Ancora un mese di attesa per decidere sul memorandum siglato da TIM lo scorso maggio con Cdp relativo al progetto di integrazione degli asset con Open Fiber. La deadline passa dal 31 ottobre al 30 novembre a seguito del nuovo accordo siglato con i soggetti referenti dell’operazione: Cassa depositi e prestiti “Equity”, Teemco Bidco (società lussemburghese controllata da uno o più fondi gestiti da Kkr), Macquaire e Open Fiber. Dedica attenzione al tema La Repubblica, con un articolo a firma di Sara Bennewitz pubblicato lo scorso 28 ottobre. In particolare viene sottolineato come l’Europa potrebbe intervenire sulle dinamiche dell’accordo: Da un’indagine informale con l’Antitrust Ue è inoltre emerso chiaro che in caso di un matrimonio tra Tim e Open Fiber le due società dovranno cedere a uno o più operatori, le duplicazioni nelle aree nere, ovvero quelle più profittevoli, su 10-20 delle maggiori città italiane. In proposito diversi fonti finanziarie segnalano che Alberto Calacagno di Fastweb si sarebbe già attivato sia con Bruxelles, sia con alcuni partner finanziari, per offrirsi come candidato a creare una seconda rete in fibra, alternativa a quella che nascerebbe dalla fusione tra Tim e Open Fiber.
Nel Cda tenutosi il 29 ottobre, Telecom Italia ha concesso una proroga a Cdp per l’acquisto della sua infrastruttura di rete, ma senza diritto di esclusiva. La soluzione a metà da una parte non chiude la porta a un’offerta della Cassa, dall’altra lascia mani libere a Tim di valutarne altre. Nell’articolo di Sara Bennewitz si sottolinea come …ammesso e non concesso che il nuovo governo voglia procedere sulla strada dell’acquisto della rete Tim da parte di Open Fiber (60% Cdp e 40% Macquarie), resta da sciogliere il nodo delle valutazioni. Per Cdp e Macquarie, con i tassi in aumento, l’operazione richiede più capitale e meno debito, dato che finanziare l’acquisto di Tim è più caro rispetto a qualche mese fa, senza contare che la prospettiva di un rivale come Fastweb sulle aree nere fa scendere anche il costo opportunità dell’operazione.
Sempre nell’articolo viene inoltre ricordato come se Cdp e soci, anche senza esclusiva, sono comunque in vantaggio rispetto agli altri pretendenti, l’unica reale alternativa che ha Tim è quella di cedere una parte della Netco a Kkr, che è già socio al 37,5% della rete secondaria Fibercop e che al giusto prezzo potrebbe essere interessato a investire a monte dell’infrastruttura.