Il fondo americano Kkr, già azionista di minoranza con TIM in Fibercop (37,5%), ha avanzato una nuova offerta non vincolante sull’acquisto della rete di TIM. L’offerta di Kkr, si legge in una nota diffusa alla stampa da Tim, “riguarda una partecipazione in una società di nuova costituzione che includerà il perimetro della rete fissa, compresa FiberCop, e la partecipazione in Sparkle”. La quota partecipativa è ancora da definire, aggiunge la nota. Intanto, in Borsa il titolo Tim ha fatto registrare un balzo notevole. Resta però da capire, come hanno sottolineato diversi organi di stampa, quale è il perimetro esatto della Netco di nuova costituzione: tutta la rete, compresa la dorsale in fibra? Nel caso quale quota? Di che valutazione stiamo parlando? Come è noto, Vivendi, attuale azionista di maggioranza Tim, valuta la rete non meno di 30 miliardi di euro. Mentre Cdp avrebbe ipotizzato un’offerta, mai avanzata, di circa 19-20 miliardi. Quanto è disposta a offrire Kkr per la rete, considerato che a novembre 2021 aveva avanzato un’offerta non vincolante per il 100% di Tim pari a 10,8 miliardi di euro? Del tema si occupano tutti i principali media, fra cui il Corriere della sera, in specifici articoli pubblicati offline e on line. Così lo scorso 3 febbraio: La mossa di Kkr è arrivata a sorpresa mentre la Cassa depositi e prestiti e Vivendi stavano cercando un accordo per procedere al riassetto di Tim, di cui la prima ha il 10% e la seconda il 24,3%, con la regia del governo interessato a creare una rete nazionale sotto il controllo di Cdp. È il classico caso dei due litiganti, tra cui si è infilato il fondo Usa. La trattativa tra i due maggiori azionisti del gruppo è andata avanti a lungo, su due diversi tavoli. Il primo avviato a maggio dell’anno scorso con la firma di un memorandum tra Tim, Cdp e i fondi Kkr e Macquarie, fallito a novembre di fronte all’impossibilità di trovare un accordo sul prezzo di cessione della rete alla Cassa. Per trovare una quadra a dicembre dell’anno scorso era entrato in campo il governo aprendo un nuovo tavolo al ministero dell’Industria e Made in Italy in cui erano coinvolte Cdp e Vivendi. Ci sono state interlocuzioni con Kkr per sondare la volontà del fondo Usa ad affiancare Cdp in una cordata creata ad hoc per presentare un’offerta per la rete Tim. Il fondo Usa non aveva dato la disponibilità. I colloqui tra i due grandi azionisti del gruppo telefonico sono andati avanti fino alla scorsa settimana, ma la soluzione non sembrava vicina. E Kkr ha dunque colto l’opportunità di farsi avanti con l’offerta per la rete Tim.
Secondo le ricostruzioni avanzate dagli organi di stampa sembra che il Governo fosse stato avvisato dell’offerta di Kkr. Anche se le notizie potevano essere non uniformi nei vari ministeri interessati. Il commento del Corriere ipotizza vari scenari: Di certo c’è che il governo non ha fermato l’offerta arrivata mercoledì sera sul tavolo di Tim, che a questo punto non si può considerare ostile. È anche vero che il lavoro della Cdp, indicata dal ministro Adolfo Urso come soggetto sotto cui far nascere la rete nazionale, stava prendendo troppo tempo e che in otto mesi di trattative la Cassa non era ancora riuscita a trovare un accordo per presentare l’offerta sulla rete di Tim. È difficile che adesso possa tornare in campo. Diverse voci dicono che per salvaguardare l’interesse strategico sulla rete il governo possa affiancare a Kkr un altro soggetto. Si fanno i nomi di Poste o F2i, il fondo infrastrutturale partecipato tra gli altri dalle fondazioni bancarie.