Il tema delle Smart City è ormai da tempa al centro di un intenso dibattito. La necessità di ripensare gli spazi urbani focalizzando l’attenzione sui bisogni dei cittadini, razionalizzando le risorse e rendendo più efficiente l’erogazione dei servizi ha acquisito, infatti, un ruolo chiave nella definizione di possibili percorsi di sviluppo per le città. In questo contesto, l’innovazione tecnologica permette di prefigurare scenari che solo un decennio fa apparivano inimmaginabili, ponendo con forza la questione di quale sia la via migliore per liberare il potenziale insito nelle tecnologie oggi disponibili. Significativo il fatto che nei nuovi progetti di smart city trovi sempre più spazio l’innovazione determinata dalla sinergia tra transizione ecologica e digitale. Dedica attenzione al tema il quotidiano Il Sole 24 ore con un articolo a firma di Luca de Biase pubblicato lo scorso 9 aprile: …le diverse civiltà sentono in modo diverso le relazioni tra le persone e il loro ambiente, tra il vertice e la base della piramide decisionale. Con Neom la dinastia saudita vuole costruire la sua versione della nuova frontiera. Altri immaginano che l’utopia sia in Cina con l’idea di sviluppo armonico a guidare le scelte del sistema centrale che governa ogni dettaglio del Paese. E molti cercano ancora le risposte in Occidente, sperando che dell’utopia faccia ancora parte la democrazia. La diversità strutturale dei progetti è un connotato originale dell’utopia contemporanea. È una ricchezza, purché alla fine ci sia un punto di incontro. Che gli umani descrivono con un concetto più ripetuto che raggiunto: sostenibilità.
Il dibattito in corso sull’argomento ha generato la proliferazione di opinioni e punti di vista talvolta discordanti. Si consolida la convinzione che la realizzazione di una Smart City tragga origine dalla costruzione di una visione strategica, pianificata, organica e connessa alla capacità di leggere le potenzialità dei territori. Soprattutto per ciò che concerne energia e utilizzo dell’ecosistema. Nell’articolo pubblicato da Il sole 24 ore si ricorda infatti: Le città consumano il 65% dell’energia e generano il 70% delle emissioni di CO2 del mondo, ricorda la Commissione Europea. La questione è enormemente complessa. Mentre i grandi Paesi asiatici cercano di lanciare progetti di vasta portata simbolica, l’Europa sviluppa la sua strategia urbana per piccoli passi distribuiti equamente. La Commissione ha dedicato una delle sue Missioni a trasformare cento città perché diventino smart e neutrali dal punto di vista climatico entro il 2030: la questione riguarda le tecniche costruttive, l’energia, lo sviluppo di gemelli digitali delle città, i trasporti, i sistemi di deliberazione e la partecipazione dei cittadini, il verde urbano e così via. L’effettivo sviluppo di una Smart City implica un percorso continuo di innovazione che si traduca nell’erogazione di nuovi servizi e nella fruizione di nuovi prodotti, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita, anche attraverso un più attento coinvolgimento dei cittadini nei processi di governo e un monitoraggio puntuale dei bisogni reali. Questo percorso, tuttavia, richiede investimenti, anche di natura infrastrutturale, il cui livello non può essere soddisfatto esclusivamente dalla finanza pubblica. Nell’attuale congiuntura emerge la necessità di attingere a capitali privati, anche attraverso l’ulteriore coinvolgimento di investitori istituzionali. In questo contesto risulta cruciale valutare il grado di maturità delle diverse opzioni tecnologiche disponibili, sempre più caratterizzate delle potenzialità della digital transformatin, anche allo scopo di determinare l’evoluzione dei possibili modelli di business.