Il Gruppo Fs chiude il 2022 con un utile netto pari a 202 milioni di euro e con un miglioramento del 5% rispetto al 2021. Le problematiche di mercato legate al Covid sembrano ormai superate, come testimonia la ripresa del traffico passeggeri e merci. I ricavi da servizi di trasporto, pari a 6,9 miliardi, segnano un incremento di 996 milioni rispetto al 2021, sia in ambito nazionale che internazionale. Lo ha reso noto lo stesso Gruppo Fs dopo che il CdA, presieduto da Nicoletta Giadrossi, ha esaminato e approvato, lo scorso 6 aprile, il progetto di Relazione finanziaria annuale della Società, che include anche il bilancio consolidato di Gruppo, al 31 dicembre 2022. Dedicano attenzione al tema tutte le principali testate giornalistiche fra cui il quotidiano La Stampa, con un articolo pubblicato on line lo stesso 6 aprile: Luigi Ferraris, Amministratore Delegato del Gruppo FS, ha così commentato: “I positivi risultati conseguiti nel 2022 confermano il ruolo chiave del Gruppo FS nel dotare il Paese di un sistema infrastrutturale, di mobilità e di logistica merci efficiente e integrato, nonché nel contribuire a rendere le nostre città più sostenibili. La crescita dei ricavi in un anno del 12% è frutto della capacità operativa del Gruppo che ha permesso di cogliere il consistente aumento della domanda di mobilità di persone che ha visto raddoppiare, rispetto al 2021, i viaggiatori delle Frecce.

Come ricordato nell’articolo tutti i margini dell’esercizio presentano saldi positivi e in crescita. Particolarmente importante anche il tema degli investimenti, come sottolineato dall’articolo pubblicato da La Stampa: Sul fronte degli investimenti, nonostante l’economia internazionale abbia mostrato una decelerazione diffusa quale effetto dell’inflazione alta e persistente e del peggioramento delle condizioni finanziarie, che gradualmente hanno portato a una contrazione dei consumi e degli investimenti, il Gruppo FS Italiane nel 2022 è riuscito a dare continuità alle azioni di sviluppo degli investimenti mantenendo un ruolo centrale di sostegno del sistema industriale nazionale. Nell’anno 2022 è stato infatti gestito un livello complessivo di spesa per investimenti tecnici pari a 11,3 miliardi di euro, con particolare riferimento allo sviluppo e al rinnovo dei settori infrastruttura, trasporto e logistica.
Inoltre il Gruppo Fs Italiane mantiene un elevato livello di solidità patrimoniale e finanziaria, in tal senso Standard & Poor’s ha confermato a inizio agosto 2022 il proprio giudizio con outlook “stable” e Fitch ha confermato nel mese di novembre il proprio giudizio in “BBB”, con outlook “stable”. In particolare, Fitch ha innalzato uno degli score assegnato a Fs da “moderate” a “strong”, in base alla metodologia “government-related entity rating criteria”, grazie al miglioramento della valutazione del Gruppo in relazione alle “Socio-Political Implications of Default”, in virtù del ruolo centrale che Fs riveste per la crescita infrastrutturale e per la transizione verde del Paese.

Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione nazionale, e l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) hanno siglato un accordo di collaborazione quinquennale finalizzato allo studio e alla realizzazione di soluzioni innovative in ambito robotica per supportare le attività sul campo dell’azienda. L’intesa è stata firmata a Roma da Massimiliano Garri, Direttore Innovation & Market Solutions di Terna, e da Giorgio Metta, Direttore Scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia. Rivolgono attenzione alla notizia tutti i principali organi di stampa, fra cui il Corriere della Sera con un articolo a firma di Fausta Chiesa pubblicato lo scorso 7 aprile: Grazie al know-how dell’Istituto nel campo dell’automazione e della robotica, spiega una nota, Terna potrà sviluppare nuove soluzioni tecnologiche a supporto delle attività di Operations & Maintenancè consolidate nella gestione di circa 75.000 km di linee elettriche ad alta e altissima tensione e delle oltre 900 stazioni elettriche su tutto il territorio italiano. “Le soluzioni robotiche che realizzeremo con l’IIT – ha spiegato Massimiliano Garri, Direttore Innovation & Market Solutions di Terna – affiancheranno le nostre persone, garantendo un livello di sicurezza ancora più elevato. E ci permetteranno di rendere più efficienti le nostre attività”.

Come ricordato nell’articolo, l’Istituto Italiano di Tecnologia e Terna hanno già individuato alcuni primi casi specifici da sviluppare e sperimentare insieme, quali, ad esempio: robot autonomi capaci di effettuare attività sui sostegni delle linee aeree, sistemi avanzati per il monitoraggio delle stazioni elettriche in assenza di operatori, nonché dispositivi come gli esoscheletri a supporto delle attività del personale in campo. Nel corso della collaborazione, inoltre, Terna e IIT valuteranno anche l’opportunità di adottare azioni volte alla protezione della proprietà intellettuale con l’obiettivo di tutelare e valorizzare i risultati delle ricerche. Il piano di innovazione di Terna si pone l’obiettivo di gestire l’evoluzione del sistema elettrico, incrementare le prestazioni e la resilienza delle reti di trasmissione, aumentare l’efficienza e ridurre al massimo i rischi derivanti dalle attività di manutenzione; il tutto con particolare attenzione alla sostenibilità e alla transizione energetica come fattori chiave dell’attività dell’azienda, a favore di una transizione giusta che crei valore e benefici per l’azienda, per i suoi stakeholder e per il sistema circostante.

La rete 5G è ancora in fase di diffusione in tutto il mondo e, mentre in Italia siamo ancora in fase di start up rispetto ad altri Paesi, altrove l’installazione e attivazione delle infrastrutture avviene più rapidamente. Secondo le nuove stime degli analisti di Omdia (gruppo Infotech), riprese da TechRadar, entro la fine del 2027 ci saranno quasi 6 miliardi di abbonati al 5G su scala globale. Per paragone, si tratta di un valore quadruplicato rispetto ai dati registrati a fine 2022. Il numero di fruitori di servizi correlati alla rete mobile di quinta generazione, secondo gli esperti, dovrebbe passare a quota due miliardi entro fine 2023. Per Omdia, nel 2022 sono state aggiunte 455 milioni di nuove connessioni 5G in tutto il mondo. Rivolge attenzione al tema Cor.Com il Corriere delle telecomunicazioni con un articolo pubblicato lo scorso 7 aprile: A consentire il salto in avanti degli abbonamenti, secondo l’analisi di Omdia, saranno due fattori principali. Da una parte il fatto che saranno sempre di più i device disponibili sul mercato che supporteranno il nuovo standard mobile, e dall’altra il fatto che gli operatori proporranno alla propria clientela tariffe economicamente più convenienti a causa dell’aumento della concorrenza. (…) Secondo i dati più recenti di Open Signal, agenzia indipendente, l’Italia è all’undicesimo posto per velocità delle reti 5G, con una media di 107.3 Mbps in download. In vetta al ranking c’è la Svezia con 325.8 Mbps in download, e a precedere l’Italia sono tra gli altri Norvegia, Francia, Svizzera, Irlanda, Spagna, Germania, Olanda e Regno Unito.

Chris Pearson, presidente di 5G Americas, ha osservato che il 5G sta crescendo notevolmente e sta vedendo un ridimensionamento molto più veloce rispetto alle scorse generazioni: Kristin Paulin, principale analista di Omdia, ha dunque aggiunto che gli operatori di telecomunicazioni stanno guidando l’adozione del 5G con prezzi più bassi e promozioni molto intriganti per smartphone sotto forma di bundle. Questo sarà il fattore cruciale nella determinazione del futuro successo della rete in questione a livello internazionale. Da ricordare come In Italia è stato presentato un nuovo bando per progetti di ricerca e sviluppo proprio nelle tecnologie 5G. Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha pubblicato il bando per finanziare progetti di sperimentazione e ricerca con l’obiettivo di sostenere le imprese che investono nelle tecnologie 5G, principalmente quelle utilizzate nel settore audiovisivo, nelle industrie creative, nel gaming e nella tutela e valorizzazione del Made in Italy.

Il tema delle Smart City è ormai da tempa al centro di un intenso dibattito. La necessità di ripensare gli spazi urbani focalizzando l’attenzione sui bisogni dei cittadini, razionalizzando le risorse e rendendo più efficiente l’erogazione dei servizi ha acquisito, infatti, un ruolo chiave nella definizione di possibili percorsi di sviluppo per le città. In questo contesto, l’innovazione tecnologica permette di prefigurare scenari che solo un decennio fa apparivano inimmaginabili, ponendo con forza la questione di quale sia la via migliore per liberare il potenziale insito nelle tecnologie oggi disponibili. Significativo il fatto che nei nuovi progetti di smart city trovi sempre più spazio l’innovazione determinata dalla sinergia tra transizione ecologica e digitale. Dedica attenzione al tema il quotidiano Il Sole 24 ore con un articolo a firma di Luca de Biase pubblicato lo scorso 9 aprile: …le diverse civiltà sentono in modo diverso le relazioni tra le persone e il loro ambiente, tra il vertice e la base della piramide decisionale. Con Neom la dinastia saudita vuole costruire la sua versione della nuova frontiera. Altri immaginano che l’utopia sia in Cina con l’idea di sviluppo armonico a guidare le scelte del sistema centrale che governa ogni dettaglio del Paese. E molti cercano ancora le risposte in Occidente, sperando che dell’utopia faccia ancora parte la democrazia. La diversità strutturale dei progetti è un connotato originale dell’utopia contemporanea. È una ricchezza, purché alla fine ci sia un punto di incontro. Che gli umani descrivono con un concetto più ripetuto che raggiunto: sostenibilità.

Il dibattito in corso sull’argomento ha generato la proliferazione di opinioni e punti di vista talvolta discordanti. Si consolida la convinzione che la realizzazione di una Smart City tragga origine dalla costruzione di una visione strategica, pianificata, organica e connessa alla capacità di leggere le potenzialità dei territori. Soprattutto per ciò che concerne energia e utilizzo dell’ecosistema. Nell’articolo pubblicato da Il sole 24 ore si ricorda infatti: Le città consumano il 65% dell’energia e generano il 70% delle emissioni di CO2 del mondo, ricorda la Commissione Europea. La questione è enormemente complessa. Mentre i grandi Paesi asiatici cercano di lanciare progetti di vasta portata simbolica, l’Europa sviluppa la sua strategia urbana per piccoli passi distribuiti equamente. La Commissione ha dedicato una delle sue Missioni a trasformare cento città perché diventino smart e neutrali dal punto di vista climatico entro il 2030: la questione riguarda le tecniche costruttive, l’energia, lo sviluppo di gemelli digitali delle città, i trasporti, i sistemi di deliberazione e la partecipazione dei cittadini, il verde urbano e così via. L’effettivo sviluppo di una Smart City implica un percorso continuo di innovazione che si traduca nell’erogazione di nuovi servizi e nella fruizione di nuovi prodotti, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita, anche attraverso un più attento coinvolgimento dei cittadini nei processi di governo e un monitoraggio puntuale dei bisogni reali. Questo percorso, tuttavia, richiede investimenti, anche di natura infrastrutturale, il cui livello non può essere soddisfatto esclusivamente dalla finanza pubblica. Nell’attuale congiuntura emerge la necessità di attingere a capitali privati, anche attraverso l’ulteriore coinvolgimento di investitori istituzionali. In questo contesto risulta cruciale valutare il grado di maturità delle diverse opzioni tecnologiche disponibili, sempre più caratterizzate delle potenzialità della digital transformatin, anche allo scopo di determinare l’evoluzione dei possibili modelli di business.

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