La recente pubblicazione di un report realizzato da Strand Consulting, società di consulenza internazionale specializzata nel settore delle telecomunicazioni, pone in evidenza la questione degli equilibri finanziari, operativi ed etici della rete, considerando prima di tutto che il traffico internet sta crescendo costantemente, ha dei costi sempre più rilevanti, ma si conosce ancora poco di come impatti sulle strutture gestionali e imprenditoriali. Dedica attenzione al tema Cor.Com – il Corriere delle Telecomunicazioni, con un articolo a firma del Direttore Mila Fiordalisi, pubblicato lo scorso 20 gennaio: Si sta discutendo della nozione di fair share e fair contribution per le reti a banda larga. Ma ciò che è giusto ed equo è soggetto all’interpretazione individuale. Non avremo mai un accordo condiviso sull’equità. La discussione sulla politica della banda larga ha bisogno di trasparenza e contabilità, non di equità”. Alla vigilia dell’avvio della consultazione pubblica da parte della Commissione Ue – L’altra questione chiave è, secondo Strand Consult, quella della trasparenza: “La trasparenza nella politica sulla banda larga è limitata. Pur sapendo che il traffico internet sta esplodendo ed è costoso, sappiamo poco di come impatta su ogni singola rete a banda larga. Inoltre, l’impatto dei dati varia a seconda del Paese, della tecnologia (fissa o mobile) e del modello di business.
Sempre nel suo articolo, Mila Fiordalisi si domanda a ragione cosa avverrà nel momento che la presenza del metaverso, tecnicamente un vero e proprio “mangiatore di banda”, si amplierà nella rete: Se ci si preoccupa oggi che lo streaming online consumi gran parte della larghezza di banda di Internet, come sarà possibile recuperare i costi quando un numero ancora maggiore di dati verrà immesso nelle reti a banda larga? Questa la domanda che pone Strand Consult che suggerisce di passare all’azione attraverso un aggiornamento delle regole prima che Metaverso diventi realtà.
L’articolo si chiude con un affondo, derivato da quanto emerge dall’analisi di Strand Consult, riguardante un punto che alle autorità antitrust in questi anni sembra essere sfuggito o almeno sottovalutato: le big tech hanno acquisito potere di mercato proprio grazie allo sfruttamento delle reti a banda larga. E per questa ragione le big tech riescono a esercitare un’influenza politica per ottenere prezzi e condizioni favorevoli per la banda larga (quindi accesso a prezzo zero, o con un forte sconto). “Ciò non accadrebbe in un mercato libero e competitivo, ad esempio un mercato che permetta ai prezzi di fluttuare e che non proibisca la diffusione di nuovi prodotti e servizi competitivi come fa la regolamentazione sulla net neutrality. La perdita di valore economico è dell’ordine di 300 miliardi di euro per la costruzione di Ftth e 5G nell’UE. “Potremmo avere prodotti e servizi Internet differenziati se il traffico non fosse dominato da una manciata di aziende. In altre parole, se i servizi specializzati non fossero vietati dalla regolamentazione dalla net neutrality, oggi potremmo avere un’innovazione maggiore e diversa”