Le difficoltà del lockdown e in parallelo lo sviluppo della digitalizzazione hanno accelerato la realizzazione e la messa in rete di siti internet in Italia, in tutti i comparti settoriali pubblici e privati, nell’industria come nelle società di servizi e studi professionali. I dati rilevati dal CNR, l’organismo che gestisce il Registro.it, mostrano infatti che aumentano le realtà di ogni genere che considerano il sito strumento di valorizzazione e potenziamento del business. Al tema dedica attenzione il Sole 24 Ore con un articolo, a firma Antonio Larizza, pubblicato lo scorso 16 marzo: Aprile 2020, Italia in lockdown. Mentre tutto si ferma, i ricercatori dell’Istituto di informatica e telematica del Cnr (Iit-Cnr), l’organismo che gestisce il Registro.it – l’ente che assegna i domini internet italiani – osservano un fenomeno eccezionale: in un solo mese, vengono registrati 66.313 nuovi siti con suffisso «.it». Le nuove registrazioni fanno segnare un aumento del 44% rispetto al mese di aprile del 2019. Lo scenario si ripete a maggio, con 59.474 nuovi «.it» (+28% sul 2019). Per ritrovare tassi di crescita così marcati bisogna risalire le statistiche fino al 2008. Anche allora il mondo era alle prese con una crisi globale. I dati del Registro.it sulle nuove accensioni del 2020, che Il Sole 24 Ore è in grado di anticipare, raccontano che la pandemia ha cambiato anche il volto della rete internet italiana. Nell’anno dell’emergenza Covid sono stati aperti 592.821 nuovi siti a dominio «.it», il 13,2% in più rispetto al 2019. Al 31 dicembre 2020 la demografia digitale italiana ha superato la quota dei 3,3 milioni di siti censiti. Per comprendere il cambiamento in termini qualitativi, è utile tornare al mese di aprile 2020, quando il numero di liberi professionisti che registrano un sito internet risulta più che raddoppiato (+113%) rispetto allo stesso mese del 2019. È solo l’inizio: con quasi 30mila nuovi siti, a fine anno la presenza digitale dei liberi professionisti sarà cresciuta del 35%.
Come ricorda l’articolo pubblicato da Il Sole 24 Ore, un nuovo sito su due (49%) nato l’anno scorso è stato registrato da persone fisiche. Anche questo dato rappresenta una novità: nell’anagrafe dei domini italiani, la quota di siti intestati a persone fisiche non supera il 32% del totale, mentre quelli riconducibili a imprese sono la metà. Così Larizza: Mentre il distanziamento sociale allontanava clienti e consumatori, internet diventava l’ultimo canale per provare a salvare un’attività e l’e-commerce il mezzo con cui provarci. I dati lo confermano. Secondo l’ultimo rilevamento Istat, nel 2020 il giro di affari generato in Italia dalla vendita di beni o servizi mediante sito web proprio (non solo «.it») è raddoppiato. Si stima che oggi questa attività riguardi il 17,4% delle imprese con tre o più addetti. Registro.it calcola inoltre che negli ultimi 12 mesi il numero di imprese che fanno e-commerce attraverso il proprio sito sia aumentato, arrivando a quota 170mila unità. L’Italia si muove però a più velocità. Lo studio dell’Iit-Cnr calcola l’indice della diffusione di internet sulla base del tasso di penetrazione misurato in ogni regione e provincia, dato dal numero di domini «.it» registrati ogni 10mila abitanti. Il tasso di penetrazione più alto si registra in Trentino Alto-Adige – merito del consistente numero di siti di strutture ricettive e turistiche – davanti a Lombardia, Toscana e Valle d’Aosta. Per trovare la prima regione del Centro-Sud, l’Abruzzo, bisogna scendere in quattordicesima posizione. In coda alla classifica si trovano invece Basilicata, Sicilia e Calabria. Con 538 domini ogni 10mila abitanti, la provincia di Milano è la più digitale d’Italia, mentre quella di Enna chiude la classifica con 135 siti «.it» ogni 10mila abitanti. Complessivamente, il Nord raccoglie il 53,8% dei domini «.it» censiti dal Registro.