Nasce Hope: il superfondo per le infrastrutture

Obiettivo raccogliere dai 10 ai 15 miliardi per sostenere il Paese nella fase critica post Covid, con un focus preciso: progetti infrastrutturali, in particolare dedicati alle Smart Cities.

Hope si propone di essere una piattaforma per sostenere il Paese nella fase critica della trasformazione e dello sviluppo post Covid-19. È già stato definito il “Fondo Sovrano Italiano” di cui si parla da anni. Ma con capitali privati. Obiettivo di questa prima fase di raccolta: circa 15 miliardi. Ne parla Il Corriere della Sera in un articolo a firma Carlo Cinelli pubblicato lo scorso 4 marzo: Stanno per lanciarlo alcune tra le maggiori istituzioni finanziarie nazionali insieme a un nucleo di famiglie di industriali del Centro-Nord. Si chiama Hope, Holding di partecipazioni economiche, e ha la «speranza» di «convogliare il risparmio privato» nell’economia reale. Città e imprese, con un approccio di lungo periodo. Per le prime il modello sono le Smart Cities imperniate su Milano, da replicare su altre piazze in progetti di rigenerazione che, secondo l’idea alla base di Hope, potrebbero assorbire da 200 a 300 miliardi in dieci anni. Piani sui quali potrebbe essere convogliato il risparmio dei cittadini. La raccolta di capitali per fare crescere il Pil e creare occupazione. Hope, una volta ottenute le autorizzazioni di Consob e Bankitalia, sarà una Sicaf Eltif, quotata e Pir Alternative. Tre i comparti: competitive corporates (imprese in crescita), tecnologie innovative (Venture Capital e startup) e città sostenibili (rigenerazione e sviluppo urbano). Al lavoro sono Stefano Caselli, prorettore della Bocconi, presidente di Hope, il direttore generale Aifi, Anna Gervasoni e Claudio Scardovi, già in AlixPartners, ideatore e promotore dell’operazione. Il board sarà poi ampliato fino a 9 consiglieri.
Tra i soci promotori — poco più di 20 in questa fase e nessuno con il controllo — ci sono, secondo quanto risulta al «Corriere», Unicredit, BNL, Banca Mediolanum, Banca Generali, Banco Bpm, Amundi (Crédit Agricole) e Cnp e alcune Popolari (Ragusa e PopPuglia e Basilicata). Ma hanno aderito anche esponenti di famiglie industriali, da Isabella Seragnoli (Coesia) a Emilio Ottolenghi (Petrolifera Italo-Rumena), a Matteo e Paolo Zanetti (prodotti caseari), la famiglia Manuli, la famiglia Lia di La Spezia, Vito Rocca, per 17 anni alla guida di Rgi Group, leader nella trasformazione digitale del mercato assicurativo, il fondatore di Buongiorno, Mauro Del Rio, Stefano Aversa e Piero Masera di AlixPartners e Andrea Beltratti. Aggiunge e commenta nel suo articolo Cinelli: Così come crescerà la compagine societaria di Hope che si configura come un sistema aperto con azionariato diffuso: altre famiglie imprenditoriali, istituzioni finanziarie e banche bussano già alla porta. Nella fase del collocamento potrebbero entrare altri soggetti tra Fondazioni e Casse di previdenza. Il fondo intende anche attrarre i migliori talenti privati del Paese, in una fase che, anche da un punto di vista generale con il governo di Mario Draghi, viene considerata la più favorevole possibile. In effetti della costituzione di un fondo sovrano per l’economia reale si era parlato nei mesi scorsi quando però la politica era distratta da altri temi. Hope, una volta quotata sul circuito Euronext-Borsa Italiana, ha l’ambizione di coinvolgere anche investitori esteri. Per fare crescere le aziende e non per portarle via.

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