La discussione sulla Rete Unica è in corso e sembra che ora ci siamo le condizioni per arrivare a realizzarla. Lo ha sottolineato l’AD di Open Fiber Mario Rossetti incontrando la stampa in merito al tema. Rossetti non si è dichiarato preoccupato per un accordo industriale tecnico, a suo giudizio il problema riguarda più raggiungere un accordo tra gli azionisti che devono valorizzare gli asset e decidere la governance. Dedica attenzione al tema Cor.Com- Il Corriere delle comunicazioni con un editoriale del suo Direttore Mila Fiordalisi pubblicato lo scorso 10 giugno: Rossetti ci ha tenuto a sottolineare che il piano industriale di Open Fiber è pensato “stand alone” ossia al netto dell’eventuale integrazione degli asset di rete con Fibercop, la wholesale company di Tim con cui si lavora per dare vita alla rete unica. Riguardo alla questione delle tempistiche – la deadline per arrivare ad un accordo vincolata è fissata al 31 ottobre – Rossetti evidenzia che sul cammino ci sono anche quelle relative ai via libera da parte delle autorità, a partire dalla Commissione europea, stimate in 8/12 mesi ma che potrebbero dilatarsi in caso di rilievi su progetto. Come ricordato nell’articolo, nell’incontro con la stampa Rossetti ha fatto il punto anche sui suoi primi 180 giorni alla guida dell’azienda. In tal senso Mila Fiordalisi cita questo passaggio delle dichiarazioni dell’AD di Open Fiber: “Abbiamo finanziato un nuovo piano da oltre 15 miliardi, riorganizzazione la squadra manageriale, tenuto il focus sulle aree bianche che sono un tema sociale. Open Fiber aveva un ritardo significativo nelle aree bianche, c’è un’attenzione particolare per ridurlo il più possibile e l’accordo commerciale con Tim va nella direzione di accelerare la copertura”.
Sull’importanza della questione aree bianche Rossetti ha puntualizzato che sono state spostate risorse dalle aree nere quelle dove ci sono più margini e concorrenza a quelle bianche e che Open Fiber sta cercando tutte le misure per avere un incremento delle risorse sui cantieri. Del resto il tema del personale mancante per completare la rete è fondamentale. Così nell’articolo di Cor.Com: Sui cantieri delle tlc che sono fermi per mancanza di manodopera, Rossetti spiega che “c’è una difficoltà di sistema a realizzare i lavori anche se avere alle spalle un gruppo come Cdp ci dà un respiro più ampio ma la capacità produttiva della filiera è limitata”. “Abbiamo da dare lavoro a 1.500 persone solo nelle aree bianche, su tutto il perimetro di Open Fiber diventano 3.400, una cifra che andrà al raddoppio – spiega Rossetti – Quello che ci sta frenando non sono i soldi o la capacità manageriale ma la mano d’opera”. “Useremo modalità straordinarie: l’azienda si sta dotando di risorse proprie, stiamo guardando ad altri operatori internazionali che possono entrare su questo mercato e abbiamo spostato risorse dalle aree nere a quelle bianche”. “Con il Governo stiamo discutendo anche per inserire nel nuovo decreto flussi i lavoratori tlc e ci sono contatti con il DAP per usare i detenuti come manodopera nei cantieri”.