Crescono le preoccupazioni sulla reale possibilità di chiudere nei tempi prefissati i principali progetti del PNRR sul digitale. A fare crescere ulteriormente le preoccupazioni le dichiarazioni del nuovo Governo, che hanno affermato come la situazione delle grandi opere infrastrutturali sarebbe più critica rispetto a quanto formalmente emerso nei mesi scorsi. In merito al Piano Italia a 1 Giga gli obiettivi dichiarati nel PNRR sono difficilmente perseguibili allo stato attuale dello scenario. Lo stesso stato di difficoltà caratterizzerebbe il piano Italia 5G. Si occupa della questione il quotidiano Il Sole 24 Ore con un articolo a firma di Andrea Biondi e Carmine Fotina, pubblicato lo scorso 24 novembre: I piani Italia a 1 Giga (fibra ottica) e 5G richiedono il rispetto delle coperture fissate dalle gare entro la metà del 2026, ma ci sono scadenze intermedie semestrali a livelli crescenti. E quelle del 2024 previste dai documenti di gara, soprattutto per la rete fissa, saranno già molto impegnative (40%), anche alla luce della mancanza di manodopera specializzata nella posa della fibra, problema sollevato più volte dagli operatori coinvolti.
Nell’articolo viene sottolineato come le gare per il pacchetto “connessioni veloci” del PNRR hanno assegnato 5,05 miliardi producendo risparmi rispetto alla base di partenza di 1,2 miliardi. È urgente decidere se confermare la destinazione di questi avanzi. Altro tema al centro del dibattito il Polo strategico nazionale, affidato alla cordata Tim-Cdp-Leonardo-Sogei con la formula del partenariato pubblico-privato, che dovrà ospitare in modalità cloud i dati più critici della Pubblica amministrazione. Così nell’articolo: C’è una scadenza immediata, cioè il collaudo tecnico dei data center entro il 31 dicembre 2022 e secondo alcuni fornitori non sarà così scontato tagliare il traguardo. E c’è un obiettivo di più lungo termine, la migrazione entro il 2026 delle Pa coinvolte (le risorse pubbliche sono pari a 900 milioni) che però, almeno per quanto riguarda le amministrazioni meno strategiche, in alternativa al Psn potrebbero scegliere anche di migrare sul cloud di uno tra gli operatori di mercato che saranno stati precedentemente certificati.
Le questioni riguardanti le TLC e la digitalizzazione si inseriscono in una più ampio intervento di monitoraggio riguardanti l’impiego dei fondi del PNRR. Il rischio complessivo di fattibilità ammonterebbe a circa 40 miliardi di euro per molteplici opere, sui 220 finanziati dal PNRR e dal Fondo nazionale complementare. Infrastrutture ferroviarie e progetti affidati ai comuni i settori in ritardo maggiore. Nei report ministeriali decine di criticità e d’imprevisti: archeologia, compatibilità ambientale, paesaggio, interferenze, slittamenti.