I recenti sviluppi societari di Telecom Italia hanno generato massimo interesse da parte delle banche d’affari più importanti del mondo, che si propongono da consulenti, e rappresentanti tecnico-finanziari sui tavoli delle trattative, per questa delicata fase di transizione. Si occupa del tema La Repubblica dello scorso 4 dicembre con un articolo a firma di Sara Bennewitz: La società partecipata da Vivendi (23,9%) e Cdp (9,9%) è entrata nel mirino del colosso Usa Kkr e di una lunga lista di fondi, ma potrebbe anche scegliere di ballare da sola separando la rete dai servizi e dando vita alla rete unica insieme a Open Fiber (che da ieri è controllata al 60% da Cdp e al 40% di Macquarie). Di certo per ora c’è che il dossier Tim è sui tavoli di tutte le banche d’affari mondiali, anche di quelle come la Nomura di Marco Patuano – che assiste il fondo Cvc – che studiano da mesi la situazione. Ieri il nuovo comitato strategie presieduto da Salvatore Rossi avrebbe ricevuto la manifestazione d’interesse di 18 advisor, pronti a offrire finanziamenti e idee su come valorizzare gli asset del gruppo. La lista è lunga, ma in prima fila ci sono Imi, Lazard e Rothschild, e sullo sfondo Bofa, Deutsche Bank, Goldman Sachs e Mediobanca. Con una simile folla di offerte non è stato possibile prendere una decisione, e ogni novità sulla manifestazione d’interesse del fondo Usa è rinviata al 17 dicembre, quando si terrà il cda per il budget 2022 e il piano triennale.
Sempre nell’articolo, viene sottolineato come la più grande banca d’affari al mondo, Jp Morgan, insieme a Citigroup e Morgan Stanley sono invece già scese in campo al fianco di Kkr, pronte a finanziare un’operazione che tra capitale e debiti può arrivare a 45 miliardi di euro. Nel suo articolo Sara Bennewitz ricorda inoltre come ben otto banche, oltre a Cdp e Bei, hanno finanziato la rete in fibra con Open Fiber, da sempre promessa sposa di Tim. Bpm, Intesa, Unicredit tra le italiane e Bnp Paribas, Crédit Agricole, Ing, Santander e SocGen tra le estere hanno messo sul piatto 7,1 miliardi (e 2 miliardi di linee di credito non negoziate) per il più grande finanziamento a progetto di una rete telefonica in fibra che si è mai visto in Europa.