In un articolo pubblicato lo scorso 14 maggio su COR.COM e da lui stesso firmato, l’economista ed esperto di TLC Maurizio Matteo Dècina sottolinea che non è più possibile perdere altro tempo prezioso. Nel corso degli anni si sono accumulati ritardi dovuti a fattori strategici, tecnologici e burocratici. Nel suo articolo invita anche a non dimenticare l’antagonismo della fibra con le televisioni pubbliche e private. Secondo Dècina: L’optimum sarebbe puntare sul coinvestimento sotto una regia comune a beneficio del Paese. Sempre secondo il suo parere la maggiore responsabilità dei ritardi nello sviluppo di connettività e digitalizzazione è però di natura politica, in particolare perché è stato ignorato un piano alternativo che avrebbe creato una sinergia tra i vari progetti di rete, distribuendo i fondi pubblici a seconda della complementarietà e delle caratteristiche dei piani. Sottolinea a questo proposito Dècina: A ciò si aggiungono criticabili valutazioni iniziali circa costi unitari, offerte al ribasso e percentuali di riutilizzo di infrastrutture elettriche. Sarebbe prevalso un senso di ottimismo generale tale da minimizzare possibili valutazioni circa le difficoltà tecnologiche (fibra che si ferma da 0 a 40 metri), economiche (lunghi ritorni) e burocratiche (lentezza dei permessi) per realizzare nuove reti in Ftth complete. Occorrono ora degli studi approfonditi mediante modelli di calcolo per l’ottimizzazione degli investimenti in relazione alle tempistiche di attivazione, poiché l’unico parametro che ha influenza sulla crescita economica sono le linee effettivamente attive. Autorevoli fonti indicano che il range di crescita del Pil in funzione di un 10% di linee addizionali in banda larga sia compreso tra 0,5 e 1,2%. Cifre ballerine ma pur sempre indicative. Secondo tali stime, la mancata attivazione di un 30% del territorio corrisponderebbe ad un mancato aumento del Pil compreso tra l’1,5% e il 3,6%.