Il Cda di TIM, riunitosi nella giornata del 22 giugno sotto la presidenza di Salvatore Rossi, ha scelto l’offerta del fondo americano Kkr per la cessione di NetCo, che comprende la rete e Sparkle. Di conseguenza il Cda ha dato mandato all’Ad Pietro Labriola perché avvii subito con il fondo americano una trattativa in esclusiva che deve portare a un’offerta vincolante degli americani entro il 30 settembre. L’offerta americana è risultata più alta di quella di Cdp-Macquire e più rapidi sono i tempi previsti di esecuzione. Dedicano attenzione alla notizia tutti i principali organi di informazione, fra cui La Stampa, con l’immediatezza di pubblicazione della versione on line. Lo stesso 22 giugno Francesco Spini scrive: Gli americani di Kkr sono in pole position per rilevare la rete di Tim, che è l’infrastruttura digitale più importante del Paese. L’offerta del fondo Usa è stata giudicata la migliore dal Cda di Tim che oggi si è riunito. «Ad esito di un ampio e approfondito dibattito», si legge in una nota, con l’assistenza degli advisor finanziari Goldman Sachs, Mediobanca e Vitale & Co e alla luce dell’istruttoria svolta dal comitato parti correlate (a sua volta assistito da LionTree e Equita), ha ritenuto che l’offerta presentata da Kkr «sia risultata preferibile in termini di eseguibilità e relativa tempistica, nonché superiore rispetto all’offerta concorrente» presentata dal consorzio formato da Cdp Equity e Macquarie.
Come ricordato nell’articolo, è possibile che a Kkr si affianchi almeno un altro investitore, che dovrebbe essere il fondo F2i, partecipato anche dalla Cdp. Commenta a questo proposito Francesco Spini: …se non altro darebbe un tocco di italianità a un’operazione che vedrebbe un governo sovranista come quello di Giorgia Meloni consegnare una infrastruttura strategica a un paese straniero, sebbene alleato con l’Italia. Tutti gli osservatori giornalistici rilevano che probabilmente quanto avvenuto in Cda il 22 giugno non basterà a superare l’opposizione di Vivendi, il primo azionista di Tim, che si aspetta un’offerta più ricca e minaccia di convocare un’assemblea straordinaria riponendo sul tavolo l’intera operazione. Comunque se ne valuti il merito, non c’è però dubbio che quello di oggi è un passo avanti fondamentale del Cda versola vendita di NetCo, che predilige l’offerta di Kkr, ma lascia la porta mezza aperta a ulteriori soggetti, che potrebbero affiancare il fondo Usa nei negoziati. Sempre secondo gli organi di stampa, risulta utile a tutti studiare a fondo il dossier, compreso il Governo per capire meglio i contorni dell’operazione, che comunque resta soggetta al via libera del golden power. Ricordiamo che la vendita e la separazione della rete Telecom sono un argomento che si dibatte da anni, e un’operazione complessa che nessun’altra ex monopolista europea ha ancora affrontato. Il governo Meloni ha più volte parlato di una rete Nazionale, dove la compagine italiana è tutta da costruire, e probabilmente rientrerà in un secondo tempo. Non a caso il Cda di Tim, dopo aver sentito il parere di cinque advisor che propendevano per la soluzione dell’offerta di Kkr, ha comunque espresso «apprezzamento per l’offerta di Cdp e Macquarie». Costruire un’unica infrastruttura tra la rete Tim e quella della rivale Open Fiber (60% di Cassa e al 40% del fondo australiano), resta un progetto sullo sfondo da verificare insieme all’Antitrust Ue. Kkr in proposito è pronta ad aggiungere fino a 2 miliardi di valore in più rispetto alla sua valutazione attuale di 19,5 miliardi, (con un’opzione a salire fino a 21 miliardi al verificarsi di determinate condizioni).