Il 2023 potrebbe essere l’anno in cui l’Intelligenza artificiale entrerà in una nuova era, caratterizzata dalla capacità dei computer e dei motori di ricerca di imparare i sistemi cognitivi dell’uomo. Lo ha ribadito recentemente anche Bradford Lee Smith, Presidente di Microsoft in Italia, che ha incontrato il Papa, la premier Meloni e il capo della Cybersicurezza Baldoni. Proprio Microsoft ha appena investito grandi capitali in OpenAI, una delle più promettenti piattaforme di intelligenza artificiale. Rivolge attenzione alle dinamiche di Microsoft e delle altre big tech il quotidiano Il Sole 24 Ore, con un articolo a firma di Barbara Carfagna pubblicato lo scorso 15 gennaio. Realizzato in forma di intervista al presidente di Microsoft, il servizio giornalistico pone all’attenzione alcuni dei nodi chiave dell’argomento: State investendo 10 miliardi in OpenAI, l’azienda di intelligenza artificiale che con la chat GPT, in grado di rispondere ad ogni domanda con una risposta che attinge a una mole immensa di dati, avrà un impatto che probabilmente neanche Microsoft può prevedere. Come pensate di gestire il modo in cui trasformerà il lavoro, la società, la politica, l’economia? “Crediamo fermamente nei benefici che questa nuova generazione di AI può creare. Questi modelli di linguaggio sono l’evoluzione dell’AI. Favoriranno la trasformazione dell’economia, aumenteranno la produttività, aiuteranno intere nazioni a crescere e creare nuovi lavori. Naturalmente questa sarà anche una sfida per la società. La buona notizia è che abbiamo pensato e lavorato su questo per un certo numero di anni. Non sto dicendo che abbiamo tutte le risposte. La prima sfida è come creare dei principi etici e implementarli così da poter riporre fiducia nel fatto che l’AI lavorerà per servire i valori umani. Abbiamo fatto progressi nel cercare di evitare che abbia pregiudizi, che preservi una governance umana con decisioni umane”.
Nell’intervista si ricorda come la tecnologia ha impattato negli ultimi decenni ogni settore della società. Ora si stanno aprendo le porte a nuove sfide, che hanno le persone e il loro benessere al centro dell’impegno. Questa non è una questione di opportunità ma di responsabilità. L’articolista sottolinea come fra i temi più dibattuti vi è quello di creare un’alleanza transatlantica basata sui dati e sulla condivisione di questi tra Europa e Usa magari includendo anche Giappone India Australia Nuova Zelanda e Corea del sud. Significativa la risposta di Bradford Lee Smith: “Prima dobbiamo capire quanto importante sia creare consenso tra le Nazioni. Dobbiamo riconoscere un comune interesse economico e di valori: pensi alle aziende, anche quelle europee e italiane: il loro futuro verrà illuminato dall’accesso all’AI e dal cloud computing. Potranno restare innovative e competitive. Hanno bisogno delle migliori tecnologie che il mondo gli possa fornire. L’altra cosa di cui hanno bisogno è muovere i dati oltre le frontiere. Non si possono più avere clienti fuori dalla propria Nazione senza muovere i dati da una Nazione all’altra. Quindi dobbiamo avere un approccio comune al regolatorio. Dobbiamo creare dei guardrails alla tecnologia, pubblici: delle leggi che ci rispecchino tutti. Sarà complicato ma avverrà”.