Vodafone e Iliad, secondo quanto riportato dalla Reuters che cita fonti anonime, sarebbero in trattative per concludere un accordo che unirebbe le loro rispettive attività in Italia. Ricordiamo che Iliad entrerà nel mercato del fisso Italiano il prossimo 25 gennaio. Nel caso si realizzasse l’accordo con Vodafone si creerebbe un gigante delle telecomunicazioni con unapenetrazione del mercato mobile di circa il 36% (28,5% Vodafone e 7,7% Iliad), davanti al 28,8% di Tim e al 24,8% di Wind Tre, e ricavi combinati di quasi 6 miliardi di euro. Dedica attenzione al tema il quotidiano Il Sole 24 Ore, con un articolo a firma di Andrea Biondi pubblicato il 23 gennaio:
Promette di non essere un anno qualsiasi il 2022 per le Tlc in Italia. E a scuotere un mercato piegato da anni di scriteriata guerra dei prezzi – e ora appeso alle speranze di un consolidamento – potrebbe essere un big deal: un’unione fra grandi operatori. Il Big Bang potrebbe scaturire dal matrimonio fra Vodafone e Iliad. A rilanciare l’indiscrezione è l’agenzia di stampa Reuters, segnalando l’esistenza di trattative per concludere un accordo in Italia volto a unire le rispettive attività. Nessun commento da parte delle società, ma secondo Reuters il processo sarebbe partito, con Lazard al lavoro sui piani strategici in Italia di una Iliad che, intanto, martedì alzerà il velo sulle sue offerte ultrabroadband nel fisso, temutissime dai competitor per il prezzo che sarà scelto. Come aveva anticipato al Sole 24 Ore l’ad di Iliad Italia, Benedetto Levi, in un’intervista del 13 gennaio, per l’avvio la telco userà la rete Open Fiber per poi aggiungere in un secondo momento anche quella di Fibercop (Tim-Kkr-Fastweb).
Come sottolinea Biondi nel suo articolo è comunque da vedere quali saranno i reali rapporti di forza in un eventuale deal fra queste due realtà: È da tempo che analisti e osservatori immaginano uno scossone, in chiave M&A, per le TLC in Italia. In questa direzione spingono i fondamentali di un mercato con alle spalle 1,5 miliardi di ricavi lordi persi dal settore nel 2020 (16,3 miliardi fra 2008 e 2020) e con impegni di spesa che bussano impietosamente alla porta: investimenti sempre sopra i 7 miliardi annui dal 2017 e a quota 7,4 miliardi nel solo 2020, con un peso sui ricavi del 26%. Mai così alto. Unire le forze è considerato dunque un imperativo. Un primo assaggio c’è stato a fine 2021 con la fusione cui stanno lavorando Tiscali e Linkem (quest’ultima sarà l’azionista di controllo con il 62%).