Quando era stato nominato sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione tecnologica, Alessio Butti aveva già sollevato il problema di ritardi sui progetti del PNRR per la banda ultralarga. Altri problemi potrebbero generarsi nelle sinergie tra sviluppo della rete in fibra e le necessità di digitalizzazione del Paese. Rivolge attenzione al tema il quotidiano Il Sole 24 Ore con un’ampia inchiesta pubblicata lo scorso 15 aprile, a firma di Carmine Fotina, che prende in esame i molteplici aspetti della questione: La pioggia di miliardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza con le sue stringenti scadenze e la partita della possibile rete unica tra Tim e Open Fiber. Mai come in questi mesi la costruzione di una capillare ed efficiente infrastruttura nazionale per la banda ultralarga è stata al centro della politica industriale del Paese. Ancora troppi punti, però, sembrano poco chiari, alcune scelte del precedente governo sono rimesse in discussione e per le decisioni più importanti – il passaggio dalla rete in rame alla fibra e l’innalzamento dei limiti elettromagnetici per il 5G – si cerca ancora di costruire un ampio consenso.
Come ricordato nell’articolo, un tavolo tecnico convocato al ministero delle Imprese e del made in Italy (Mimit) il 28 marzo, ha cominciato a considerare di mettere a punto una norma per favorire la migrazione dei clienti dalla rete in rame alla fibra ottica, uno switch off sul modello di quanto avvenne con il passaggio dalla tv analogica al digitale terrestre. Una data precisa per avviare lo switch off forzato dei clienti non c’è al momento, ma si tratterebbe di costruire un calendario graduale e dilatato tenendo anche conto dei ritmi attuali di cablaggio tenuti da Tim e Open Fiber. Sempre secondo quanto scritto da Carmine Fotina, l’intera Strategia per la banda ultralarga dovrebbe essere rivista nei prossimi due mesi con un documento che sarà poi sottoposto al Consiglio dei ministri. Nel frattempo cambierà anche l’amministratore delegato di Infratel, la società in-house del Mimit che gestisce gli attuali piani. A fine maggio scade l’incarico di Marco Bellezza, alla guida della società dal gennaio 2020, e per la sua successione in ambienti di governo si fa anche il nome di Antonio Sannino, ex capo per gli acquisti di Open Fiber, che da alcune settimane sta supportando con una collaborazione sui temi del settore Invitalia, società che controlla Infratel. Sul fronte dei cantieri nell’articolo si sottolinea come con l’ultimo provvedimento sul PNRR sono stati concessi due anni di proroga per tutti i certificati, attestati, permessi, concessioni, delle autorizzazioni, anche di quelle paesaggistiche e ambientali, e delle Scia, le segnalazioni certificate di inizio attività (ferma restando per il PNRR la chiusura lavori entro il 30 giugno 2026). Lo stesso decreto interviene sui permessi relativi alla viabilità stradale. Alle società impegnate negli scavi per la posa della fibra ottica viene concessa una deroga agli obblighi relativi alla circolazione stradale. In sostanza, gli operatori dovranno continuare a richiedere agli enti preposti l’adozione di provvedimenti per regolare il traffico durante il periodo di apertura del cantiere ma, se dopo dieci giorni non riceveranno risposta, scatterà il silenzio-assenso.