Con smartphone, laptop, tablet siamo in grado di rimanere sempre connessi. il mondo virtuale è sempre più a portata di mano. Lo smart working ha ulteriormente intensificato il tempo e le modalità di connessione, rendendo sempre più labili i confini tra lavoro e vita privata. Ma gli esperti dicono: ogni tanto meglio “Staccare la spina” dai dispositivi elettronici. Inutile negare l’utilità dei dispositivi digitali: ci aiutano migliorare l’efficienza e la rapidità del lavoro e delle comunicazioni. Tuttavia, una eccessiva attività online sottrae tempo ed energie alla salute mentale e fisica. L’uso continuo della tecnologia può portare, infatti, a una vera e propria dipendenza da smartphone. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità la disconnessione dagli stimoli forniti dal mondo digitale offrirebbe al sistema nervoso la possibilità di “spegnere” e riequilibrarsi. Dedica all’argomento attenzione il magazine Affari&Finanza, settimanale allegato al quotidiano La Repubblica, con un articolo pubblicato lo scorso 24 gennaio: “Così molte aziende – afferma Massimo Begelle, Regional manager di Top Employers Insitute – in attesa che si arrivi ad un regolamentare il diritto alla disconnessione a livello legislativo, stanno cercando di garantire il benessere dei dipendenti, con iniziative per favorire uno stop ed evitare il fenomeno della connessione perenne(…) La situazione in Italia la fotografa la Randstad, multinazionale olandese di servizi per le risorse umane. Questa ha osservato che sette lavoratori italiani su dieci (71%) rispondono ai messaggi inviati al di fuori dall’orario di lavoro, quasi lo stesso numero lo fa immediatamente (68%) per sentirsi coinvolto o perché le aziende se lo aspettano”.
In molti casi però questa ansia non è giustificata. Gli esperti chiamano questo fenomeno FOMO, acronimo per l’espressione inglese fear of missing out, letteralmente: “paura di essere tagliati fuori”. In genere questa espressione fa riferimento ad una forma di ansia sociale caratterizzata dal desiderio di rimanere continuamente in contatto con le attività che fanno le altre persone, e dalla paura di essere esclusi da eventi, esperienze, o contesti sociali gratificanti. Considerando questa situazione cresce il dibattito sulla opportunità di applicare una vera e propria “fascia oraria di disconnessione”, meglio se indicata dalle aziende stesse.