L’atteso CdA di Telecom Italia effettuato il 10 novembre non ha espresso decisioni significative su alcune questioni che gli analisti dei mercati pensavano potessero essere discusse. Non sono stati infatti messi ai voti il nuovo assetto di governance e specifiche proposte sulla rete unica. Dedica attenzione al tema La Repubblica, con un articolo a firma Sara Bennewitz pubblicato lo scorso 11 novembre: I francesi e alcuni indipendenti anche in quota Assogestioni incalzano Gubitosi chiedendogli stime e previsioni per il 2021, ma l’AD non raccoglie le provocazioni e rinvia il bilancio alle prime settimane del 2022. Nell’attesa del comunicato, che arriva a mercati chiusi, il titolo perde l’1% a 0,33 euro, ovvero parte del vantaggio guadagnato sulle voci di una dismissione della maggioranza della rete rilanciate da Bloomberg nei giorni scorsi e non smentite dal gruppo, e di un interesse da parte del fondo Usa Kkr per nuovi investimenti nelle infrastrutture dell’ex monopolista delle TLC. Alla fine del CDA si rinvia a un nuovo consiglio da convocare a febbraio per la discussione del piano strategico 2022-2024 di Tim.
Come sottolineato nell’articolo di Sara Bennewitz, il fatto che Gubitosi non abbia dato indicazioni sul focus strategico per il 2022 è un segnale che la situazione è ancora molto fluida all’interno della società. Sempre nell’articolo si puntualizza: Se Vivendi ha già palesato le sue intenzioni, Cdp si esprimerà con il nuovo piano industriale che l’AD Dario Scannapieco presenterà a giorni. Farlo ieri in cda sarebbe stato inopportuno e intempestivo, dato che proprio ieri la Ue ha dato via libera a Cdp a salire dal 50 al 60% della rete in fibra Open Fiber e a gestirla con il co-controllo del fondo australiano Macquarie (40%). Per l’Antitrust Ue non ci sarebbero «specifici» problemi anticoncorrenziali «poiché Cdp aveva già il controllo congiunto di Open Fiber» insieme a Enel (50-50%), ma la Ue continuerà a vigilare in base «agli articoli 101-102 dei trattati Ue o qualsiasi altra disposizione nazionale equivalente sui possibili effetti anticoncorrenziali».