Per il Sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti il mondo delle telecomunicazioni deve evolvere anche al di là delle questioni legate all’accesso alla rete. Naturalmente strategici restano comunque i temi dello sviluppo della banda ultralarga e del 5G, dove il Governo non esclude interventi straordinari. Un’anticipazione alle dinamiche del 2023 che il Sottosegretario ha espresso durante il convegno “Telco per l’Italia” organizzato dal gruppo editoriale Digital 360, al quale appartiene anche la testata Cor.Com – Il Corriere delle Telecomunicazioni. Proprio Cor.Com ha dato ampio spazio all’incontro con Butti, con un articolo a firma di Federica Meta pubblicato lo scorso 14 dicembre: “Il tavolo con gli operatori – ha spiegato – punta a mettere tutti nella condizione di contribuire e capire le intenzioni del governo su quello che insieme andremo a fare sulle Tlc”. Settore protagonista di una crisi determinata dalla guerra dei prezzi “che assottiglia i margini delle aziende con effetti negativi sul processo di manutenzione delle reti e, dunque, sulla qualità dei servizi offerti agli utenti finali”. Ma, secondo Butti, non è solo la questione dei prezzi a zavorrare il settore. Tra i problemi citati dal sottosegretario, il “combinato disposto” della difficoltà a trovare la forza lavoro e il caro energia.
Come sottolineato nell’articolo di Federica Meta, per quanto riguarda la banda ultralarga Butti ha evidenziato i ritardi rispetto ai target previsti per la fine dell’anno. “In questo quadro – ha detto – è necessario dotarsi di strumenti in grado di accelerare. Il ministro, Raffaele Fitto, e il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, convocheranno spesso la cabina di regia del Pnrr: vogliamo utilizzare al meglio quelle risorse per la rete a banda ultralarga e il 5G, anche pensando all’esercizio dei poteri sostitutivi”. Ma per Butti anche uno sforzo eccezionale su reti e connettività non sono sufficienti. A detta del Sottosegretario serve un cambiamento più strutturale nel modello di business, che deve allargarsi a nuovi orizzonti, guardando al mondo dei nuovi servizi e alle integrazioni con altri settori verticali, da Industria 4.0 all’automotive, passando per la sanità e la smart mobility. Queste riflessioni sono giunte a completamento di quanto espresso da Butti il 12 dicembre in un’audizione alla camera dei deputati. Un’occasione nella quale parlando della rete unica Butti ha preferito chiamarla “rete nazionale”. Sempre Cor.Com, in un articolo del 13 Dicembre, cita l’intervento del Sottosegretario e riporta: Cessiamo gli equivoci su rete unica e non unica che va chiamata rete nazionale”, ha chiarito Butti, spiegando di aver ereditato una situazione complessa. “Ma il governo conferma i propri obiettivi nell’interesse dell’Italia, delle sue aziende, dei suoi cittadini e consumatori, e cioè tutelare gli interessi nazionali, delle società coinvolte e dei loro azionisti; garantire il controllo pubblico a questa infrastruttura nazionale fondamentale per il nostro Paese; dare attuazione piena alle norme nazionali e comunitarie; garantire, infine, gli equilibri economici, finanziari ed occupazionali”.