Si stima che sia necessario uno sforzo da circa 300 miliardi di investimenti per portare il 5G e la banda ultra-larga a tutti gli europei nel 2027. È quanto emerge dallo studio “Connectivity & Beyond: How Telcos Can Accelerate a Digital Future for All” realizzato da Bcg per Etno, l’associazione europea che rappresenta i principali operatori di TLC. Ne parla Mila Fiordalisi, direttrice di COR.COM – Il Corriere delle comunicazioni, in un articolo pubblicato sulla testata digitale il 25 marzo scorso: Secondo i risultati dello studio – pubblicato in concomitanza con la riunione del Consiglio Ue per discutere, tra l’altro del futuro della politica industriale e digitale – in Europa si potranno creare 2,4 milioni di nuovi posti di lavoro entro i prossimi quattro anni attraverso la trasformazione digitale, stimolando la crescita economica e accelerando la trasformazione verde. Ma oltre agli investimenti serviranno ulteriori azioni per stimolare la domanda e il miglioramento delle competenze digitali. “Questo rapporto mostra che l’opportunità di gigabit dell’Europa è estremamente rilevante per le principali sfide odierne, tra cui la ripresa e la transizione verde. Chiediamo ai leader europei di sostenere il settore delle telecomunicazioni e di aiutarci a fornire un’economia digitale più forte per tutti i cittadini”, sottolinea Lise Fuhr, Direttore generale dell’Etno. Dall’analisi emerge che il 5G da solo può generare un aumento del Pil annuale di 113 miliardi. Una rapida diffusione delle soluzioni digitali può anche ridurre le emissioni di carbonio fino al 15%. I fattori chiave includono tagli delle emissioni del 30% grazie alle Smart City e tagli delle emissioni del 30% attraverso la trasformazione digitale nel settore dei trasporti.
In merito ai 300 miliardi di investimenti, si stima che dovranno essere ripartiti equamente fra 5G e banda ultra-larga fissa, quindi 150 miliardi per la quinta generazione mobile e altrettanti per le infrastrutture fisse. Si ritiene inoltre di stanziare circa 40 miliardi all’anno per cablare scuole e Pmi. Partendo da queste considerazioni, Mila Fiordalisi aggiunge: Tuttavia, sono necessari maggiori investimenti anche dal lato della domanda: “Oggi, l’83% delle Pmi dell’Ue non utilizza servizi Cloud avanzati e oltre il 60% dei bambini di nove anni frequenta scuole che non sono ancora attrezzate digitalmente. Il nostro rapporto traccia un percorso per l’Europa per costruire una forza lavoro più qualificata digitalmente e creare milioni di posti di lavoro”, evidenzia Wolfgang Bock, amministratore delegato e partner senior di Bcg. La società stima che l’aggiornamento dell’infrastruttura digitale di tutte le scuole europee richiederebbe 14 miliardi di euro l’anno, che corrispondono all’1,8% del Next generation Eu. La digitalizzazione di tutte le Pmi europee richiederebbe 26 miliardi di euro l’anno, ovvero il 3,5% del Next Generation Eu. L’analisi di Bcg rileva che il settore europeo delle telecomunicazioni sta accelerando la sua trasformazione in 7 aree principali: leadership di rete, nuovi modelli di collaborazione, prossima generazione di B2B, approccio al cliente basato sui dati, innovazioni stack-up, semplificazione radicale e nuovi modi di lavorare. Ciò sta portando a innovazioni all’avanguardia in campi come cloud, edge-cloud, servizi basati su dati, e-ID e OpenRAN, solo per citarne alcuni. La collaborazione all’interno dell’industria e tra i settori industriali europei emerge come la caratteristica distintiva di questa nuova fase. I cittadini e le imprese europei possono aspettarsi nuove opportunità.