Gli ambiziosi obiettivi del Decennio della transizione digitale, quello che stiamo vivendo, non potranno essere raggiunti se non si spingerà l’infrastrutturazione. I forti investimenti in Europa nel settore delle telecomunicazioni, che in Italia sono sostenuti anche dal PNRR, hanno certamente generato progressi importanti nella copertura 5G e Ftth. Ma non basta, perché si rischia di non raggiungere l’obiettivo gigabit per tutti entro il 2030. È quanto emerge dal rapporto “State of Digital Communications 2023” presentato dall’Etno, associazione che rappresenta i principali operatori di Tlc in Europa, sulla base di una ricerca condotta da Analysys Mason. Dedica la tema un suo editoriale Mila Fiordalisi, direttore di CorCom – Il Corriere delle Telecomunicazioni, pubblicato lo scorso 1° febbraio: Rupert Wood, direttore della ricerca di Analysys Mason, evidenzia che “il cattivo stato di salute del settore delle telecomunicazioni va contro gli interessi degli europei. Gli scarsi rendimenti rendono più impegnativi gli investimenti infrastrutturali necessari per raggiungere gli obiettivi del Decennio digitale 2030 e intaccano le speranze di una rinascita dell’innovazione e delle competenze nelle nuove tecnologie di comunicazione digitale”. Secondo le nuove proiezioni, l’Europa raggiungerà circa il 90% di copertura delle reti ad altissima capacità nel 2030 (Ftth, cavo). Ciò significa che l’Europa potrebbe mancare l’obiettivo della “connettività full gigabit per tutti entro il 2030”. E il 10% di scarto si traduce in un gap di decine di milioni di europei in broadband divide. Nel 2022 ca copertura Ftth si attesta al 55,6%, in salita dal 50% del 2021.
Nel suo articolo Mila Fiordalisi ricorda come la copertura della popolazione con le reti 5G è passata dal 62% del 2021 al 73% del 2022, una percentuale decisamente inferiore a quella degli Stati Uniti (96%) – primi in classifica – e di Corea del Sud (95%), Giappone (90%) e anche della Cina (86%). L’Europa è ancora in ritardo rispetto a tutti gli altri Paesi del mondo per quanto riguarda gli investimenti pro capite nonostante nel 2021 siano stati messi sul piatto 56,3 miliardi di euro, picco massimo dal 2016. Nel 2021 gli investimenti pro capite ammontavano a 104 euro in Europa, 260 euro in Giappone, 150 euro negli Stati Uniti e 110 euro in Cina. Se nel 2021 le aziende tecnologiche hanno investito circa 1 miliardo di euro in reti (cioè grandi rotte internazionali e sottomarine, peering, ecc) il resto degli investimenti in infrastrutture digitali da parte delle aziende tecnologiche (ossia 16 miliardi di euro) è stato destinato ai data center. Anche sul tema della innovazione delle reti l’articolo è precisamente documentato: Nel 2022 in Europa si contano 18 offerte di edge cloud (l’Asia-Pacifico ne ha 19, il Nord America 5); per quanto riguarda l’Open Ran, l’Europa conta 6 sperimentazioni, le stesse della Cina mentre gli Stati Uniti e la Corea del Sud hanno ne contano 3 e il Giappone 2. Sul fronte delle reti 5G standalone 4 reti risultano disponibili in Europa alla fine del 2022, contro le 15 dell’Asia-Pacifico e le 3 del Nord America.