Sviluppo reti TLC: i nodi del PNRR

Il piano di aiuti europei impone tempi rigidamente definiti per la realizzazione, con fondi pubblici, delle nuove reti fisse e mobili. Ma mancano migliaia di addetti.

Ce la farà l’Italia a rispettare i tempi imposti dall’Europa per l’erogazione dei fondi del PNRR relativi alla banda ultralarga, al 5G e al mega-cloud dell’Amministrazione pubblica, considerando in particolare le difficoltà sempre maggiori nel reperire personale da adibire ai cantieri delle necessarie infrastrutture? E’ questa una domanda che si pongono in molti, fra cui Mila Fiordalisi, Direttore di Cor.Com – Il Corriere delle comunicazioni e fra i più attenti osservatori delle evoluzioni dello specifico scenario, che torna nuovamente sull’argomento con un suo editoriale pubblicato lo scorso 16 giugno: I nodi sono già venuti al pettine negli anni scorsi e nei prossimi mesi il groviglio rischia di farsi decisamente più intricato. Le gare per la banda ultralarga fissa e mobile nell’ambito del Pnrr sono state praticamente tutte assegnate edunque ora bisognerà passare alla fase operativa. La fase più complessa considerato che sulla strada c’è un ostacolo a dir poco insormontabile: mancano all’appello migliaia di addetti per la posa delle nuove infrastrutture. Qualcuno lega la difficoltà al Superbonus 110, ossia alla mancata disponibilità di addetti per gli scavi (fondamentali nell’ambito dell’infrastrutturazione in fibra) ma seppur questo elemento si fosse aggiunto alla lunga lista degli ostacoli, a partire da quelli legate agli iter autorizzativi – non del tutto sanati nonostante i decreti semplificazioni e anzi in parte addirittura complicati con i nuovi obblighi di coinvestimento in capo alle telco nelle aree di cantieri comuni –la verità è che la mancanza di risorse è questione annosa, mai affrontata con serietà.

Come ricorda la stessa Fiordalisi, nella questione della mancanza di personale si è innescato un nuovo fenomeno: un processo migratorio dal Nord verso il Sud di molte risorse. Per le imprese di rete ciò comporta un carico aggiuntivo non da poco. Così nell’articolo: …le risorse devono essere mobilitate nei cantieri di volta in volta a seconda delle commesse poiché spesso introvabili in loco soprattutto in alcune aree del Paese e pare che il fenomeno si stia facendo sentire soprattutto nel settentrione. Il che si traduce in costi extra per vitto e alloggio e peraltro non tutti gli addetti sono disposti a trasferte a fronte di paghe che spesso e volentieri non valgono la pena.

Ci si chiede se il Governo abbia davvero presente la questione e come intenda affrontarla. Ci sono iniziative interessanti e socialmente lodevoli al vaglio, a partire da quella che riguardala formazione e l’impiego sul campo dei detenuti. Ma quanti detenuti si potranno formare e utilizzare davvero? Come e chi gestirà le questioni legate alla sicurezza? E al netto delle “emergenze” come ci si intende organizzare per gli anni a venire? Si attendono da anni risposte.

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