La UE: perplessità sulla rete unica italiana

L’Antitrust comunitario, esprimendosi sull’operazione Open Fiber, ha rivelato l’orientamento della Commissione Ue: un no alla rete unica nelle condizioni attuali.

Come molti dei dossier economici del nostro Paese, anche una delle questioni centrali per le telecomunicazioni e la digitalizzazione dell’Italia passa da Bruxelles. Esprimendosi sulle dinamiche evolutive di Open Fiber, la Commissione europea ha chiesto infatti assicurazioni prima di dare il via libera all’ingresso di Cassa Depositi e Prestiti e fondo Macquarie. Ne parla il quotidiano La Repubblica in uno specifico articolo a firma di Claudio Tito, pubblicato lo scorso 20 novembre: E un via libera apparentemente neutrale come quello concesso la scorsa settimana dall’Antitrust comunitario all’operazione Open Fiber, in realtà cela l’orientamento della Commissione Ue: la rete unica, almeno nelle condizioni attuali, in Italia non si può fare. Cosa è accaduto? L’11 novembre scorso gli uffici della Concorrenza europea ha acceso il disco verde per la “salita” di Cdp dal 50 al 60 per cento in Open Fiber (società nata per costruire la rete a banda ultralarga) e per l’acquisizione del restante 40 per cento da parte del fondo austrialiano Macquarie, che subentra a Enel. Nel dossier presentato agli uffici di Bruxelles per avere il via libera all’operazione erano illustrati anche alcuni specifici patti tra i due azionisti. E tra questi ce ne era uno in cui Macquarie si impegnava a valutare positivamente una eventuale operazione riguardante la rete unica. Quindi a sostenerla e a finanziarla. La Commissione su quel punto è stata netta: o eliminate quel “patto” o non diamo il nostro ok. Sostanzialmente l’Antitrust ha posto come condizione che si cancellasse il riferimento alla rete unica. In primo luogo perché questo è l’indirizzo dell’Ue. E poi perché, in caso contrario, si sarebbe aperto tutto un altro capitolo, su cui svolgere un esame ulteriore.

Come ricorda Tito nel suo articolo, già in passato l’Antitrust aveva spiegato che in linea puramente di principio non poteva essere esclusa un’infrastruttura del genere. Ma che si tratterebbe quasi di un unicum nell’Unione e che comunque sarebbe compatibile con la legislazione europea solo se quel soggetto fosse in grado di assicurare la totale neutralità rispetto agli operatori telefonici e televisivi. La presenza di attori verticalmente integrati, anche in una posizione di minoranza ma rilevante, rischierebbe di non superare il vaglio dell’anticoncorrenza.

Sempre nell’articolo si sottolinea come che la posizione assunta in questa vicenda dall’esecutivo europeo impatta anche sulle scelte di Tim. Nei giorni scorsi era circolata l’ipotesi, del tutto informale, circa la disponibilità della stessa Tim a partecipare a una società per la rete unica scendendo sotto il 50 per cento delle azioni. Una opzione di importanza non secondaria per una società telefonica che detiene la proprietà integrale della vecchia rete in rame.

© 2021 Valtellina S.p.A.
Via Buonarroti, 34 – 24020 Gorle (BG) – Italy
valtellina@valtellina.com


C.F. e P.IVA 00222840167 – Cap. Soc. € 18.000.000 i.v.
Reg. Imp. BG n° 00222840167 | R.E.A. n° 39405
Direzione e coordinamento di Finval SpA
  • Privacy
  • Cookie Policy
  • Credits

Rimani aggiornato sul mondo Valtellina

Lascia il tuo indirizzo email per ricevere comunicazioni e aggiornamenti dal mondo Valtellina. Compila il modulo e controlla la tua inbox per confermare l’iscrizione.