Open Fiber: per il piano fibra serve forza lavoro

Per le attività di sviluppo delle reti serve urgentemente personale. Le società del settore, fra cui Open Fiber, pensano di attingere a campi di attività paralleli, come i lavori autostradali.

Velocizzare il processo di digitalizzazione e collaborare in progetti e iniziative per rendere più smart le nostre città e le nostre strade. Obiettivi sollecitati dal PNRR e che hanno tempi di realizzazione sempre più stringenti. Il problema per tutte le società impegnate in questo scenario è reperire personale. Mancano sufficienti risorse umane per concretizzare i piani di sviluppo delle telecomunicazioni previsti dal PNRR: dai dati dell’associazione ANIE emerge che servirebbero 20.000 persone per chiudere i lavori entro i tempi previsti, ma investire in questo momento è complesso. Dedica attenzione al tema Il Corriere della Sera con un articolo a firma di Fabio Savelli pubblicato lo scorso 24 maggio: La sfida più pressante per le nuove autostrade digitali: trovare manodopera sufficiente (e qualificata) per stendere la fibra ottica fino alle case. Imperativo categorico, considerando che le risorse europee del Pnrr hanno un orizzonte temporale definito oltre il quale diventano scritte sulla sabbia: il 2026. Bisogna costruire l’Italia ad 1 Gigabit in un contesto di «neutralità tecnologica», cioè usando non solo la fibra dagli armadietti agli edifici, ma anche altre tecnologie (come le onde radio Fwa), per digitalizzare il Paese. Per farlo Open Fiber, l’operatore infrastrutturale controllato da Cassa Depositi (al 60%) e partecipato per il restante 40% dal fondo australiano Macquarie, lancia un piano di ampliamento dell’organico di circa 1.100 profili da pescare sul mercato. Per trovare la forza lavoro però servirà anche riqualificare molti operai che in questi anni hanno svolto la loro attività nei cantieri edili per la realizzazione di strade ed autostrade. Per questo Open Fiber ha firmato un accordo con Autostrade per l’Italia realizzando un consorzio in modo da pescare tra la manodopera della società Amplia Infrastructures (ex Pavimental) riconducibile al gestore.

Come ricordato nell’articolo pubblicato da Il Corriere della Sera, trovare in questo momento risorse professionali per i lavori infrastrutturali nel campo TLC è una vera e propria sfida, forse la più delicata anche in terminidi politiche attive del lavoro, su cui dovrebbe probabilmente dare una mano l’Anpal, l’agenzia dedicata del ministero del Lavoro. Mancano infatti addetti all’attività di posa di cavi, giuntisti in fibra e collaudatori, autisti di mezzi pesanti (e leggeri) necessari per l’esecuzione di movimenti terra per le tubazioni. L’articolista ricorda poi: Proprio oggi si terrà un tavolo ministeriale sul temache coinvolgerà il ministro dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti, il collega alla Transizione digitale Vittorio Colao e il sottosegretario Anna Ascani. Non sfugge la difficoltà dell’operazione a cui si aggiungono le criticità del caro materiali di questi mesi con i prezzi folli delle materie prime. Se la carenza di rottami ferrosi è stata in parte superata riducendo di molto le esportazioni verso i Paesi extra-Ue, non è facile trovare le competenze necessarie.

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