Tim ha deciso di non concedere la due diligence a Kkr, condizione ritenuta vincolante per gli americani per procedere a un’offerta sull’intero gruppo, e va avanti con il piano industriale. Il board, all’unanimità, ha precisato di non ritenere opportuno in questa fase, dare seguito alla richiesta di un esame dei conti, in mancanza di un’offerta concreta, completa e attrattiva (che contenga, fra le altre cose, anche l’indicazione del prezzo per azione). Entro l’estate, secondo quanto annunciato nella lettera agli azionisti dall’AD Pietro Labriola e dal presidente Salvatore Rossi, sarà definita la fattibilità e la definizione del progetto di separazione tra infrastruttura (NetCo) e servizi (ServCo) per garantire massima flessibilità e specificità delle azioni che saranno intraprese al fine di valorizzare al meglio le rispettive potenzialità in termini di innovazione, redditività e creazione di valore. E per entrambi gli ambiti si starebbero facendo avanti fondi e operatori come possibili partner da coinvolgere. Rivolge attenzione agli sviluppi del Gruppo delle Tlc Il Sole 24 Ore, con un articolo a firma di Andrea Biondi pubblicato lo scorso 8 aprile: Tim ricapitola i motivi indicati dal fondo: «Il profit warning di dicembre, che è stato comunicato il 15 dicembre 2021, seguito dall’annuncio di risultati inferiori alle aspettative per l’esercizio 2021; le nuove guidance sul piano strategico 2022-2024, anch’esse inferiori alle attese (e significativamente più basse rispetto al broker consensus per il 2022), comunicate il 2 marzo; il downgrade delle agenzie di rating con outlook negativo». Su tutto questo però, spiega Tim, Kkr è stata informata esattamente come gli altri azionisti. E così niente due diligence e capitolo chiuso per questa possibile offerta al mercato da 10,8 miliardi di euro (33 compreso il debito). Le porte potrebbero comunque riaprirsi, puntualizza Tim, ma solo con altre condizioni: «Qualora Kkr decidesse di presentare un’offerta concreta, completa e attrattiva (che contenga, fra le altre cose, anche l’indicazione del prezzo per azione ordinaria e di risparmio di Tim), il Consiglio di Amministrazione di Tim sarà nella posizione di riconsiderare la propria decisione nell’interesse di tutti gli azionisti».
Come ricorda Biondi nel suo articolo, ora ci si potrebbe sedere anche in altri tavoli visto che Kkr ha dichiarato di essere comunque disponibile a esplorare qualsiasi altra operazione nell’interesse della Società, dei suoi azionisti e del Paese. Così nell’articolo: Parole, queste, contenute nella chiosa dell’ultima missiva di Kkr a Tim e che hanno fatto pensare a un’apertura, quantomeno a vedere le carte, ora che sta prendendo corpo ad esempio il dossier della rete unica Tim-Open Fiber. L’accordo di riservatezza (Nda) siglato da Telecom e da Cdp (a sua volta azionista al 10% di Tim e al 60% di Open Fiber) è previsto essere il primo step di un “Memorandum of understanding” da firmare entro il 30 aprile.