I due rapporti stilati da Hsbc (15 settembre) e Barcleys (16 settembre) hanno evidenziato le problematicità strutturali del mercato italiano delle TLC che soffre di un’elevata frammentazione, forte concorrenzialità è difficoltà a concretizzare la mole di investimenti destinati a Ftth e 5G. A tutto questo si è aggiunto il problema del caro energia. In questo scenario si colloca inoltre l’attesa per l’offerta che Cdp dovrebbe presentare, via Open Fiber, per la rete Tim nell’ambito del progetto al quale si sta lavorando per arrivare alla cosiddetta “rete unica” Tim-Open Fiber. Un progetto, questo, appesantito nelle ultime settimane dal clima elettorale. A questo argomento rivolge attenzione il quotidiano Il Sole 24 ore con un articolo firmato da Andrea Biondi e Carmine Fotina, pubblicato lo scorso 17 settembre: Di incertezze per il settore si è parlato ieri nel corso di un convegno organizzato dal Dipartimento media e Tlc di Fratelli d’Italia (FdI) con gli amministratori delegati delle principali telco e il ministro dell’Innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao. C’era grande attesa, soprattutto perché FdI, che i sondaggi danno ampiamente in vantaggio in vista delle elezioni, coltiva l’idea di modificare il piano per la rete unica partendo da un’impostazione diversa, cioè un’Opa di Cassa depositi e prestiti su Tim. Ma Alessio Butti, responsabile del Dipartimento di FdI, ha mantenuto cautela sul dossier, dicendo di apprezzare la decisione di Cdp di rinviare l’offerta non vincolante per la rete di Telecom Italia a dopo le elezioni (come dovrebbe avvenire con ogni probabilità il 28, prima del Cda Tim del 29 settembre secondo alcune indiscrezioni raccolte dal Sole 24 Ore), ribadendo che l’obiettivo è una rete pubblica e wholesale only e svelando in più che il progetto si chiama «Minerva».
Come sottolineato nell’articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore, il convegno è stato soprattutto un’occasione per passare in rassegna gli aspetti più critici del settore: Pietro Labriola, ceo di Tim, ha più volte fatto riferimento al report Hbsc che segnala i rischi da incertezza politica e le fragilità del quadro ipercompetitivo. Per Labriola andrebbe instaurato un ragionamento politico sulla possibilità di adeguare i prezzi all’inflazione e bisognerebbe riflettere sugli impatti della spesa energetica: «Siamo il secondo consumatore italiano di energia eppure non siamo considerati degli energivori», ha commentato, con tutto ciò che ne deriva in termini di agevolazioni sui costi.
Sempre nell’articolo viene ricordato come nel Convegno di FdI è intervenuto Aldo Bisio, ad di Vodafone, che ha riferito alla platea che calcola in 2 miliardi l’aggravio di costi energetici sul settore e valuta che questo possa tradursi in un ritardo nell’implementazione delle reti 5G di 3 o 4 anni. Certamente si tratta di un altro dossier “caldo” che passa al prossimo governo, come l’ipotesi di introdurre, regole Ue permettendo, l’Iva agevolata al 5% nelle TLC.