L’offerta per acquistare l’asset della rete da Tim dovrebbe arrivare la settimana dopo le elezioni politiche italiane del 25 settembre e prima del Cda ordinario Tim fissato per il 29 settembre. Anticipazioni giornalistiche hanno ipotizzato che la somma dovrebbe essere inferiore ai 20 miliardi. Ma il socio francese Vivendi valuta l’asset circa 30 miliardi di euro. Un vero e proprio “nodo finanziario” al quale dedica attenzione il quotidiano il Sole 24 ore con un articolo a firma di Andrea Biondi, pubblicato lo scorso 9 settembre: Dieci miliardi. Almeno. È la distanza, non piccola, che va colmata per centrare il traguardo della cosiddetta rete unica in cui unire gli asset di rete di Tim e Open Fiber. Chi vende (e qui il pensiero va a Vivendi, primo azionista di Tim con il 23,75%) chiede oltre 30 miliardi, basati su una valutazione fatta da Rothschild (si veda Il Sole 24 Ore di ieri) da cui ha fatto capire di non essere intenzionata a recedere. Chi compra (e qui la palla va nel campo di Cdp azionista al 60% di Open Fiber e al 10% di Tim) sembrerebbe disposto a offrirne al massimo 20. Dopo mesi di trattative e approfondimenti, a pochi giorni dal voto emerge nella brutalità dei numeri il principale ostacolo – puramente finanziario – che resta da superare per la rete unica. Sempre che il nuovo governo, con le armi della politica, non intenda provare a superarlo
Come sottolineato nell’articolo, per i francesi la gestione dell’“operazione rete” resta strategica, alla luce del fatto che l’infrastruttura resta una delle parti più pregiate di Tim e determinanti ai fini della determinazione del suo valore. Andrea Biondi nel suo articolo ricorda che nel Cda Tim sono rappresentate entrambe le parti in gioco.
Biondi ricorda anche che da Fratelli d’Italia, partito che insieme a Forza Italia e Lega viene dato per avvantaggiato nel sondaggi sulle elezioni del 25 settembre, la leader Giorgia Meloni e Alessio Butti, responsabile delle tematiche riguardanti i media e le Tlc, hanno pubblicamente puntualizzato che nella loro visione la rete deve rimanere in capo a Tim e casomai dovrà essere l’ex monopolista a portare sotto di sé la rete di Open Fiber, all’interno di un piano che preveda la vendita dei servizi e di Tim Brasil. L’articolo si conclude evidenziando che secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Reuters, TIM avvierà a breve un processo formale per selezionare un partner di minoranza per EnterpriseCo, la società che raggrupperà i servizi di connettività per i grandi clienti e le attività cloud, cybersecurity e Internet of Thing.