnologie digitali, secondo il Piano Transizione 4.0. Per avere accesso all’incentivo i progetti presentati devono prevedere l’utilizzo di tecnologie abilitanti (per esempio cloud, realtà virtuale) destinati all’ampliamento della capacità produttiva, alla diversificazione della produzione, alla realizzazione di nuovi prodotti, o alla modifica del processo di produzione già esistente o alla realizzazione una nuova unità produttiva. Ai fini della valutazione della finanziabilità sono riconosciuti significativi anche i punteggi premiali per i progetti aventi ad oggetto l’efficientamento energetico dell’impresa e che consentano un risparmio energetico almeno pari al 5%, nonché per quelli finalizzati a introdurre nel processo produttivo soluzioni legate all’economia circolare.

Come ricordato nell’articolo, i progetti dovranno prevedere spese ammissibili non inferiori complessivamente a euro 750.000 e non superiori a euro 5.000.000 ed essere realizzati nelle regioni del Mezzogiorno. L’incentivo pubblico potrà coprire fino al 75% dalle spese ritenute ammissibili con un’agevolazione articolata in un contributo e in un finanziamento agevolato. Interessante rilevare inoltre come premialità sono riconosciute anche a progetti che contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici individuati dall’articolo 9 del regolamento (UE) n. 2020/852 del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 giugno 2020, ovvero per le pmi che abbiano aderito ad un sistema di gestione ambientale o di efficienza energetica o che siano in possesso di una certificazione ambientale di prodotto.

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