È stato recentemente pubblicato il nuovo bando per finanziare progetti di sperimentazione e ricerca sul 5G con l’obiettivo di sostenere l’innovazione nelle imprese promuovendo l’adozione delle nuove tecnologie. Dedica attenzione all’argomento Cor.Com – Il Corriere delle Telecomunicazioni, con un articolo a firma di Domenico Aliperto pubblicato lo scorso 21 marzo: “L’incentivo”, si legge in una nota del Mimit, “è promosso nell’ambito del Programma di supporto alle tecnologie 5G e mette a disposizione 11 milioni di euro, utilizzando le risorse del Piano di Sviluppo e Coesione 2014- 2020. Il bando si rivolge agli enti pubblici, in qualità di capofila con la partecipazione di università, centri di ricerca, imprese, pmi e startup. I termini per presentare i progetti saranno aperti fino al 19 maggio. Come si sottolinea nell’articolo, il programma di supporto alle tecnologie 5G promuove il miglioramento dei servizi attraverso l’adozione di soluzioni basate su tecnologie di frontiera, a partire da Blockchain, Intelligenza artificiale, Internet of Things, Edge e Quantum computing, attraverso centri di trasferimento tecnologico (le Case delle tecnologie emergenti) per far confluire le competenze delle università con le richieste del mercato. Il Ministero, avvalendosi di un’apposita Commissione, procederà alla valutazione delle proposte progettuali secondo quanto stabilito nell’avviso pubblico del 17 marzo 2023 nel quale vengono determinati criteri e modalità di ammissione al finanziamento delle proposte pervenute. L’istruttoria si concluderà entro 60 giorni dalla data di chiusura dell’Avviso con una graduatoria approvata dal Mimit che sarà pubblicata sul sito del Ministero.
Sempre nell’ambito del tema dello sviluppo delle infrastrutture per rete 5G, Cor.Com ha pubblicato lo scorso 24 marzo un articolo a firma del Direttore Mila Fiordalisi dedicato al tema del cosiddetto “5G Indoor”, ossia della realizzazione delle reti all’interno degli edifici e in particolare di grandi edifici, da quelli che ospitano sedi aziendali ai centri commerciali, dagli aeroporti ai campus universitari, dagli ospedali agli stadi e così via. La questione non è da poco: il 4G non ha consentito di colmare lacune in termini di disponibilità di segnale, si pensi al segnale assente nelle aree seminterrate e interrrate, i parcheggi sotterranei ad esempio. Dai risultati di un’indagine Opensignal emerge che la velocità di download 5G in Italia è fra le più basse d’Europa e che c’è già insoddisfazione da parte degli utenti. Dunque anche con il 5G si rischiano buchi importanti se non si procederà con l’installazione di antenne e sistemi all’interno delle strutture. Gli edifici, in particolare quelli di nuova generazione, sono dotati di materiali e strutture altamente isolanti per migliorare le prestazioni energetiche, materiali però che spesso diventano un vero e proprio scudo al segnale mobile. Per questo che diventa necessario sensibilizzare gli stakeholder ma anche il mercato sulla necessità di dotare gli edifici di reti adeguate.
Si fa sempre più stringente la partita delle nomine ai vertici delle partecipate, passaggio che richiede necessariamente un confronto politico all’interno della stessa maggioranza di governo. In ogni caso entro il 13 aprile dovranno essere presentati i candidati per 610 incarichi in 105 società controllate dal ministero dell’Economia, come si legge in un report del centro studi Comar. Centoquarantadue organi sociali, di cui 94 consigli d’amministrazione e 48 collegi sindacali, in 105 società del ministero dell’Economia Finanze, sono scaduti e andranno al rinnovo con le assemblee di bilancio previste nei prossimi mesi. Quest’anno l’aspetto delle nomine è particolarmente significativo, perché vanno a conclusione i mandati triennali (2020-2022) di molte società tra le maggiori in assoluto: Banca Mps, Consip, Enav, Enel, Eni, Ipzs, Leonardo, Poste Italiane, Terna; ma anche Ita-Italia Trasporto Aereo, alcune controllate Rai; o, nel settore energia, per Gse e Sogin; e nomine sono previste anche in Cinecittà, Consap, Sogesid, Sport e Salute.
Rivolge attenzione al tema il quotidiano Il Sole 24 Ore, con un articolo pubblicato lo scorso 23 marzo: Meloni l’8 marzo ha annunciato come obiettivo una donna alla guida di una grande partecipata. Vari profili sono in questi giorni al vaglio. Uno è quello di Roberta Neri, nome che viene accostato ad Enav – seconda casella da riempire dopo Mps -, dove è già stata amministratore delegato nel 2015-2020. Mentre gli assetti delle partecipate non quotate dovrebbero essere definiti dal 15 al 31 maggio, entro la prima settimana di aprile si cerca di chiudere sulle cinque grandi partecipate quotate, Eni, Enel, Terna, Leonardo e Poste italiane.
Come ricordato nell’articolo, al centro dell’attenzione in particolare Terna, dove da tempo circola il nome di Paolo Scaroni, accostato ora a Enel, ora a Leonardo. Per sostituire Alessandro Profumo nel ruolo di AD di Leonardo, sembrerebbe prendere forza una soluzione interna come quella di Lorenzo Mariani, AD della controllata Mbda Italia. Sempre nell’articolo si sottolinea come tra le caselle più importanti da collocare vi sono anche quelle di Consob e della nuova direzione del ministero dell’Economia che vigilerà sulle controllate del tesoro. Sul tavolo anche il rinnovo alla guida dell’Istat di Gian Carlo Blangiardo. Importante e ulteriore nodo da sciogliere la distribuzione delle presidenze delle commissioni bicamerali.
Da ricordare inoltre come tra i criteri che si dovranno seguire per le nomine vi è quello dell’equilibrio di genere. Attualmente, sui 610 componenti degli organi sociali uscenti nei prossimi mesi, le donne sono 232, pari al 38% complessivo; erano sempre il 38% nelle società andate al rinnovo nel 2022, ma il 31,3% in quelle del 2021 e meno del 28% in tutti gli anni precedenti. Percentualmente, le donne sono maggiormente presenti nelle società controllate direttamente dal Mef (63 donne amministratrici su 147 amministratori totali – 42,8%) rispetto alle indirette (169 amministratrici su 463 amministratori totali – 36,5%); così come sono percentualmente di più nei collegi sindacali (84 donne sindaco su 207 sindaci totali – 40,5%) rispetto ai cda (148 donne consigliere su 403 consiglieri totali – 36,7%)
Dopo 23 anni in Fastweb, di cui dieci nel ruolo di CEO, Alberto Calcagno ha deciso di presentare le dimissioni e lascerà l’azienda a fine settembre 2023. Il Consiglio di amministrazione ha nominato Walter Renna come nuovo CEO di Fastweb dal 1º ottobre 2023. Rivolgono attenzione alla notizia tutti i principali organi di stampa, fra cui il Corriere della Sera con un articolo a firma di Andrea Rinaldi pubblicato lo scorso 24 marzo. L’articolo riporta prima di tutto la dichiarazione di stima e ringraziamento a Calcagno espressa dal Presidente di Fastweb: Il consiglio di amministrazione ha nominato Walter Renna come successore a partire dal primo ottobre. «Alberto Calcagno è direttamente collegato alla storia di successo di Fastweb – ha dichiarato il presidente del cda, Christoph Aeschlimann -. Negli ultimi 23 anni ha lasciato un’impronta decisiva sulla nostra azienda, e di questo gli sono estremamente grato». Walter Renna, classe 1982, dopo la laurea in economia all’Università di Bologna e il master of Science presso l’Università Bocconi di Milano, ha iniziato la sua carriera professionale in veste di consulente M&A per Kpmg. Nel 2008 è entrato nel team strategia di Fastweb e lo ha diretto fino al 2018. Successivamente è passato al ruolo di coo e dal 2021 è a capo del team Product design and delivery, responsabile di marketing, comunicazione, sviluppo dei prodotti e IT. Dal primo ottobre 2023 entrerà in carica come ceo di Fastweb. «Sono soddisfatto della nomina – aggiunge Aeschlimann -. È un solido manager con conoscenze dettagliate nel settore della telecomunicazione e della tecnologia e una lunga esperienza nel management e nel marketing».
Sempre il Presidente Aeschlimann ha sottolineato come il compito per Renna si configura come una sfida impegnativa, considerando i risultati sviluppati dal suo precedessore. Alberto Calcagno ha portato infatti continui aumenti del portafoglio clienti, del fatturato e del free cash flow, con una crescita costante per 38 trimestri consecutivi. Sotto la sua guida, i settori dedicati a clienti commerciali e wholesale hanno registrato un incremento e nuovi rami di attività sono stati avviati, come la telefonia mobile, il cloud e la cybersicurezza. Lo stesso Calcagno ha dichiarato alla stampa: «Ho vissuto un periodo stimolante. Dagli albori della fibra ottica, nel 2000, fino alla nostra epoca fatta di smartphone sofisticati, reti veloci e dati nel cloud, la tecnologia e il modo in cui comunichiamo, sia per lavoro che nella vita privata, sono cambiati enormemente. Questo è il momento giusto per dedicarmi a nuovi obiettivi. Ringrazio tutti i collaboratori, i clienti, i partner e gli azionisti per la fiducia che hanno riposto in me».
Martedì 28 marzo a Roma, nella Sala della Regina del Palazzo di Montecitorio, sede della Camera dei deputati, avrà luogo la presentazione della Relazione semestrale 2023 della Corte dei conti sul PNRR. È previsto l’indirizzo di saluto del Presidente della Camera dei Deputati, Lorenzo Fontana. Aprirà i lavori il Presidente della Corte dei conti, Guido Carlino. Seguiranno, nell’ordine, l’introduzione del Presidente di coordinamento delle Sezioni riunite in sede di controllo della Corte dei conti, Enrico Flaccadoro, e la relazione del Consigliere delle Sezioni riunite, Angelo Maria Quaglini. Le anticipazioni sui contenuti della relazione già riportare da diversi organi di stampa, indicherebbero contenuti preoccupati da parte della Corte su come le amministrazioni e l’apparato pubblico stanno gestendo la strategica disponibilità dei fondi. Si ravviserebbe una generale inadeguatezza programmatoria complicata fin dai primi passi il cammino degli investimenti del PNRR. Si manifesta una cronica incapacità dell’amministrazione pubblica di impiegare le risorse stanziate. È ricca la lista degli ostacoli all’attuazione del PNRR messi in fila dalla relazione annuale del collegio del controllo concomitante della Corte dei conti, che nella delibera 6/2023 condensa i risultati delle verifiche in corso d’opera sugli investimenti del Piano effettuati nell’ultimo anno. Dedica attenzione al tema la testata economica Qui Finanza, con un articolo pubblicato lo scorso 25 marzo: L’Italia rischia di non incassare almeno 19 miliardi di euro provenienti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il Governo deve correre se non vuole mettere a repentaglio l’erogazione dei fondi del 2022 e quelli previsti per il 2023. La valutazione ufficiale sulla tabella di marcia arriverà da Bruxelles il 30 giugno, ma il ritardo sui 15 obiettivi o “milestones” in scadenza proprio per quella data comincia a farsi sentire. I buchi sull’attuazione del PNRR emergono dalla relazione della Corte dei Conti alle Camere, che attestano come un terzo degli obiettivi nazionali non sia ancora stato realizzato. Un quadro non molto incoraggiante, tanto da costringere il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a lanciare un appello, citando Alcide De Gasperi. “È il momento per tutti, a partire dall’attuazione del Pnrr, di mettersi alla stanga” ha detto Mattarella nel suo intervento alla Conferenza nazionale delle Camere di Commercio di Firenze, chiamando in causa l’ex presidente del Consiglio, che con questa espressione invitava la corrente dei ‘dossettiani’ della Dc a dare un contributo fattivo all’azione del partito.
Come sottolineato nell’articolo, i problemi emergono lungo tutta la filiera degli interventi e mescolano, in misura quasi uguale, responsabilità centrali e locali. La debolezza progettuale aggravata dalla estrema eterogeneità degli interventi e dalla assenza di elementi sulla congruità del dimensionamento finanziario ha coinvolto tutti, ministeri ed enti territoriali che hanno fatto la corsa a inserire i propri piani all’interno del calderone del PNRR. I ritardi nella selezione dei progetti da finanziare sono invece soprattutto un problema delle amministrazioni centrali, titolari degli interventi del Piano, e spesso si sono rivelati tali da «comportare la necessità di una revisione del cronoprogramma».