Metaverso: gli scenari della maturità tecnologica

Arrivare ad una vera convergenza tra fisico e digitale, richiederà la maturazione di diverse tecnologie ancora in via di sviluppo.

Il metaverso potrebbe diventare la più grande conquista del decennio del mondo tech e non solo.
Per ora però il metaverso è solo agli albori, perlomeno, se ne può parlare soltanto in una forma depotenziata. In particolare le singole opzioni ancora non dialogano tra loro, perdendo quel concetto di universalità che definisce l’innovazione. Volendo fare un paragone con Internet, è come se ogni sito web fosse accessibile con un proprio software senza una rete unica per saltare da un indirizzo all’altro. E soprattutto, al momento, non ci sono abbastanza utenti che popolano le piattaforme: esiste un concreto rischio di accantonare per ora ogni tipo di sviluppo.  Rivolge attenzione al tema il quotidiano Il Sole 24 Ore, con un articolo a firma di Josephine Condemi pubblicato lo scorso 20 aprile: Arrivare al metaverso, ovvero alla convergenza completa tra fisico e digitale, richiederà comunque la maturazione di diverse tecnologie ancora in via di sviluppo: realtà aumentata e realtà virtuale (che insieme formano l’extended reality), intelligenza artificiale, Internet of Things e blockchain, abilitate da una rete superiore al 5G. Le previsioni attuali oscillano tra il 2028 (Copenaghen Institute for Future Studies) e il 2030 (Gartner).

Sempre nell’articolo viene ricordato come oggi si tende ad associare il Metaverso solo alla realtà virtuale ma si tratta di un fenomeno molto più ampio, che richiede un approccio sistemico, come ha dichiarato Marta Valsecchi, condirettore dell’Osservatorio Realtà Aumentata & Metaverso del Politecnico di Milano. In questo ecosistema immersivo, i cittadini dovranno trovare semplicità di accesso e fruizione e servizi di valore ma anche opportune tutele dei propri diritti, le aziende sviluppatrici sono chiamate a costruire modelli sostenibili, le istituzioni a giocare un ruolo di regolamentazione. L’Osservatorio presenta due specifiche mappature, che riguardano i 231 progetti di extended reality (Xr) realizzati in Italia e i 445 progetti internazionali attivati sui 212 mondi virtuali oggi esistenti.

Nell’ambito B2B la focalizzazione sulla manutenzione da remoto, sul controllo qualità in produzione, sulla simulazione virtuale nella pianificazione degli interventi chirurgici comporta una prevalenza di utilizzo di smart glasses (41%) e visori (30%) in dotazione. Ancora nell’articolo si sottolinea come l’interoperabilità è una delle condizioni fondamentali per la realizzazione del metaverso: per trovare un consenso sui protocolli è nato, meno di un anno fa, il Metaverse Standard Forum. Così nell’articolo: Gli elementi di interoperabilità che abbiamo individuato sono oggi basati principalmente su blockchain o sull’utilizzo di Nft, quindi su una logica decentralizzata – spiega Valeria Portale, condirettore dell’Osservatorio -. In futuro, potrebbero esserci anche accordi one-to-one oppure registri pubblici condivisi da tutti i mondi virtuali». La scelta non è banale: a seconda che il metaverso si componga da protocolli aperti o proprietari deriveranno dirette conseguenze sulla gestione dei dati, anche biometrici, delle persone. Il Copenaghen Institute for Future Studies ha distinto quattro possibili scenari: da un metaverso open source completamente decentralizzato al monopolio di una sola piattaforma proprietaria (il sogno di Zuckerberg?) passando per un “Nerdverse” open source usato solo per sperimentare e per tante piattaforme poco interoperabili e gestite da poche imprese. In quale metaverso abiteremo, è una responsabilità di ciascuno di noi.

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