Continua a crescere la domanda di macchine utensili, che consente nelle stime dell’ufficio studi di Ucimu-Sistemi per produrre di chiudere l’anno con incrementi a doppia cifra per i principali indicatori. Preoccupa però il problema delle forniture: o tempi medi di ottenimento delle forniture si sono ampliati fino a triplicare, costringendo i costruttori di macchine utensili a dilazionare a loro volta le consegne. Ne parla il quotidiano Il sole 24 ore in un articolo a firma Luca Orlando, servizio pubblicato lo scorso 15 dicembre, che inizia con un focus sulla produzione: …in progresso di 22 punti a 6,32 miliardi (i ricavi aggregati tenendo conto di manutenzioni e montaggi salgono a 9,2 miliardi), andando quasi a chiudere il gap rispetto al periodo pre-Covid. Distanza che verrà chiusa il prossimo anno, grazie al progresso di altri 11 punti che porterà l’intero settore al nuovo primato assoluto, oltre il record precedente del 2018. Andamenti, sia per l’anno in corso che per il 2022, che vedono per una volta l’Italia protagonista principale, con il mercato interno a sviluppare performance superiori rispetto all’export. In crescita a doppia cifra ma comunque ancora in parte penalizzato dai vincoli alla mobilità individuale che ostacolano trattative e installazioni. Mentre in Italia è ben visibile l’effetto degli incentivi agli investimenti in nuove tecnologie.
Nell’articolo si evidenzia come se la massa di commesse è a livelli record, in grado di garantire quasi otto mesi di lavoro, la survey realizzata tra i costruttori evidenzia come i tempi medi delle forniture passino da 1,5 a 4,5 mesi, portando ad un quasi raddoppio le tempistiche di consegna degli impianti, passate da cinque a nove mesi: Vincoli che tuttavia non mutano il quadro d’insieme, con un 2022 in cui si prevede una produzione per la prima volta oltre i sette miliardi, così come da record sarà il consumo interno di robot, oltre i 5,2 miliardi. «Ecco perché – aggiunge Barbara Colombo (Presidente UCIMU) – crediamo che i provvedimenti di incentivo alla sostituzione di macchinari obsoleti e alla digitalizzazione degli impianti produttivi dovrebbero a nostro avviso divenire strutturali, in modo da accompagnare le aziende manifatturiere italiane – per lo più Pmi a conduzione familiare e dunque con limitata disponibilità ad investire – in un processo di aggiornamento continuo. L’indagine sul parco macchine utensili ha evidenziato proprio questo percorso: nel periodo 2015-2019, in coincidenza dei piani per la transizione 4.0, sono entrate nelle fabbriche italiane 60mila nuove macchine, il 50% in più delle macchine acquisite nel quinquennio precedente. Sei su dieci di queste erano dotate di controlli digitali, dal 37% della rilevazione precedente».