Prysmian lancia l’allarme sulla fibra low cost. Lo fa con un intervento specifico del proprio vicepresidente Philippe Vanhille (Executive Vice President Telecom Business Prysmian Group) durante i lavori della Ftth Conference, effettuata con modalità virtuali. Dedica al tema specifica attenzione il quotidiano Il Sole 24 ore, con un articolo a firma Andrea Biondi pubblicato lo scorso 17 settembre: «Nei piani per lo sviluppo delle reti a banda ultralarga c’è bisogno di più fibra ottica. E soprattutto della fibra giusta». E tutto questo «per creare una rete “future proof”, che possa durare negli anni senza la necessità di costose sostituzioni», ma anche per salvaguardare la competitività dell’industria europea della fibra ottica, che altrimenti «potrebbe essere messa in difficoltà dalla fibra a basso costo in arrivo dai Paesi asiatici e in particolar modo dalla Cina». Parla al Sole 24 Ore dopo aver partecipato ieri al panel “Sustainability strategies: is Fibre the solution, or part of the problem?” durante la Ftth Virtual Conference. «La fibra offre maggiore stabilità e affidabilità e garantisce una durata di rete prevista più lunga. Questo non solo fa risparmiare denaro, ma riduce l’impatto ambientale poiché viene utilizzato meno materiale». Il tema va però considerato con la massima attenzione, fa capire il Vp del gruppo guidato dall’AD Valerio Battista, da 6,03 miliardi di ricavi nel primo semestre 2021 (+10,5% di variazione organica) e utile salito a 162 milioni, contro i 78 di un anno fa. «Abbiamo interlocuzioni costruttive sia con il Governo italiano sia con Bruxelles», dice «e lo facciamo da leader di settore sia per knowledge sia per quote di mercato. Sentiamo quindi il dovere di dare una visione per il futuro». In questo quadro il tema del Piano Italia a 1 Giga è centrale, con «la raccomandazione di non fermarsi ai 300 Mega come sembra. Altrimenti bisognerà tornare a metterci mano e cambiare».
Secondo Vanhille la questione della qualità della fibra ottica è ancora troppo poco considerata. Sottolinea a questo proposito Biondi nell’articolo: «Ci sono fibre standard dal diametro di 250 micron. Ma nel settore, e noi siamo una delle due aziende in grado di farlo, ci sono fibre anche da 200 o 180 micron di diametro». Oltre al minor diametro ci sono anche «le fibre cosiddette “Bend-Insensitive”: quelle resistenti alle piegature». Quindi «prevedere l’utilizzo di una fibra che abbia queste due caratteristiche può garantire una diffusione più capillare, una maggiore sostenibilità, un utilizzo più esteso negli anni». La questione che si può eccepire è che Vanhille parli pro domo sua, di un’azienda che produce questi tipi di fibra. «La nostra è una posizione da leader di settore con esperienze in tutto il mondo – replica – e la portiamo nei consessi tecnici come nelle interlocuzioni con i Governi». Il risultato, a ora, è comunque che non esistono indicazioni a monte che spingano per l’utilizzo di queste fibre. Ed è chiaro che in un momento come questo le programmazioni fatte dalle telco risentono del fatto che «tutti gli operatori vogliono ottimizzare il loro capex e c’è tendenza a fare saving su acquisto cavi». Ma tutto questo «non considerando che poi nel costo complessivo della realizzazione di una rete la differenza non si noterebbe neanche».