Il PNRR determinerà un’ulteriore svolta nella digitalizzazione delle imprese italiane. Questa è la stima del Centro Studi Tagliacarne, realtà di punta dell’informazione economica del Sistema camerale, che opera attraverso ricerche, studi e analisi sulle policy in collaborazione con le altre strutture delle Camere di commercio. Big data, tecnologie predittive e robotica le aree in cui si concentreranno gli investimenti. Rivolge attenzione al tema Cor.Com – Il Corriere delle Comunicazioni con un articolo a firma di Lorenzo Forlani pubblicato lo scorso 2 settembre: La strada della transizione digitale 4.0 verrà imboccata da 36 mila imprese in Italia entro il 2024, e tra esse una su quattro lo farà grazie alle risorse messe a disposizione dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Questo è quanto emerge da un’indagine condotta dal Centro Studi Tagliacarne,svolta su un campione di 4.000 imprese manifatturiere e dei servizi tra 5 e 499 addetti, rappresentativo dell’universo di 494mila mila imprese.
Oggi però le imprese denunciano notevoli difficoltà di trovare sul mercato più di un terzo delle figure ricercate con competenze 4.0. Sempre nell’articolo si sottolinea come attualmente il 67% dell’universo delle imprese oggetto dell’indagine (332 mila in valori assoluti) non ha ancora investito in tecnologie 4.0. Una quota che sale al 70% al Mezzogiorno e caratterizza maggiormente i servizi (85%) rispetto al manifatturiero (60%). Più arretrate sono soprattutto le micro imprese (con 5-9 addetti ), l’84% di queste si trova infatti ancora ai nastri di partenza contro il 39% delle medio-grandi (50-499 addetti). Secondo lo Studio la svolta dovrebbe essere più forte proprio al Sud, dove il 13% delle imprese inizierà a virare verso le nuove frontiere digitali contro il 10% del Centro-Nord. Sono in particolare le imprese con più di quarant’anni di attività a sentire il bisogno di un cambio di passo per rinnovarsi (14% contro il 10% di quelle con minore anzianità).
Sempre nell’articolo si ricorda come: circa 2 imprese su 5 che hanno già avuto modo di investire nel 4.0 hanno dichiarato aumenti della produttività dei processi produttivi (in termini, ad esempio, di minori tempi di set-up, errori e fermi macchina) e delle risorse umane. Mentre una su tre ha evidenziato un aumento della velocità di produzione (passaggio più veloce dal prototipo alla produzione in serie) e della competitività, facendo leva sull’Internet of Things. Più in particolare, il 43% delle imprese che hanno aumentato i servizi alla clientela grazie all’Internet of Things prevede di superare quest’anno i livelli produttivi pre-Covid contro il 24% delle imprese 4.0 che non hanno seguito questa strategia.