L’Unione Europea ha posto la produzione di idrogeno fra gli obiettivi necessari per la decarbonizzazione, destinando notevoli investimenti al settore. La transizione ecologica solo in Italia vale oltre 60 miliardi di euro. Di questi 23,78 miliardi saranno destinati all’incremento della filiera delle energie rinnovabili in agricoltura, alla promozione di impianti innovativi (anche offshore), al trasporto locale sostenibile, alla dotazione di accumulatori per stoccare l’energia in eccesso, e alla rete intelligente per gestire i flussi energetici. Un ruolo importante riveste anche la gestione smart dell’idrogeno che assorbirà oltre 3 miliardi. Nello specifico: 2 miliardi per la riconversione delle imprese energivore (acciaierie, cementifici, etc), 160 milioni per la ricerca, 500 per la produzione di idrogeno in aree industriali, 530 per la sperimentazione nel trasporto stradale e o ferroviario. Poi ci sono altri 450 milioni a parte che andranno a finanziare lo sviluppo tecnologico nelle filiere di transizione verso l’idrogeno. Un ruolo particolarmente importante avranno le reti digitali al servizio della supervisione degli impianti per la produzione, distribuzione e gestione dell’idrogeno.
Rivolge attenzione al tema Il Corriere della Sera con un articolo a firma di Fausto Chiesa, pubblicato lo scorso 30 settembre. L’articolo prende spunto da Italgas che taglia il traguardo dei 185 anni di attività, per tracciare un quadro più generale dell’evoluzione tecnologico-digitale delle reti: E veniamo all’infrastruttura, che in un futuro non lontano dovrà essere in grado di trasportare un “mix energetico” variabile. “Questo – fa sapere l’azienda – implica di trasformare la rete, che da tradizionalmente nata per trasportare metano, consegnato da Snam nei punti di connessione con il metanodotto, dovrà essere in grado di ricevere altri gas, come l’idrogeno verde, provenienti da migliaia di impianti. Per questo servono una rete digitalizzata e software, che ricevono segnali dagli impianti li elaborano e impartiscono comandi”.