Tra le principali novità del nuovo governo di Mario Draghi si collocano certamente i due ministeri guidati da Roberto Cingolani e Vittorio Colao, che dovrebbero coadiuvare le strategie verso le nuove sfide del futuro: transizione ecologica e transizione digitale. Due componenti fondamentali anche nell’utilizzo delle risorse economiche del Recovery Plan e nel pacchetto Next generation. Mario Draghi a quindi chiamato due tecnici “di spessore”. Le sfide per entrambi sono veramente imponenti. Al titolare della Transizione ecologica (MITE) vanno infatti le competenze per l’energia, dalle rinnovabili, alle trivellazioni per gas e petrolio, fino al nucleare. Al MID il compito di promuovere, indirizzare e coordinare innovazione tecnologica, agenda digitale, strategia banda larga, digitalizzazione della pubblica amministrazione, digitalizzazione delle imprese, tecnologie emergenti come intelligenza artificiale, IoT e blockchain. Ma, come ricorda uno specifico articolo a firma Luca Pagni pubblicato lo scorso 27 febbraio su La Repubblica, sulle decisioni di questa coppia di superesperti, avrà una parola non di poco conto Giancarlo Giorgetti, neo Ministro dello sviluppo economico (MISE), al quale fanno capo progetti e attività inerenti le infrastrutture di rete. E nella partita dei ministri che dovranno occuparsi di innovazione dirà la sua anche Enrico Giovannini: l’ex presidente dell’Istat ha visto modificare la dicitura del suo dicastero in Ministro delle Infrastrutture e delle mobilità sostenibili, con quest’ultima indicazione che sconfina nelle deleghe di Cingolani e nelle sue competenze per combustibili alternativi, reti e strutture di distribuzione per i veicoli elettrici. (…) Nei giorni scorsi, Giancarlo Giorgetti si è battuto per evitare che il Mise perdesse le deleghe sulle telecomunicazioni. Si è raggiunto un compromesso. A Colao vanno le attività di “promozione, indirizzo e coordinamento” sulla parte più innovativa delle Tlc. Ma il mondo infrastrutturale resta in capo al MISE.