I dati generati dall’umanità sono un patrimonio ricco e rinnovabile, un capitale nuovo che si può adoperare per creare un welfare digitale: lo ha recentemente affermato Maurizio Ferraris, professore di filosofia teoretica all’Università di Torino, nel corso dell’audizione al Comitato di Vigilanza sull’attività di Documentazione sul tema dell’intelligenza artificiale della Camera dei Deputati. Lo stesso Ferraris è autore, insieme a Guido Saracco (professore ordinario di Fondamenti chimici delle tecnologie al Politecnico di Torino, dove è rettore dal marzo 2018) del saggio Tecnosofia – Tecnologia e umanesimo per una scienza nuova, pubblicato lo scorso mese. Secondo gli autori del volume, l’alleanza tra tecnologia e umanesimo può potenziare questo capitale a beneficio di tutti, trasformandolo in un patrimonio dell’umanità.
La pubblicazione è stata accompagnata da recensioni su diversi organi di stampa, fra cui un intervento degli stessi autori Ferraris e Saracco su Il corriere della Sera nella giornata del 31 maggio. In base alle loro riflessioni, quanto più la tecnologia e l’umanesimo sapranno interagire, tanto più l’umanità solcherà positivamente la strada del progresso. È questa l’idea che ispira il libro, frutto appunto della collaborazione tra un filosofo e un tecnologo. Entrambi, infatti, promuovono un giudizio positivo sulla tecnologia perché è innegabile che la capacità tecnologica appartiene all’umanità sin dalle sue origini. E risiede in essa la capacità di conservare e moltiplicare il valore dei suoi beni materiali e culturali a beneficio delle generazioni future.
Il saggio sembra essere una risposta concreta ai molti allarmi che nelle scorse settimane sono stati lanciati sullo strapotere dell’intelligenza artificiale. Gli stessi inventori dell’AI hanno dichiarato che potrebbe portare all’estinzione umana, e la riduzione dei rischi associati a questa tecnologia dovrebbe essere una priorità globale. Mitigare il rischio rappresenta quindi una priorità globale, insieme a prevenire pandemie e guerra nucleare, si legge nella dichiarazione. Ferraris e Saracco però precisano nel loro lavoro che l’AI è attualmente un patrimonio sottoutilizzato e al momento polarizzato da due forze, Stati Uniti e Cina. Esistono gli strumenti per cambiare almeno in parte questa condizione e l’Europa potrebbe trasformare il negativo in positivo. Come? Creando un welfare digitale. Riguardo a ChatGpt, Ferraris ha osservato che “solo un gruppo umano può seriamente desiderare il potere, le macchine non hanno niente di questo”; mentre sui pericoli che l’AI può portare al mondo del lavoro e della creatività, il filosofo ha affermato che sarebbe utile creare sempre di più “forme di intermediari umani tra macchine e utente” e passare “dall’homo faber all’homo valens”, produttore non più di beni ma di valori, “cosa che decidono solo gli umani”. “La creatività è un bene raro – ha poi concluso Ferraris – Se l’uomo è veramente creativo non deve avere paura dell’Intelligenza artificiale”. (fonte ANSA).