Le digital skill sono ormai richieste e necessarie in ogni aspetto del quotidiano, dal modo di comunicare a quello di vivere e, soprattutto, a quello di lavorare. Mentre però l’industria e i “privati” stanno investendo molto per evolvere e l’Italia ha recuperato posizioni in Europa in tema di digitalizzazione, la Pubblica Amministrazione arranca. Lo conferma quanto emerge dall’annuale rapporto Capgemini sull’eGovernment. Dedica attenzione al tema il quotidiano La Repubblica, con un articolo a firma di Alessandro Longo pubblicato lo scorso 3 settembre: L’ Italia ancora non ce l’ha fatta a vincere il drago della burocrazia con la spada del digitale: sulla Pa digitale restiamo agli ultimi posti in Europa, come conferma l’annuale rapporto Capgemini sull’ eGovernment, in uscita. E come conferma l’incidente delle tessere sanitarie senza chip o un nuovo rapporto Confartigianato, secondo cui pmi e artigiani perdono all’anno 238 ore per colpa della burocrazia. Tempo sottratto alla produttività, con un impatto su ricavi e occupazione.
Come sottolineato nell’articolo, l’Italia si pone nella parte bassa della classifica generale, 24esima sotto la Bulgaria. Male in particolare per quanto riguarda competenze digitali e utilizzo dei servizi pubblici da parte della popolazione. Secondo Capgemini, i paesi europei stanno migliorando l’esperienza utente per i servizi pubblici digitali. Due terzi hanno un sistema di accesso via identità digitale; il 67% dei moduli online si trovano già pre-compilati. Il punteggio di maturità eGov dell’ Europa è al 68%, mentre l’ Italia è al 61%. La Francia si pone al 70%, la Spagna al 79%. Sempre nell’articolo si ricorda come il report contiene anche una pagella di dettaglio per Paese. L’ Italia fa bene per la costruzione di servizi online utili al cittadino. Va meno bene per l’adozione, nelle Pa, di strumenti come identità digitale e soprattutto per la presenza di moduli precompi-lati: spesso siamo costretti invece a scrivere informazioni che la Pa in teoria già conosce. Ancora nell’articolo: Debole l’Italia anche in trasparenza, ad esempio su come informa il cittadino sui servizi online o sulla disponibilità di questi strumenti per i cittadini che accedono da altri Paesi europei.
L’articolo si conclude evidenziando come la vera novità la vedremo fra dodici mesi circa: debutterà la piattaforma per l’ inter-operabilità delle infrastrutture informatiche delle Pa. Queste dovrebbero parlare meglio tra loro e smetteranno di chiedere certificazioni e adempimenti, perché le informazioni le avranno in automatico.